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LO STUDIO

Fitofarmaci e impatto negativo sugli insetti impollinatori: problema per un’agricoltura sostenibile

Lo studio, realizzato in 128 siti di 8 Paesi, e che si avvale del fondamentale contributo del Crea, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Nature”
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Un bombo nella foto pubblicata dal Crea

Qual è l’impatto che i fitofarmaci hanno sugli insetti impollinatori? Uno studio, pubblicato su una rivista scientifica di riferimento, mostra risultati significativi e che meritano ovviamente attenzione. L’uso di fitofarmaci influisce infatti negativamente sui bombi, ovvero degli importanti insetti impollinatori delle colture e della flora spontanea, appartenenti alla stessa famiglia delle api, in tutti i paesaggi europei: è quanto emerge dal monitoraggio condotto (in 128 siti di 8 Paesi del Vecchio Continente) dal Consorzio costituito da 42 partner (tra cui enti di ricerca, Università, associazioni di apicoltori e agricoltori) con il fondamentale contributo del Crea, Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente (Crea-AA). Il relativo studio “Pesticide use negatively affects bumble bees across European landscapes” (l’uso di fitofarmaci influisce negativamente sui bombi in tutti i paesaggi europei) è appena stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature”. Nel progetto dedicato al monitoraggio europeo della salute delle api, è stata condotta la valutazione dei fattori di stress attraverso uno studio di campo a livello europeo (128 siti in 8 Paesi) con un focus su colza e meleti, in quanto colture presenti in tutta Europa (annuale la prima e perenni i secondi), sottoposte a differenti pressioni di parassiti e di fitofarmaci e fonte di nutrimento per gli impollinatori.
In ciascun sito, caratterizzato da diversa intensità agricola e uso del suolo, i ricercatori hanno posizionato tre colonie di Bombus terrestris per l’intero periodo della fioritura, per poi svolgere misurazioni sullo sviluppo e campionamenti per valutare la presenza di residui di fitofarmaci. I dati usati in questo studio riguardano lo sviluppo delle colonie in termini di peso e di presenza di bozzoli (nuovi individui) alla fine della fioritura, la presenza di residui di fitofarmaci nel polline stoccato nella colonia, la sua origine botanica e l’uso del suolo in un raggio di 3 km intorno al sito.
Il Crea ha sottolineato che i fitofarmaci in uso - regolarmente autorizzati - hanno avuto un effetto negativo sullo sviluppo e la riproduzione delle colonie di bombi. Il polline raccolto e immagazzinato dai bombi, infatti, è risultato contaminato da più fitofarmaci: 8 differenti molecole per colonia in media, ma in alcuni casi sono stati riscontrati fino a 27 diversi composti, in prevalenza fungicidi. È stato calcolato, quindi, un indice di rischio sulla base della tossicità di tali sostanze e della loro concentrazione nel polline: 9 insetticidi sono risultati responsabili del 99% del rischio. Nonostante le normative europee impongano limiti all’uso dei fitofarmaci proprio per garantire che le perdite di individui nelle colonie di api mellifere (Apis mellifera) non superino il 10%, è stato riscontrato, continua il Crea, che più della metà delle colonie di bombi monitorate ha subito decremento di popolazione maggiore del 10%. Questi decrementi sono risultati esacerbati nei siti con agricoltura più intensiva.
“È evidente - ha spiegato Cecilia Costa, prima ricercatrice Crea Agricoltura e Ambiente, responsabile del progetto nel cui ambito è stato effettuato lo studio - che le attuali procedure di valutazione del rischio e le normative europee, tra le più severe al mondo, non riescano a proteggere adeguatamente gli organismi non bersaglio di fitofarmaci e siano insufficienti per realizzare un’agricoltura veramente sostenibile”. Il Crea Agricoltura e Ambiente (gruppo Apidologia) si è avvalso della lunga esperienza in campo apistico e nel monitoraggio, contribuendo alla stesura dei protocolli operativi e alla realizzazione dell’attività stessa. In Italia, i siti di monitoraggio, in accordo con i partner Coldiretti e Unaapi, sono stati stabiliti in Trentino per i meleti e in Piemonte per i campi di colza.
“L’indagine - ha commentato Piotr Medrzycki, primo ricercatore Crea Agricoltura e Ambiente, coinvolto nello studio - ha messo in luce come gli impollinatori nell’agroecosistema europeo siano esposti a importanti fattori di stress, anche fitofarmaci. È auspicabile che il nuovo schema di valutazione del rischio elaborato dall’Efsa nel 2013 (contenente l’obbligatorietà dei test anche sui bombi) e che dovrebbe diventare legge nel 2024, riesca a salvaguardare gli impollinatori dai principi attivi più pericolosi”.

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