La superficie vitata mondiale si conferma a 7,4 milioni di ettari, la produzione globale mette a segno una crescita importante, di 42,5 milioni di ettolitri, arrivando a 292,3 milioni di ettolitri, i consumi restano invece stabili a quota 246 milioni di ettolitri, mentre gli scambi globali fanno segnare una leggera progressione dei valori (+1,2%), per un giro d’affari complessivo di 31,3 miliardi di euro, ed una certa stabilità dei volumi, a 108 milioni di ettolitri: ecco i numeri più indicativi sullo stato dell’arte del vigneto, del vino e del commercio enoico nel mondo presentati oggi a Parigi da Pau Roca, direttore generale Oiv, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, ai cui vertici c’è Luigi Moio, vicepresidente dell’Organizzazione, ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli (e produttore in Irpinia con la sua azienda Quontodecimo, ndr) e figura di spicco nel mondo della ricerca enologica internazionale.
La superficie vitata mondiale nel 2018 ha toccato i 7,4 milioni di ettari, più o meno sullo stesso livello del 2017, anche se dal 2014 il calo del vigneto mondiale è costante, a causa soprattutto della diminuzione di Turchia, Iran, Stati Uniti e Portogallo. In Europa, cresce la superficie vitata dell’Italia, intorno ai 5.000 ettari, per un totale di 706.000 ettari, in controtendenza su tutti gli altri Paese del Vecchio Continente, sostanzialmente stabili, con la conseguente conferma della Spagna in testa ai Paesi più vitati, a quota 969.000 ettari. In Asia, dopo 10 anni di grande espansione, la crescita del vigneto cinese (875.000 ettari) rallenta, mentre quello della Turchia, in calo dal 2003, si è stabilizzato a 448.000 ettari. Nel continente americano, invece, le superfici vitate crescono solo in Messico, che arriva a 34.000 ettari. Continua dal 2012 il leggero ma continuo calo del Sudafrica, fino ai 125.000 ettari, e in Oceania il vigneto dell’Australia (145.000 ettari) vede rallentare il suo recente calo, mentre la Nuova Zelanda resta stabile con una superficie vitata di 39.000 ettari.
Dopo una produzione 2017 storicamente bassa, la produzione enoica mondiale è tornata a crescere di 42,5 milioni di ettolitri, a quota 292,3 milioni di ettolitri, sui livelli, decisamente alti, del 2004. L’Italia conferma il primo posto tra i Paesi produttori, con 54,8 milioni di ettolitri, seguita da Francia (49,1 milioni di ettolitri) e Spagna (44,4 milioni di ettolitri). D’altro canto, le condizioni meteorologiche sono state meno favorevoli in altri Paesi europei: il Portogallo (6,1 milioni di ettolitri) ha dovuto fare i conti con gli attacchi di muffe ed oidio, ma la produzione è stata comunque superiore alla media, con Grecia (2,2 milioni di ettolitri) e Bulgaria (1 milioni di ettolitri) a livelli decisamente bassi. In Cina, i dati disponibili lasciano supporre un calo importante (-2,3 milioni di ettolitri rispetto al 2017), ed una produzione complessiva di 9,3 milioni di ettolitri. Un andamento più contrastato si registra nel continente americano: in Usa la produzione di vino e mosto è stata di 23,9 milioni di ettolitri, mezzo milione di ettolitri in più sul 2017; cresce anche l’Argentina (+2,7 milioni di ettolitri) a 14,5 milioni di ettolitri; importante anche la crescita del Cile (+3,4 milioni di ettolitri) a 12,9 milioni di ettolitri, con il Brasile che, al contrario, ha perso 3,1 milioni di ettolitri di prodotto. L’Africa del Sud vede un ribasso di 1,4 milioni di ettolitri sul 2017, a 9,5 milioni di ettolitri, a causa della siccità. In Oceania, la produzione dell’Australia, con 12,9 milioni di ettolitri, resta stabile, mentre quella della Nuova Zelanda cresce di 0,2 milioni di ettolitri, a 3 milioni di ettolitri.
<b Arretra il Sud America, con l’eccezione del Brasile, stabile rispetto al 2017 a 3,6 milioni di ettolitri. Anche in Europa, nel complesso, i consumi enoici nel 2018 sono rimasti stabili, Spagna (10,7 milioni di ettolitri), Portogallo (5,5 milioni di ettolitri), Romania (4,5 milioni di ettolitri) e Ungheria (2,4 milioni di ettolitri) in crescita. In Cina il crollo più evidente, -6,6% sul 2017, a 18 milioni di ettolitri. Lascia qualcosa sul campo anche il Sudafrica, a 4,3 milioni di ettolitri, mentre in Oceania l’Australia ha bevuto il 6,1% di vino in più sul 2017, arrivando a 6,3 milioni di ettolitri, e la Nuova Zelanda si è confermata a 0,9 milioni di ettolitri.
Gli scambi mondiali registrano una leggera progressione, a 108 milioni di ettolitri, per un giro d’affari globale in crescita del +1,2% a quota 31,3 miliardi di euro. La Spagna si conferma primo esportatore mondiale per volumi, con 20,9 milioni di ettolitri spediti, pari al 19,4% del mercato mondiale, mentre la Francia è ancora il primo esportatore mondiale per valori, con 9,3 miliardi di euro di vino spedito nel 2018. Se si aggiungono le esportazioni dell’Italia, si arriva al 50% del mercato dell’export, per un totale di 54,8 milioni di ettolitri. Il vino in bottiglia rappresenta il 70% dei valori spediti, con le bollicine che rappresentano il 20% del mercato (il 9% a volume). Nel 2018, inoltre, le esportazioni degli sfusi (sopra i 10 litri) hanno perso il 5% a volume ma aumentato i valori (+3,8%), mentre i bag in box valgono il 4% dei volumi commercializzati ed il 2% dei valori.
Si può già iniziare a fare un primo bilancio sulla vendemmia 2019 nell’Emisfero Sud, quindi in Argentina, Cile e Brasile, dove si registra un calo generalizzato. Le alte temperature estive hanno invece avuto un certo impatto sulla raccolta in Australia, il Sudafrica dovrà fare ancora una volta i conti con gli effetti della siccità e la Nuova Zelanda è l’unico Paese che prevede una crescita produttiva dopo la vendemmia 2019.
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