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IL CASO: LA VENDEMMIA DI BELLAVISTA, TRA LE PIÙ IMPORTANTI CANTINE D’ITALIA, NELLE PAROLE DI MATTIA VEZZOLA, L’ENOLOGO PIÙ AUTOREVOLE DEL BELPAESE IN TEMA DI BOLLICINE ... DIETRO LA VENDEMMIA DI BELLAVISTA

Italia
Mattia Vezzola

A testimoniare il buon andamento della vendemmia del Franciacorta c’è anche Mattia Vezzola, l’enologo più autorevole della bollicine italiane, che segue da trenta anni il lavoro di Bellavista, la cantina del Gruppo Terra Moretti, tra le più importanti d’Italia.
“La vendemmia - spiega a WineNews - va molto bene l’uva non ha nessun problema dal punto di vista sanitario, e questo ti pone già in una posizione di estremo vantaggio. Sarà sicuramente una vendemmia molto buona. Per arrivare all’eccellenza abbiamo ancora molto da lavorare, comunque abbiamo ancora 5-6 giorni di vendemmia e tireremo le conclusioni alla fine”. Dopo la vendemmia, però, c’è da affrontare il mercato, che invece non gode della stessa salute dei vigneti.
“Dividiamo le due cose: un conto è la qualità, e la perseveranza di andare per la nostra strada. Perché una vendemmia diventi eccellente, o te la dà il padreterno, o bisogna alzarsi presto la mattina e andare a letto tardi la notte, le basi ci sono, i risultati si vedranno a fine fermentazione, tra dicembre e gennaio”.
“Il mercato - commenta Vezzola - sappiamo che è in difficoltà, non come Bellavista, ma in generale. Una situazione che può essere vista come depressione, ma io la vedo anche come grande opportunità anche per andare in nuovi mercati, per usare linguaggi diversi, e per tornare a parlare meno di marketing e più di quello che c’è nel bicchiere, che sarebbe anche ora”.

Focus - Dietro la vendemmia di Bellavista
200 ettari di vigneto, prevalentemente a Chardonnay, ma anche Pinot Nero e Pinot Bianco, divisi in 107 appezzamenti di terreno nei migliori punti della Franciacorta, che danno vita, ogni anno, a 1,3 milioni di bottiglie. Solo alcuni numeri per dare un’idea di quanto lavoro di selezione, ricerca, analisi e passione ci sia dietro alla produzione di un “vino da interpretare”, come lo ha definito l’enologo Mattia Vezzola, ovvero dietro alle bollicine di Bellavista, prodotte da 30 anni seguendo come unica strada quella della ricerca dell’eccellenza assoluta.
Un lavoro che parte dalla meticolosa e attenta individuazione dei terreni più adatti per esprimere le caratteristiche del vitigno, e continua con la costante analisi ed individuazione, quasi ora per ora in fase di vendemmia, delle uve da raccogliere perché arrivate al grado ottimale della maturazione. E, una volta in cantina, l’altro passaggio fondamentale è la pressatura che, in Bellavista, viene fatta in maniera meccanizzata, ma con macchine che riproducono di fatto l’azione dell’uomo, come descritto in libri di enologia che risalgono all’Ottocento.
La pressatura, che viene divisa in 5 fasi, con una durata che può essere allungata o accorciata a seconda dello stato di maturazione delle uve e delle condizioni climatiche in raccolta, che danno origine ad altrettanti mosti, di cui solo i primi tre, i migliori, vengono utilizzati per la produzione delle bollicine (il quarto e il quinto vengono rispettivamente ceduti a terzi e destinati alla produzione di distillati).
Poi, dopo una fase in acciaio, il passaggio nel legno, in barrique che devono avere minimo 6 anni di utilizzo, e se possibile anche più vecchie, in modo da non cedere sostanze al vino.
L’obiettivo è quello di creare nettari che raccontino in maniera inconfondibile lo stile del territorio e dell’azienda, e che sappiano coniugare al gusto e all’eleganza anche una grande longevità.

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