- Usa, Foley Wine Group compra la centenaria Sebastiani Vineyards
Foley Wine Group di Santa Barbara ha annunciato che il 22 dicembre 2008 ha acquistato Sebastiani Vineyards, la storica azienda di Sonoma, per un importo non precisato. Fonti anonime, però, stimano che il Group abbia pagato 50 milioni di dollari per la transazione. Foley, già proprietario di vigneti e cantine in California e nella costa del nord ovest, conta tra le proprietà Foley Estates Vineyard & Winery, Lincourt Vineyards, Firestone Vineyards, Merus, Altus, Goodnight Cellars & Three Rivers Winery.
La storia della Sebastiani Vineyards inizia nel 1825 quando i frati francescani della missione di San Francisco Solano, piantarono con l’aiuto dei nativi americani i primi vigneti che sono i più antichi del nord California. Nel 1904 furono acquistati da Samuel Sebastiani, un toscano emigrato negli Usa nel 1895, fondatore dell’omonima azienda a cui si sono succedute tre generazioni familiari, considerato come uno dei pionieri della viticoltura californiana. Nel 2000 la centenaria cantina si era concentrata sulle produzioni di gamma più elevata. Si stima che ogni anno la Sebastiani Vineyards venda circa 280.000 casse di vino.
- Australia, il futuro del vino della Barossa
“Stiamo rischiando di mangiare la polvere nella competizione con il Sud Africa”: è il grido d’allarme lanciato da Wolf Blass, lo storico winemaker australiano, nel meeting Barossa Generations, nel quale si è discusso del futuro del vino. L’incontro, svolto nella Peter Lehmann, ha riunito 300 addetti ai lavori della Barossa Valley, la nota zona vinicola del South Australia, tra cui molti dei nomi storici dell’enologia come Wolf Blass, Robert Hill-Smith, Ben Glaetzer e James Lindner. Il dibattito ha anche affrontato non solo il tema del futuro dei vini della Barossa, ma anche quello della loro identità. A questo proposito sono state sollevate critiche sia rispetto al passato che al sostegno economico del governo che ha influenzato negativamente le politiche del settore. “Grazie (ai finanziamenti, ndr) alle irrigazioni abbiamo ottenuto delle superproduzioni che nella competizione con i vini del Sud Africa, rischiano di mangiare la polvere. Infatti - ha poi proseguito Wolf Blass - il Sud Africa è molto più avanti di noi sia nelle definizione delle aree vinicole che nello stile dei vini”. Per il winemaker, i vini della Barossa nei prossimi anni dovranno sempre più capitalizzare l’immagine, riferendosi specialmente a quella dello Shiraz come vino opulento”. Questo è ciò che la Barossa fa meglio ed è questo che la Barossa dovrà fare”, ha poi concluso. Di opinione completamente diversa Robert Hill-Smith che invece ha sostenuto la necessità della rottura con l’immagine un po’ stereotipata del “grande Shiraz”. Il futuro per Hill-Smith sta nell’acquistare una sempre maggiore complessità e finezza sia grazie a nuovi cloni ma anche a nuove politiche di gestione del vigneto. Tutti gli intervenuti si sono trovati d’accordo sulla necessità di assicurare finezza e bevibilità ai vini e in particolare al problema del grado alcolico. Wolf Blass, a questo proposito, si è espresso molto decisamente “Nessun vino, superiore a 15 gradi, dovrebbero ricevere medaglie nelle competizioni internazionali. Nessuno, in nessuna parte e mai”.
- Nuova Zelanda, Kevin Judd lascia Cloudy Bay
L’enologo Kevin Judd, fondatore insieme a David Hohnen di Cap Mentelle, del celeberrimo marchio neozelandese Cloudy Bay, ha annunciato che, dopo il 2009, lascerà l’azienda famosa in tutto il mondo per i suoi profumatissimi Sauvignon. Judd è stato il pigmalione di questa icona kiwi sin dal 1984 e ora ha voglia di aprire una nuova pagina ritornando allo spirito pioneristico degli anni iniziali. “Allora non avevamo né vigneti, né cantina, né un marchio conosciuto. Non potevamo che andare avanti ed è proprio quello che abbiamo fatto”. Sempre Judd ha dichiarato che continuerà a seguire le vinificazioni di Cloudy Bay come consulente e che svilupperà un proprio marchio personale.
- Usa, famolo strano: Recession White Recession Red
Dopo 2 Buck Chuck, i vini da 2 dollari che sconvolsero con la loro repentina crescita il mercato vinicolo negli Usa, ora i californiani della Wine Company ci riprovano: hanno lanciato infatti un’etichetta denominata “ Recessione” (sottinteso “economica”, ndr), con un Cabernet Sauvignon ed un Merlot, mentre lo Chardonnay è un “Recession White”. Già in passato i consumatori, per lo più anglosassoni e in particolare americani, hanno dimostrato di gradire l’umorismo di certe etichette tanto più quando il rapporto qualità/prezzo è ben centrato. E cosi ci sono anche “Cheap Red Wine” e “Cheap White Wine”. Da Crushpad, dove vengono pressate e vinificate molte uve di proprietà di produttori californiani a San Francisco, con ancora maggiore immaginazione, si propone una cuvée “Bailout” (Salvataggio) con una Cabernet Sauvignon della Napa Valley, venduto en primeur a $ 39. Una valutazione che però potrebbe avere un forte ribasso: infatti, il prezzo previsto dalla Crushpad quando il vino sarà imbottigliato il 14 agosto 2009, sarà abbassato di 2 dollari per ogni 100 punti perduti dall’indice di borsa Dow Jones dopo la data dell’acquisto. Se invece l’indice Dow Jones dovesse risalire, Crushpad manterrà il prezzo a $ 39.
- Francia, nell’Aeroporto di Roissy, nuovo record di acquisto di vino
Il 24 dicembre 2008 un turista cinese, rimasto ignoto, ha battuto tutti i record di acquisto di vini al duty free dell’Aeroporto di Roissy, spendendo più di 46.000 euro. Lo sconosciuto, infatti, ha comprato 1 bottiglia di Château Lafite Rothschild 1947, 2 di Château Palmer 1994, 1 di Château Margaux 1982, 1 di Château Pétrus 1986, 1 Domaine Romanée Conti 2002 e, per finire in bellezza, 1 Château Latour 1976. Crolla così il precedente record stabilito il 20 marzo 2007, quando, secondo la direzione del duty free di Roissy, un altro turista cinese aveva acquistato 23.000 euro, sempre di vini francesi.
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