Dopo due anni di lavori, e qualcuno in più per scegliere il progetto e trovare i finanziamenti, l’inaugurazione della “Cité des Climats et vins de Bourgogne” e dei suoi tre siti - Beaune, capitale indiscussa dei vini della Borgogna, Chablis, la porta più settentrionale della regione, e Mâcon, la sua più meridionale - è finalmente in calendario, con un anno di ritardo rispetto ai piani iniziali, spaginati dalla pandemia: porte aperte, prima per la stampa e le istituzioni, poi per il grande pubblico, dal 15 al 19 maggio. Tre siti che racconteranno tre territori, ciascuno con caratteristiche molto specifiche in termini di viticoltura, certo, ma anche in termini di patrimonio storico e paesaggistico, fatto di 1.247 “climats”, Patrimonio Unesco dal 2015 e modello per tutto il mondo del vino.
A livello architettonico, il progetto più interessante è sicuramente quello di Beaune: un viticcio, che ricorda vagamente il Moma di New York progettato da Frank Llloyd Wright. In tutto, una superficie museale di 3.600 metri quadrati, con vista sui vigneti di Borgogna, con l’obiettivo, dichiarato, di attirare sul territorio 180.000 wine lover ogni anno da tutto il mondo.
Per capire il rapporto tra Borgogna e vino, è giusto sottolineare che l’identità della regione è profondamente legata ad una tradizione millenaria di produzione enoica, ed il paesaggio che ammiriamo oggi è stato modellato dalle esigenze delle viti e dal duro lavoro degli uomini e delle donne del luogo, così come i monumenti e gli edifici che si trovano sul territorio sono essi stessi un riflesso di una società organizzata attorno alla viticoltura. Tutti aspetti che, tra storia, cultura, denominazioni e terroir, i turisti di tutto il mondo potranno approfondire nella la rete della Cité des Climats et vins de Bourgogne.
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