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I ristoranti sono pronti a ripartire ma gli italiani sono divisi tra desiderio di uscire e timori

TheFork ha realizzato una indagine con clienti e ristoratori per capire gli umori e le intenzioni vista l’ormai prossima ripresa del servizio in sala

Il mondo della ristorazione è pronto a riaprire tra speranze, buone intenzioni e interrogativi. Ma cosa ne pensano i diretti interessati e i clienti? Dopo il lungo lockdown, ad esempio, siamo pronti a tornare nel nostro locale preferito? TheFork, applicazione leader per le prenotazioni online dei ristoranti, ha fatto una indagine per capire gli umori e le intenzioni vista l’ormai prossima ripresa del servizio in sala. L’ Italia sull’argomento è “spaccata” e divisa tra il desiderio di uscire e le preoccupazioni legate al contagio. Non è detto che le abitudini, sulla frequenza dei pasti fuori casa, tornino quelle di prima. Tanti sono i fattori che toccano la sfera della sicurezza, quella economica ma anche il tipo di esperienza, diversa, che andremo a vivere. I ristoranti lo sanno e sono a lavoro per proporre un servizio adeguato alla situazione attuale. In attesa di tempi migliori. Il 36% dei clienti prevede, infatti, di recarsi al ristorante di più o tanto quanto nell’era pre-Covid mentre il 57% pensa di ridurre o annullare le occasioni di consumo “out of home”.
Un trend che però non è univoco e che porta delle differenze a livello regionale: i timori si concentrano soprattutto al sud e nelle isole con il 69% dei rispondenti della Campania che ha dichiarato che andrà poco o per niente al ristorante. Diversa la situazione al centro-nord, specialmente in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia (il 36-38% andrà fuori come o più spesso di prima). Molteplici i fattori che incideranno sulla scelta. Se il 43% individua nella paura del contagio il freno principale all’esperienza ristorativa, il 27% degli utenti teme che le disposizioni di sicurezza la rendano meno godibile, sebbene per il 66% siano una condizione fondamentale per tornare a frequentare i locali. Fattori incentivanti sono la comunicazione online delle misure di prevenzione messe in campo dal ristorante (il 57% la trova molto rassicurante); la possibilità di prenotare tavoli all’aperto (56%); eventuali recensioni dedicate alle norme anti-Covid (33,6%) e, in ultimo, la digitalizzazione di alcune operazioni per minimizzare i contatti umani come ordinare e pagare direttamente da app. In ogni caso la maggioranza degli utenti tornerà al ristorante entro tre mesi dalla riapertura (86%), prestando leggermente più attenzione al conto poiché per il 45% degli intervistati l’emergenza sanitaria ha inciso sulla disponibilità economica. Contemporaneamente si prevede una persistenza della consegna a domicilio e dell’asporto. Nel primo caso, se prima della quarantena il 33,4% se ne serviva una volta alla settimana, oggi questo numero è salito al 41,3% e il 58% pensa di continuare con lo stesso ritmo nel prossimo futuro. Quanto all’asporto, possibile dal 4 maggio, il 33% prevede di sfruttarlo una volta ogni sette giorni, mentre prima dell’isolamento sociale ad adoperarlo con questa frequenza era solo il 27%.
E il punto di vista dei ristoratori? La voglia di riaprire non manca così come una ricerca di strategie per aumentare il fatturato. La maggioranza dei ristoranti intervistati ha scelto, nel picco dell’emergenza, per la chiusura, ma il 67% intende riaprire il servizio in sala non appena sarà possibile per legge e si ritiene in grado di rispettare la distanza di sicurezza tra i tavoli e, se necessario, di ridurre il numero di coperti. Il 21% dei ristoranti considerati nello studio ha in mente di compensare la limitata capienza per servizio in sala aumentando le ore di attività per consentire una maggiore turnazione dei tavoli. Quanto ai prezzi, il 55% degli esercenti intervistati punta a mantenerli stabili, ma si pensa già a meccanismi incentivanti come l’introduzione di piatti più economici in carta (76%), i menù degustazione con prezzi ridotti (80%) o ancora bibite e dessert in omaggio (52%). Infine, chi lo ha già fatto finora, continuerà nella maggior parte dei casi a fornire la consegna a domicilio e l’asporto, ma non ci si aspetta nelle prossime fasi un’impennata degli ordini.
L’Italia, insieme alla Spagna e al Portogallo, è tra i Paesi più cauti sulla riapertura, infatti nei restanti principali mercati in cui opera TheFork, gli utenti si dicono pronti a tornare a mangiare fuori con la stessa frequenza che in passato e affermano che lo faranno per lo più entro un mese dalla riapertura dei ristoranti. Il principale freno resta per tutti la preoccupazione per la sicurezza sanitaria, non a caso rispettare le misure di contenimento è considerato molto importante o essenziale dal 70% al 90% dei rispondenti a livello globale. Sul fronte del budget a disposizione dei consumatori, particolarmente in Italia e in Spagna, si presterà una maggiore attenzione al portafoglio, mentre l’intenzione di spesa per i pasti fuori casa resta immutata nel resto dei mercati analizzati.

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