Ricerca e Sviluppo è la carta vincente su cui l’agricoltura italiana deve puntare per superare la crisi economica e garantire la competitività delle imprese agricole italiane: è quanto emerso da Futuro Fertile, il Forum di Confagricoltura a cui ha partecipato Agrofarma per discutere gli scenari e le strategie necessarie allo sviluppo agricolo italiano.
In un momento di crisi come quello che sta attraversando l’Italia, l’agricoltura può rappresentare una forza decisiva per il rilancio economico del nostro paese ma perché questo avvenga è necessario che siano prese misure adeguate per consentire alle imprese agricole di essere competitive sul mercato e di affrontare le sfide del futuro.
Le aziende produttrici di agrofarmaci rappresentano un esempio concreto di come la Ricerca e Sviluppo possa essere determinante nel contribuire allo sviluppo del settore agricolo e dell’economia italiana in generale: gli investimenti nella Ricerca e Sviluppo di questo settore rappresentano circa il 6% del suo fatturato complessivo (45 milioni di euro su circa 750 milioni di euro di fatturato 2008) mentre gli addetti impegnati nell’attività di ricerca rappresentano circa il 14% del totale di quelli del settore, l’85% dei quali ricercatori a tempo pieno. Si tratta di una vera e propria ricerca “made in Italy” che produce ricchezza e conoscenza e che contribuisce a sostenere l’eccellenza della nostra agricoltura riducendo la “fuga di cervelli” che affligge molti settori della nostra ricerca.
“Il settore degli agrofarmaci da molti anni rappresenta una delle punte di eccellenza della ricerca della chimica italiana: tutte le nostre associate svolgono infatti una continua attività di ricerca, collaborando con oltre 300 istituti di ricerca italiani, dei quali 22 in Sicilia, e promuovendo una innovazione made in Italy - ha dichiarato Luigi Radaelli, presidente di Agrofarma - siamo convinti che questa sia la strada principale per migliorare la competitività agricola italiana e ci auspichiamo che le istituzioni si pongano a fianco delle aziende che investono in Ricerca e Sviluppo”.
Questi dati acquisiscono una valenza ancora più importante considerato che, in generale, l’investimento economico per la ricerca in Italia è estremamente basso rispetto alle altre realtà europee. Infatti, la spesa complessiva per ricerca e sviluppo in percentuale sul Pil supera di poco l’1%; a fronte di livelli molto più elevati di altri Paesi europei (la Francia e la Germania superano il 2%; Svezia e Finlandia oltre il 3%).
“Proprio per tali motivi - ha dichiarato Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura - vogliamo lanciare un appello a tutte le istituzioni economiche e politiche perché incentivino e sostengano con adeguate misure le aziende che investono nella ricerca in Italia, considerando questi investimenti come elemento strategico fondamentale per mantenere alta la competitività del nostro Paese; obiettivo strategico per l’agricoltura italiana, anche a fronte di rilevanti cambiamenti della normativa europea sui prodotti fitosanitari che da una parte porterà ad una ulteriore selezione dei principi attivi commercializzati e dall’altra richiederà all’agricoltore tecniche di utilizzo sempre più all’avanguardia per la tutela dell’ambiente, del consumatore e degli stessi operatori agricoli. Anche la ricerca e sviluppo pubblica e delle stesse Università potrà svolgere un ruolo fondamentale nel settore; in tale contesto, un maggiore coinvolgimento del mondo delle imprese nei processi decisionali, potrà senz’altro contribuire ad indirizzare al meglio la ricerca verso le esigenze degli operatori. Solo se saremo in grado di sostenere la ricerca e l’innovazione - ha concluso il presidente Federico Vecchioni - allora l’agricoltura potrà giocare davvero quel ruolo di driver anticrisi che le spetta”.
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