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DA OGGI AL 10 MAGGIO

Dal ruolo degli imprenditori alla resistenza nelle crisi: il valore dell’agroalimentare a “Cibus”

Un settore da 620 miliardi di euro, che si racconta nel più grande Salone internazionale dell’alimentazione made in Italy a Fiera di Parma
ADOLFO URSO, agroalimentare, Cibus, EXPORT, Federalimentare, FIERE DI PARMA, FILIERA AGROALIMENTARE, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, ICE AGENZIA, MATTEO ZOPPAS, VALORE, Non Solo Vino
Il taglio del nastro di “Cibus” 2024

A difesa della qualità e della produzione agroalimentare italiana, una delle punte di diamante della nostra economia, portabandiera di un “savoir faire” ammirato nel mondo, ma anche portatrice di occupazione e presidio dei territori; il riconoscimento dei meriti della figura imprenditoriale e la resilienza di un settore, in anni sconvolti da crisi ripetitive, dalla pandemia fino alle guerre internazionali; ed ancora, le sfide da affrontare e vincere in Europa per difendere una filiera che si sente sotto accusa da effetti “allarmistici”, nonostante sia la più controllata del mondo. Un settore, quello dell’agroalimentare italiano che procede comunque spedito, suonando la grancassa dei record, con le esportazioni 2023 che hanno superato i 64 miliardi di euro, con una crescita del 5,7% sul 2022, ma anche con un’ambizione, nemmeno tanto nascosta, di arrivare a 100 miliardi di euro nel medio termine, con il vino che rimane la “locomotiva” a livello di impatto per singola categoria (7,9%). E poi il valore della filiera agroalimentare allargata che sale a 620 miliardi di euro (analisi Coldiretti su dati centro studi Divulga), e che, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio. Un patrimonio del Paese sostenuto dai primati dell’agricoltura italiana, che vanta il primo posto in Ue per valore generato per ettaro, quasi 3.000 euro. Ecco la fotografia dell’agroalimentare del Belpaese scattata nella conferenza stampa di presentazione di Cibus, a Fiere di Parma (da oggi al 10 maggio), evento di riferimento del settore agroalimentare made in Italy (in collaborazione con Federalimentare), giunto all’edizione n. 22, a cui partecipano più di 3.000 brand e oltre 1.000 buyer internazionali, con migliaia di nuovi prodotti a raccontare non solo la tradizione, ma anche le nuove tendenze in tavola, dal wellness al comfort food.
Franco Mosconi, al suo primo Cibus da presidente Fiera di Parma, ha ricordato che si tratta di un ritorno da record dopo gli anni della pandemia, ma anche di “un’edizione che si colloca in uno scenario internazionale dove le tensioni non sono purtroppo diminuite. Le conseguenze sono enormi, anche in termini economici: all’industria alimentare ed alle sue filiere sono affidate grandi responsabilità”. Mosconi ha poi ribadito la sigla di “un importante accordo societario con Fiera Milano che ha conferito a Fiere di Parma il ramo d’azienda Tuttofood. Fiera Milano, in virtù di ciò, è entrata a far parte della nostra compagine sociale. Stiamo già lavorando all’edizione 2025 di Tuttofood che si terrà a Milano dal 5 all’8 maggio del prossimo anno. I due grandi player nazionali hanno deciso di unire le forze per guardare allo sviluppo internazionale del settore agrifood italiano. Dal 2016 abbiamo in essere una proficua collaborazione con Fiera di Colonia, stiamo lavorando per il rafforzamento della partnership tra Fiere di Parma e Koelnmesse, lungo la direttrice Parma, Milano, Colonia: l’idea di fondo è quella di creare una piattaforma fieristica unitaria sempre più internazionale, sotto il duplice profilo degli espositori e dei visitatori. Una piattaforma che ha nel portafoglio tre eventi con un posizionamento chiaro, distinto e complementare: Anuga, Cibus, Tuttofood”. Ed i primi benefici della partnership si sono visti, secondo Mosconi, a livello di attenzione internazionale per un Cibus n. 22 che abbraccia “3.000 brand, tutti i leader di categoria, oltre 1.000 novità di prodotto, che molto dicono sul grado di innovazione tecnologica presente nel settore, 70.000 visitatori previsti da tutto il mondo”.
Paolo Mascarino, presidente Federalimentare, ha sottolineato come “il made in Italy è il modo tutto italiano di fare le cose, che viene spesso riassunto nel motto, il bello, il buono ed il ben fatto. A Cibus celebriamo il saper fare dei nostri imprenditori agricoli alimentari”. Matteo Zoppas, presidente Ice Agenzia, ha fatto un’analisi sul settore che vive un “momento di incertezza che non va letta in termini negativi, tutt’altro. Sappiamo che il totale delle esportazioni italiane, in tutti i settori, nel 2023, è di 625 miliardi di euro, in linea con il 2022, ma, nel 2019, era 480 miliardi di euro: siamo cresciuti di quasi il 30% ed è normale che ci sia un assestamento. Dobbiamo dire che questo numero conta un terzo del Pil, parliamo di un valore che supera il 10% del made in Italy totale. Nel 2023 l’agroalimentare ha chiuso con 62 miliardi di euro di fatturato all’export, il 6% in più sull’anno precedente. In un made in Italy che è stato lineare, il food è cresciuto e questo grazie soprattutto all’impegno degli imprenditori, che anche quando ci sono state grosse difficoltà hanno saputo tener dritta la barra”.
Cibus ha ricevuto anche il saluto dalle istituzioni ad iniziare dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che ha ricordato come “il modello italiano è fondato sull’identità e l’innovazione e può diventare un esempio anche per gli altri Paesi europei”. Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha invece spiegato che “i veri protagonisti del nostro sistema sono gli imprenditori, quelli che creano la ricchezza e che vanno messi in condizione di competere alla pari con gli altri. I nostri imprenditori fanno più fatica perché devono rispettare regole più rigide, garantire una sicurezza del sistema agroindustriale particolarmente attenta, sono controllati più degli altri. Noi dobbiamo difendere il valore delle nostre aziende e di quello che esprimiamo perché siamo una nazione che guarda alla qualità, la nostra percezione è data dall’insieme di quello che gli imprenditori hanno creato nel tempo e dalle contaminazioni con le tante colture che abbiamo assorbito”. Non sono poi mancati vari riferimenti all’Europa, dove le visioni sono state spesso distanti. Lollobrigida rivendica la battaglia, per ora vinta parzialmente, “sul packaging, ma continueremo nei prossimi anni la sfida a difesa su un modello di produzione incentrato sulla qualità e non sul prezzo; la sostenibilità ambientale deve viaggiare insieme a quella economica e produttiva”.

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