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Fuori i secondi: mentre Wal-Mart annuncia la sua contromossa alleandosi con Google, Amazon procede a tappe forzate per il suo ingresso nella gdo statunitense e sovrappone il suo programma fedeltà, Amazon Prime, a quello del nuovo acquisto Whole Foods

Il gigante dell’e-commerce Amazon non ha perso tempo a valle dell’acquisizione più grande della sua storia costellata di successi, ovvero quello della catena di supermercati specializzata in cibi a filiera corta e biologici Whole Foods per la somma record di 13,7 miliardi di dollari. Dopo aver incassato gli ok ufficiali della Federal Trade Commission prima e degli azionisti della catena poi, la creatura di Bezos ha annunciato che il merger sarà ufficialmente completato entro l’inizio della prossima settimana, per poi procedere con le prossime tappe di quello che sarà un cambiamento epocale nella gdo statunitense, e, quindi, globale.
Per prima cosa, Whole Foods abbasserà i prezzi di tutta una serie di popolari prodotti alimentari, coerentemente con quanto sottolineato da più analisti di mercato: il vero prossimo segmento di crescita per il mercato dei cibi biologici, naturali e a filiera corta è infatti il consumatore medio, che ha, per dirla nelle parole di uno di loro, “voglia di prodotti con la qualità di Whole Foods e i prezzi da Walmart”. E, quindi, via a sconti permanenti sui prodotti più venduti, come frutta e verdura, uova, carne e pesce (cominciando manzo, pollo e salmone), e burro - sia “regolare” che di arachidi, entrambi onnipresenti nei frigoriferi americani. Inoltre, piuttosto prevedibilmente, il programma fedeltà di Whole Foods verrà integrato con quello di Amazon, Amazon Prime, e i prodotti delle due private label di Whole Foods, 365 e 365 Organic, verranno inseriti nel catalogo di amazon.com, AmazonFresh, PrimePantry e Prime Now. In aggiunta, dato che uno dei punti di forza dell’acquisizione era (ed è) proprio la rete distributiva e di punti vendita della catena, Amazon metterà in questi ultimi i suoi “lockers”, i punti di ritiro dove i clienti possono andare a ritirare i loro ordini in ogni momento della giornata. Integrazione a 360 gradi, quindi, e - almeno per ora - senza un licenziamento o la chiusura di un singolo punto vendita, come un portavoce di Amazon ha sottolineato ieri.
Bezos e la sua creatura, insomma, non scherzano, ma lo sbarco in grande stile nel mondo della gdo statunitense (dal valore di 600 miliardi di dollari) potrebbe essere anche la proverbiale goccia che farà traboccare il vaso. Da una parte, il pubblico e la politica Usa stanno rendendosi conto del fatto che Amazon assomiglia sempre più alla celebre “Acme” dei cartoni Warner, e che ha tutte le carte in regola per diventare un monopolista di fatto su una scala mai vista nella storia millenaria del commercio. Dall’altro, una mossa così apertamente aggressiva ha generato una reazione uguale e contraria, portando rapidamente all’altare Wal-Mart, che ha ancora la corona di re della gdo Usa, e forse l’unico player del mondo digitale che può permettersi di dichiarare guerra ad Amazon, ovvero Google. Col risultato che Wal-Mart proporrà per la prima volta i suoi prodotti al di là del proprio perimetro aziendale, nello specifico tramite Google Assistant, il sistema automatizzato di assistenza vocale che è per Google quello che per Amazon è Alexa - e inoltre, ciascuno dei due è integrato nei sistemi di home living dei rispettivi gruppi, ovvero Home e Echo, che permettono anche agli utenti di ordinare a voce prodotti di ogni tipo. Sviluppi dal sapore per certi versi orwelliano, dato che i sistemi ascoltano, ricordano e registrano ogni cosa che viene loro detta o chiesta, e sicuramente al di là da venire per la grande massa dei consumatori dei Paesi avanzati: ma una realtà che si sta concretizzando, e rapidamente, nel mercato più grande del mondo.

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