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IL GUSTO? SI PUO' MISURARE CON LA RISONANZA MAGNETICA. UNA DELLE NOVITA' DEL II FORUM EUROPEO SULLA QUALITA' ALIMENTARE

Arriva la risonanza magnetica del gusto: a Orvieto, dal 3 al 4 giugno, si potrà misurare la qualità agroalimentare, vedendo quali sono le parti del cervello che si attivano degustando un pezzo di formaggio o sorseggiando un bicchiere di vino.

"Se il consumatore vedrà con i propri occhi quello che succede alla sua testa, forse sarà più semplice far capire che una sana e corretta alimentazione non è essenziale solo per il corpo, ma anche per la mente". E' il presidente della Fondazione Qualivita, Paolo De Castro, a illustrare, all'Agenzia Ansa, una delle novità che caratterizzeranno il secondo Forum Europeo sulla Qualità Alimentare, un momento di confronto a tutto tondo in cui verrà declinato il concetto di qualità.

Si va dalla fase della produzione a quella di tutta la filiera, dalla percezione e l'educazione con particolare attenzione per il marketing, al ruolo fondamentale che devono ricoprire le istituzioni. Il tutto si traduce in quattro gruppi di lavoro: comunicazione, educazione, alleanze e regole. Qualità, un termine ormai così abusato.

"Oggi c'é tanta confusione. Le campagne pubblicitarie ormai sono in grado di trasmettere valori e sensazioni immateriali percepiti senza essere realmente provati. Una buona strategia di marketing può davvero trasformare un prodotto di bassa qualità in un'eccellenza di mercato". E' una questione di educazione alimentare. "Certamente, e più avremo consumatori educati, che sanno riconoscere quello che mangiano, più avremo possibilità di vincere la sfida della globalizzazione. E' l'unica arma che abbiamo e ognuno deve attivarsi per la propria parte. Se manca la percezione della distintività tra un prodotto e l'altro, vincerà sempre chi produce a prezzi più bassi e quindi non l'Italia.

Certo, il made in Italy costa di più, ma perché vale di più. I nostri prodotti sono mediamente più buoni, più curati, sottoposti a maggiori controlli e godono di una tipicizzazione che li rende unici. E tutto questo si paga, il giusto ma si deve pagare. Ad un patto: che si spieghi al consumatore da dove nascono le differenze di prezzo che poi ritrovano sullo scaffale". Ma dove sta la qualità nella materia prima o nel prodotto finito? "E' un primato conteso tra agricoltori, industriali e commercio".

La grande distribuzione resta un tasto dolente in Italia. "Se vogliamo trasformare in opportunità i prodotti del territorio, dobbiamo dedicare più tempo alla parte commerciale. Ci siamo sempre preoccupati di produrre al meglio, ma non a come vendere il prodotto. Un tema questo che coinvolge tutto il sistema-Paese; basti pensare che in Italia abbiamo 23 facoltà di agraria, mentre in Francia ce ne sono appena 6, mentre non abbiamo o quasi scuole di marketing agroalimentare. Ci sono agricoltori che producono ottimi pomodori, pensando che poi qualcuno si occuperà di venderli. Se non arrivi allo scaffale é tutto inutile".

E questo perché succede? "Per carenza culturale, eppure è proprio la commercializzazione la parte preponderante nella filiera. Siamo nelle mani della grande distribuzione, con cui dobbiamo imparare a conviverci nella maniera migliore, non ci sono alternative. Siamo ancora lontani da fenomeni degli Usa dove la Gdo rappresenta il 92% del mercato o l' 80% del Nord Europa:; in Italia, unico Paese in cui c'é ancora un piccolo spazio al commercio tradizionale, siamo intorno al 50-55% con una grossa forbice tra Nord e Sud".

Alleanza dunque soprattutto con gli stranieri, visto che la maggior parte delle catene non sono italiane. "Per vendere nei supermercati occorre volare a Parigi. Ben venga l'accordo fatto in Puglia per l'uva da tavola con la Coop Italia: in due settimane 600 punti ne hanno venduta per 17.000 tonnellate; un'operazione in cui tutti ci hanno guadagnato. Un episodio che deve fare da apripista a tutte le filiere".

E le istituzioni come si collocano in questo circuito? "Sono loro che devono garantire la qualità, stabilendo non dazi, ma regole condivise e uguali per tutti, perché la competitività deve essere giocata ad armi pari. Un argomento che verrà affrontato l'ultimo giorno dei lavori".

Fonte: Ansa

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