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Fare di Montalcino la “capitale culturale” del Sangiovese, aperta al mondo: ecco il progetto “Sanguis Jovis” della Fondazione Banfi. Dal 25 al 29 settembre la prima “Summer School”, dedicata ai profili del Sangiovese

Italia
Sanguis Jovis il progetto della Fondazione Banfi per fare di Montalcino il centro culturale mondiale sul Sangiovese

Creare un centro permanente di studio e divulgazione sul Sangiovese nella sua patria più nobile, Montalcino, per studiare e divulgare ancora di più la conoscenza di quello che è il vitigno più coltivato d’Italia (53.000 ettari, l’8% del vigneto nazionale, dati Oiv), mettendo a sistema le informazioni e le ricerche ad oggi disponibili, ma guardando al futuro con ulteriori approfondimenti, pubblicazioni, seminari e dibatti: ecco, in estrema sintesi, il progetto “Sanguis Jovis, Alta Scuola del sangiovese”, espressione della Fondazione Banfi (attiva sul territorio dal 1986, ndr), che dal 25 al 29 settembre, nella terra del Brunello, manderà in scena la prima “Summer School” dedicata al grande vitigno.
“La Fondazione, di cui sono presidente - spiega a WineNews Rodolfo Maralli - è una realtà autonoma rispetto a Banfi, è aperta a tutti e con il supporto di tutti, e quello che fa, da sempre, è lavorare per il territorio da un punto di vista culturale a 360 gradi. E ora con il progetto “Sanguis Jovis”, con un investimento importante, vogliamo colmare un vuoto, perché non è possibile che in un Paese come l’Italia non ci sia un centro culturale dedicato al Sangiovese, come ce ne sono in Francia, per esempio, dedicati al Merlot e ad altri vitigni. È un progetto in cui crediamo molto. Anche per questo, al vertice abbiamo messo due figure la cui autorevolezza è universalmente riconosciuta, e che fanno parte anche del comitato scientifico della fondazione: Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano, e Alberto Mattiacci, docente di economia e marketing alla Sapienza di Roma, che sono presidente e direttore di Sanguis Jovis. E speriamo nel coinvolgimento di tanti partner, come già successo con il Comune di Montalcino, il Consorzio del Brunello di Montalcino, la Fondazione Bertarelli, la A&Elle, Mia e la MontalcinoNews, che hanno messo a disposizione delle borse di studio per i partecipanti a questa prima edizione della Summer School. Ma vogliamo coinvolgere anche gli altri grandi territori toscani del Sangiovese, come Chianti Classico, Chianti, Montepulciano e così via, guardando anche oltre la Regione e oltre l’Italia”.
La prima edizione della Summer School, intanto, prende forma (il termine per le iscrizioni è il 18 agosto, https://fondazionebanfi.it/it/), e con la partecipazioni di “docenze specializzate di altissimo livello - spiega ancora Maralli - sarà aperta a 20 partecipanti, di cui 10 studenti neolaureati in diverse materie, in maniera gratuita grazie alle borse di studio, e a 10 professionisti del settore”.
“Abbiamo voluto un’impostazione di questo tipo - spiega il professor Attilio Scienza - perché vogliamo che ci sia un travaso di conoscenze teoriche e pratiche, e quindi l’incontro tra chi è appena uscito dall’Università e chi lavora ogni giorno nel settore. La mattina ci saranno lezioni teoriche, il pomeriggio lezioni pratiche, e alla sera si chiuderà la giornata con una discussione guidata dai tutor sui temi affrontanti. Una full immersion nel Sangiovese, insomma, declinata in maniera interdisciplinare”.
“Questa prima edizione avrà confini nazionali, e il tema sarà quello dei profili del Sangiovese. Ma in futuro - sottolinea Maralli - parleremo di clima, di sostenibilità e così via, sempre legata a questo grande vitigno, e aprendo ad una platea internazionale. È un progetto grande, in cui crediamo davvero tanto, e oltre alla Summer School, arriverà anche una Winter School, perché i temi da approfondire sono davvero tanti”.
E così, dal 25 al 29 settembre, nelle aule di Ocra Scuola Permanente dell’Abitare nel complesso di Sant’Agostino, si parlerà de “La genetica, l’origine, la biodiversità del Sangiovese”, de “I territori, la geologia, le peculiarità pedo-paesaggistiche”, de “Le risposte adattative del Sangiovese agli ambienti di coltivazione”, di “Cambio climatico, sostenibilità e innovazione genetico-agronomica” e di “Produzione e mercato: nuovi approcci di conoscenza”, con esperti delle discipline coinvolte (genetica, geo-pedologia, tecnica colturale, eco-fisiologia della maturazione, chimica enologica, tecnica delle fermentazioni e dell’invecchiamento, analisi sensoriale) delle Università di Milano, Firenze, Piacenza, Pisa e dei centri del Crea Vite, Crea Scienza del Suolo e della Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige, ai quali si aggiungono alcuni degli enologi più famosi che operano in Toscana.
“L’obiettivo di tutto questo - aggiunge ancora Attilio Scienza - è quello di formare dei nuovi “profeti del Sangiovese”, nel senso di persone che conoscano a fondo la materia, in maniera completa e multidisciplinare, e siano capaci di vedere prima di altri quale sarà il futuro di questo grande vitigno. Il Sangiovese è un vitigno che ha viaggiato. In Francia, per la precisione in Corsica, si chiama Nelluccio, ed è usato per i rosati. Le sue origini sono campano-calabre e come tutti i grandi vitigni ha lasciato figli nelle migliori zone: in Puglia il Sussumaniello, in Calabria il Gaglioppo, nell’Etna il Nerello. Si tratta di un vitigno difficile - continua Scienza - incapace di dare buoni risultati fuori dal suo habitat più vocato. Gli esperimenti in Australia e in California hanno dato risultati piuttosto deludenti. Solo in Toscana riesce a dare il meglio di se stesso. In altre parole - afferma il docente dell’Università di Milano - il suo comportamento è opposto a quello, per esempio, del Cabernet, che ormai non ha più identità territoriale in Francia, perché riesce ad esprimersi in modo molto buono anche in molte altre parti del mondo. Insomma - conclude Scienza - il Sangiovese ha le sue radici in Toscana, e lì resteranno. Ed è anche per questo che Montalcino deve diventare il centro culturale del Sangiovese nel mondo”.

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