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VINO E GRANDI OPERE

Il Ministro Toninelli apre a revisione Tav in Lugana, Irpinia del vino vs impianto di compostaggio

A difesa del territorio del Greco di Tufo i Comuni, il Consorzio dei Vini d’Irpinia e produttori come Mastroberardino e Feudi di San Gregorio
FEUDI SAN GREGORIO, IRPINIA, MASTROBERARDINO, Italia
I produttori di Irpinia a tutela del territorio della Docg del Greco di Tufo

Tra grandi opere, più o meno realmente necessarie ed utili che siano, e territori del vino, spesso il rapporto non è dei migliori. Anche perché il valore culturale, storico ed economico del vino stesso è intimamente legato alla bellezza e all’integrità dei luoghi in cui viene prodotto. E così, come successo di recente nel territorio del Lugana, dove il Consorzio che tutela uno dei vini bianchi di maggior successo nel mondo ha chiesto un ripensamento del progetto dell’alta velocità tra Brescia e Verona (che prevede la realizzazione di 42 chilometri di ferrovia in 7 anni, che comporterebbe anche il “taglio” di alcune decine di ettari di vigneti della denominazione, con un investimento già stanziato dal Cipe di 2,49 miliardi di euro), trovando di recente l’apertura alla rimessa in discussione del progetto da parte del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, ora ad alzare gli scudi sono i produttori d’Irpinia, in Campania. Motivo del contendere, l’impianto di compostaggio che si prevede di realizzare a Chianche, nel cuore di uno dei territori più importanti del vino della Regione, il cui sindaco Carlo Grillo ha inviato ai Comuni di Petruno Irpino, Pietrastornina, Roccabascerana e alle Asi di Avellino e Benevento, per comunicare che l’ufficio tecnico comunale di Chianche ha aperto una manifestazione d’interesse, con cui procedere all’affidamento della progettazione definitiva dei lavori della realizzazione di un impianto di compostaggio dei rifiuti organici di tipo aerobico, come disciplinato dalla Regione Campania. Secondo i proponenti del progetto, l’impianto, del valore di oltre 14 milioni di euro euro, una volta entrato in funzione avrà una capacità di smaltimento di 35.000 tonnellate all’anno di umido. Ma produttori di vino e sindaci dei Comuni circostanti non ci stanno. “L’area Docg del Greco di Tufo va tutelata in tutti i modi e non può essere messa a rischio da nuovi investimenti che mal si conciliano con un territorio che fa del patrimonio naturalistico e ambientale il suo principale punto di forza”, ha detto nei giorni scorsi il presidente del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia Stefano Di Marzo, che si è unito ai Comuni e alle Associazioni per la tutela della Valle del Sabato, che hanno dato vita ad un comitato per contrastare, anche legalmente, il percorso stabilito dalla Regione Campania (i Comuni di Torrioni, Altavilla Irpina, Petruro Irpino, Ceppaloni, Tufo e Santa Paolina hanno già presentato ricorso al Tar della Campania contro la Regione Campania e il Comune di Chianche per chiedere l’annullamento, previa sospensione, della delibera relativa alla programmazione di interventi di realizzazione di impianti per il trattamento della frazione organica a valere sulle risorse Fsc 2014/2020). “Non è difficile immaginare quelli che possono essere gli effetti negativi per il settore primario. La nostra provincia - continua Di Marzo - non può permettersi il lusso di mettere a rischio uno dei settori di riferimento della nostra economia. I vini irpini sono riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo anche per il connubio vincente che li lega ad un territorio che resta in buona parte incontaminato”.
Parole a cui si sono aggiunte quelle di due tra le più importanti cantine del territorio e d’Italia, Feudi di San Gregorio, guidata da Antonio Capaldo, e Mastroberardino di Piero Mastroberardino. Secondo l’Articolo 1 del Testo Unico del Vino, “il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale”, ha ricordato Mastroberardino, secondo il quale la decisione di realizzare un impianto come quello di Chianche, “è come se domani i decidesse di installare un impianto del genere negli scavi di Pompei. Credo che sia un’ipotesi che non sia mai passata nella testa di nessuno. Ecco, credo che si debba finalmente capire che anche le nostre produzioni di qualità, piaccia o meno, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da salvaguardare in tutti i modi”.
“Come già ricordato dal Presidente del nostro Consorzio, occorre tutelare l’area Docg del Greco di Tufo, vera eccellenza internazionale dell’Irpinia” sottolinea Antonio Capaldo. “In questi anni noi produttori abbiamo investito tantissimo per far conoscere il nostro territorio e farlo visitare, raccontando come e dove nascono i nostri vini. Non si tratta di una battaglia ambientale “di retroguardia” ma della volontà di continuare a far crescere una filiera economica che ha ancora prospettive importantissime di sviluppo e che in Irpinia beneficia oggi di un contesto naturale unico. In un mondo in cui tutti i territori vitivinicoli lavorano per presentarsi al meglio ai consumatori, sarebbe un errore clamoroso e probabilmente non recuperabile procedere con questa iniziativa”.

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