La crescita economica delle aziende di tutto il mondo è sempre più legata alle risorse intangibili, e questo vale in buona parte anche per le filiere agroalimentari, che hanno un ingente “capitale intellettuale” ancora da valorizzare. L’Italia, attraverso il proprio sistema di Dop e Igp, ha le più importanti risorse intangibili di settore a livello globale e, di conseguenza, il potenziale per valorizzare le piccole e medie imprese agroalimentari, per accedere al credito e per realizzare progetti internazionali che consentano di crescere e di esportare su tutti i mercati. E’, in sintesi, la nuova visione di sviluppo, presentata da Qualivita, oggi, a Cibus (a Parma, da ieri al 3 settembre), con le comunicazioni del presidente Cesare Mazzetti e del direttore Mauro Rosati, nel convegno “Il made in Italy agroalimentare e le Indicazioni Geografiche. Le strategie per spingere la crescita”, con il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e dei principali attori dei settori agroalimentare, distribuzione e finanza.
Come emerge dalle indagini di “Brand Finance Gift 2019” e S&P 500, le risorse intangibili delle imprese hanno ormai assunto un ruolo preponderante nell’economia mondiale rappresentando il 90% degli asset, e minimizzando il valore di quelli tangibili: in questo scenario, le Ig italiane come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma, Gorgonzola e tante altre hanno il potenziale per essere, nell’agroalimentare, quello che Apple e Microsoft rappresentano a livello globale nell’immaginario comune. Un potenziale che fonda le sue basi su elementi inerenti la proprietà intellettuale, il capitale organizzativo, le risorse umane e il capitale relazionale sviluppato negli anni dalle Dop e dalle Igp italiane, attraverso una corretta gestione dei Consorzi di tutela e delle imprese consorziate. Ecco così che il valore di mercato delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane è generato in buona parte da risorse intangibili “di origine”, che ogni Indicazione Geografica porta con sé e che, se ben sviluppato, può essere un traino per ogni singola impresa della filiera.
“È ormai chiaro - spiega Mauro Rosati, dg Fondazione Qualivita - che serve patrimonializzare e finanziare la crescita delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane per aumentare il potenziale di offerta all’estero dove è forte la richiesta di qualità made in Italy. L’Italia ha una opportunità in più con le Indicazioni Geografiche che, se ben gestite, rappresentano asset intangibili capaci di dare alle imprese valori di mercato molto più elevati di quelli attuali. Fare una fotografia del “capitale intellettuale” generato nelle filiere dai prodotti Dop e Igp può servire ad attrarre finanza e partnership di alto livello utili per accelerare la crescita. Nella fase attuale, in cui le risorse intangibili sono il grande serbatoio di valore delle economie globalizzate, l’alimentare italiano con il suo know how, le certificazioni, gli usi tradizionali di produzione, può accrescere la propria dimensione e trovare un posizionamento internazionale più forte, oggi appannaggio solo delle grandi multinazionali”.
Per il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, “i dati raccontano bene qual è la ricchezza agroalimentare del nostro Paese, costruita e cresciuta in questi anni nei territori d’Italia con il paniere delle eccellenze Dop Igp che esprime un valore frutto di conoscenze, competenze e organizzazione dei sistemi produttivi. E questo ci dice anche che la dimensione aziendale non rappresenta un problema laddove le filiere funzionano e i Consorzi riescono a governare e tutelare sistemi di produzione agroalimentare di qualità”. E che asset intangibili come quello dell’eccellenza qualitativa abbiano in effetti un valore economico reale, lo conferma Giampiero Maioli, ad Crédit Agricole Italia: “la finanza è consapevole che oggi è chiamata a essere attore contributivo dell’agroalimentare, settore così importante per il nostro Paese e, a livello internazionale, sta mettendo in maniera sempre più forte i criteri ESG e di sostenibilità al centro della quotazione delle realtà agroalimentari, affinché la valutazione di un’impresa prenda in considerazione asset intangibili come la governance, la tracciabilità dei prodotti, la digitalizzazione”.
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