“Costruire la propria reputazione attraverso l’Aoc e poi rinnegarla non aiuterà il settore ad adattarsi alle sfide climatiche. L’Aoc è uno strumento vivo, flessibile, in continua evoluzione”. Così Jérôme Bauer, presidente della Confédération Nationale des producteurs de vins et eaux de vie de vin à Appellations d’Origine Contrôlées (Cnaoc), che interviene su un altro dei piccoli-grandi terremoti che stanno interessando il mondo del vino francese: quello della crisi climatica che spinge alcune cantine ad abbandonare la denominazione per avere più autonomia decisionale e quindi regole meno restrittive e più flessibili. Un trend che, in realtà, non è solo francese perché anche in Italia, per alcuni vini che in molti casi sono le etichette di punta delle cantine, anche in denominazioni blasonate, i produttori preferiscono scegliere il “marchio” Igt e le sue regole più flessibili e meno restrittive rispetto a quelle di Doc e Docg.
Come abbiamo scritto, recentemente, da Bordeaux, è arrivata la notizia che una cantina di primissimo piano - soprattutto negli ultimi anni per punteggi della critica e quotazioni dei vini - ovvero Château Lafleur della famiglia Guinaudeau, a Pomerol, dalla vendemmia 2025 non rivendicherà più le denominazioni Pomerol e Bordeaux, proprio per avere più libertà di azione nella gestione del cambiamento climatico.
Bauer, mentre l’attesa vendemmia è iniziata anche in Francia, è intervenuto per difendere i valori della Aoc (Appellation d’Origine Contrôlée), l’equivalente in Italia della Dop. “A nome dei 366 vini e distillati Aoc non potevo più rimanere in silenzio. Stiamo apprendendo che alcune tenute prestigiose, e altre più modeste, stanno abbandonando i vincoli della denominazione per la libertà offerta dai vini senza Indicazione Geografica. Vorrei ribadire alcuni principi fondamentali: l’Aoc è, soprattutto, una promessa di unicità. Questo è anche ciò che la distingue dai prodotti standardizzati. Rivendicare una denominazione è una scelta: non è imposta, è costruita dagli stessi viticoltori. Le denominazioni sanno evolversi. Guardate la Provenza: chi irrigava 25 anni fa? Nessuno. Un’Aoc garantisce l’accesso ai codici che ci rendono forti e identitari: l’uso di un nome geografico, la menzione di un’annata e persino certi termini come Château”, conclude Bauer.
I numeri del vino francese sotto l’egida Aoc restano comunque dominanti. Secondo l’indagine annuale, appena pubblicata dall’Inao (Institut national de l’origine et de la qualité), riferita al 2023, complessivamente sono 386 le Aoc/Aop legate al vino (il 37,2% delle bevande alcoliche vendute), se a ciò aggiungiamo le 19 Aoc di spirits e le 5 Aoc/Aop di cidres et poirés, il giro di affari ammonta a 25,8 miliardi di euro (+2,9% sul 2022). Per quanto riguarda le Igp vinicole in tutto sono 77 (12,8% delle bevande alcoliche commercializzate nel 2023). Guardando ai marchi ufficiali di identificazione della qualità e dell’origine (Siqo), il settore del vino rappresenta la quota maggiore della produzione totale, con il 94% dei volumi commercializzati a marchio Dop e Igp. Per quanto riguarda le vendite complessive (Francia ed esportazioni), nel 2023 i volumi di vini Dop venduti aumentano, mentre quelli di vini Igp diminuiscono. I volumi di vini Dop venduti sul mercato francese ammontano a circa 15,3 milioni di ettolitri (+6% sul 2022) e le esportazioni a 6,9 milioni di ettolitri (-9%), per un fatturato totale (export e consumo francese) stimato in 22,3 miliardi di euro (+6%). Da notare che, in termini di esportazioni, solo lo Champagne continua a crescere nel 2023 sul 2022. Le vendite totali di vini Igp raggiungono 2,85 milioni di ettolitri sul mercato francese (-4% sul 2022) e 3,1 milioni di ettolitri per l’export (-6,3% sul 2022), per un fatturato totale (export e consumo francese) stimato in 2,9 miliardi di euro (+3%). Le esportazioni di vini francesi a marchio Siqo (esclusi i vini biologici) nel 2023 registrano un calo dell’1,7% in valore sul 2022, attestandosi a 11,1 miliardi di euro, ma diminuiscono più rapidamente in volume (-8,2% sul 2022), raggiungendo i 10 milioni di ettolitri.
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