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I social media hanno un problema di alcool? Su Facebook parte una sperimentazione per bloccare le pubblicità di alcolici, per tutelare gli alcolisti e il loro uso da parte di minori, nonostante le restrittive leggi già in atto in Gran Bretagna

I social media hanno un problema di alcool? Nel dubbio Facebook, spinta dalle continue esortazioni di gruppi e attivisti legati alla salute pubblica, ha deciso di testare uno strumento di controllo delle pubblicità, proprio partendo dalle reclame sulle bevande alcoliche. I partecipanti coinvolti potranno scegliere se bloccarle per sei mesi, un anno o in modo permanente, con il contemporaneo suggerimento del social network, sulle ulteriori tipologie di pubblicità che gli utenti potrebbero spegnere, come raccontato dalla Bbc, che sottolinea come questa scelta potrebbe rivelarsi un ottimo strumento in grado di limitare ulteriormente l’uso di alcolici fra coloro che ne dipendono e i minorenni, nel caso la sperimentazione dovesse avere successo.
L’Advertising Standards Authority (Asa), istituzione preposta a regolare la pubblicità in Gran Bretagna, ha dichiarato che le regole su suolo inglese sono fra le più restrittive nel mondo e che non è necessario renderle ancora più limitanti: attualmente la promozione di bevande alcoliche non può “associare l’alcol alla seduzione, al sesso e al successo sociale, a comportamenti irresponsabili, anti-sociali, delinquenti o premurosi, mostrare alcol servito in modo irresponsabile o mostrare persone che bevono e si comportano in modo adolescenziale o infantile”. Inoltre tali pubblicità non possono apparire durante o attorno a programmi televisivi dedicati ai bambini, o in prossimità di programmi che possano esercitare un certo appeal su di loro.
Spesso l’Asa vieta reclame che non ritiene appropriate, sia sui media tradizionali che sulle piattaforme sociali, e basta anche una sola rimostranza per far scattare il blocco, nel caso l’organizzazione ritenesse irregolare la pubblicità incriminata. L’allerta non è calata e le regole vengono costantemente riviste, nonostante il numero delle segnalazioni sull’alcol si sia dimezzato negli ultimi anni. Ma non sono solo diminuite le segnalazioni: sia in Inghilterra che negli Stati Uniti il “teen drinking” ha raggiunto i minimi storici, (dati resi noti rispettivamente dalle statistiche del governo inglese e da un sondaggio del National Institute on Drug Abuse in collaborazione con l’University del Michigan), segno che le azioni di controllo attuate un po’ in tutti i Paesi stanno avendo effetto, sebbene sia cresciuta la pressione esercitata dai canali di marketing online.
Attualmente le aziende che promuovono bevande alcoliche su Facebook, devono attenersi alle regole dei diversi Stati in cui si propongono. Alcuni Paesi hanno scelto di vietarle totalmente (come in Afghanistan, Brunei, Bangladesh, Egitto, Gambia, Kuwait, Libia, Norvegia, Pakistan, Russia, Arabia Saudita, Turchia, Emirati Arabi e Yemen), ma spesso sono proibite anche dalle pagine usate da persone che non hanno ancora raggiunto l’età legale per bere alcolici. Eppure quest’anno una raccolta di 14 ricerche pubblicate in Addiction Journal fondato da Alcohol Research Uk e l’Institute of Alcohol Studies, denuncia il fatto che le pratiche di marketing dell’industria del vino e degli spiriti incoraggino all’assunzione di alcol e non proteggono sufficientemente bambini e adolescenti, suggerendo quindi un maggior controllo delle pubblicità, se non un divieto assoluto mondiale.
In verità, secondo la sanità pubblica inglese, nell’ultimo decennio, la proporzione di bambini che fra gli 11 e i 15 anni hanno bevuto un drink alcolico è diminuita del 38%, mentre i ricoveri di under 18 è diminuita del 46% dal 2008. Allo stesso tempo, in Francia, che vieta da ormai due decenni il marketing delle bevande alcoliche, il bere dannoso fra bambini è aumentato. “I danni legati all’alcol variano fra i Paesi, le regioni e le zone locali - segnala The Portman Group, associazione nata nel 1989 per esortare il bere responsabile e la ricerca sul consumo di alcol in Gran Bretagna - e sono legate ad un complesso livello di fattori socio-economici, compreso il comportamento dei genitori e dei pari. Affrontare l’alcolismo minorenne necessita di una combinazione di educazione alle strategie di vita, una stretta alla vendita di alcolici ai minori e un forte piano di riconoscimento d’identità - tutte politiche supportate dalle aziende che producono bevande”.

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