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LA RICHIESTA

Il sistema a “tre livelli” di distribuzione per vino e alcool in Usa “non funziona, serve cambiare”

L’appello, lanciato dalla Nawr, associazione nazionale dei commercianti, favorevole alla vendita diretta da parte dei produttori
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Negli Usa la vendita e distribuzione degli alcolici è regolata con il “three tier system”

Delineare un approccio più moderno alla regolamentazione del mercato degli alcolici negli Stati Uniti, primo mercato del vino al mondo (con un valore stimato di 107 miliardi di dollari al consumo, secondo l’agenzia di ricerca di mercato BW166) e primo mercato del vino italiano (oltre 1,7 miliardi di euro nel 2023) avvicinandolo ai tempi di oggi e quindi ad un’industria che è anche tecnologia senza dimenticare le preoccupazioni attuali, ad iniziare da un consumo consapevole che guarda alla moderazione. Svecchiare un sistema che è in vigore ormai da novant’anni, nato in un clima ancora influenzato dal proibizionismo, è la proposta che viene dalla National Association of Wine Retailers (Nawr), associazione di categoria nazionale che rappresenta i rivenditori di alcolici fisici degli Stati Uniti, che operano su Internet, i club del vino e le case d’asta.
Una “rivoluzione” probabilmente difficile da far passare (senza contare che le regolamentazioni interne variano poi da Stato a Stato, e in alcuni casi ci sono anche regimi di monopolio, ndr), ma che sarebbe copernicana, e che si fonda sul fatto che i principi alla base del sistema a “tre livelli” (“three tier system”) non affrontano le principali preoccupazioni economiche, sociali e politiche dell’America del ventunesimo secolo, una società che non ha similitudini con le condizioni presenti tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo per cui fu creato il sistema a tre livelli, vietando di fatto i legami tra chi vino e alcolici li produce, e chi li vende al consumatore finale. Questo fa riferimento ad un meccanismo di distribuzione degli alcolici dove il produttore di alcol (il primo livello) vende il vino ad un distributore (il secondo livello) che a sua volta lo cede ad un rivenditore, che può essere, ad esempio, un negozio oppure un ristorante (il terzo livello). La figura dell’intermediario diventa quindi fondamentale, senza dimenticare che il vino che arriva da fuori dagli Stati Uniti (che vale circa il 30% del mercato americano, con Italia e Francia a contendersi la leadership con quote, in entrambi i casi, di oltre il 30% a testa tra i vini stranieri) deve tenere conto anche dell’importatore. Con costi, peraltro, che si moltiplicano molte volte dalla cantina allo scaffale.
In ogni caso, La National Association of Wine Retailers ha pubblicato un nuovo “libro bianco” (“Modernizing Alcohol Regulation”) che valuta i vecchi presupposti e gli obiettivi che motivavano il periodo del post-proibizionismo, delineando poi uno sguardo ritenuto più vicino ai consumatori di oggi perché quello attuale “non affronta le questioni contemporanee relative alla vendita e al consumo di alcool”. Per Tom Wark, direttore esecutivo Nawr, “un’ampia discussione sulle significative debolezze del sistema a tre livelli è attesa da tempo”. Ed ancora, “l’arcaico sistema, a tre livelli, non solo ostacola l’innovazione nel settore ma non riesce ad attirare l’attenzione sulle preoccupazioni e sui desideri più importanti dei consumatori e sta portando a pratiche anticoncorrenziali che danneggiano produttori, rivenditori, importatori, consumatori e anche piccoli distributori.
Il libro bianco tenta di focalizzare nuovamente l’attenzione sulle questioni più importanti che l’industria e la società delle bevande alcoliche devono affrontare”. Sono stati identificati quattro punti e quindi degli obiettivi adeguati per un sistema di regolamentazione dell’alcol in questo periodo storico. Si va dall’incoraggiare un consumo responsabile di alcool al finanziare il Governo attraverso la riscossione efficiente delle accise; dall’incoraggiare un mercato competitivo e non discriminatorio per la vendita e la distribuzione di alcool (e quindi che i produttori e gli importatori autorizzati possono vendere direttamente a consumatori, rivenditori o grossisti, indipendentemente dalla loro dimensione produttiva e che tutti i rivenditori autorizzati possono acquistare direttamente dai produttori, importatori e grossisti) al fornire ai consumatori un accesso equo al mercato dei prodotti alcolici.
“È vero che i sistemi, le tradizioni e i costumi che resistono alla prova del tempo generalmente lo fanno perché apportano una sorta di beneficio agli individui e alla società - si legge nelle conclusioni del libro bianco “Modernizing Alcohol Regulation” - tuttavia è anche vero che i sistemi di lunga data possono continuare ad esistere grazie all’inerzia, al conforto della familiarità ed alle macchinazioni coercitive dei beneficiari del sistema. La continua esistenza del sistema a tre livelli come paradigma di governo del sistema di regolamentazione dell’alcol sembra essere in gran parte un caso di quest’ultima spiegazione”.

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