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IL VELINO

Vino “piccolo lusso” quotidiano: solo 2,6% spende fino a 10 euro Roma, 06 APR (Il Velino) - Il vino, anche in tempi di crisi, può essere un “piccolo lusso” quotidiano, molto meno costoso di tanti altri sfizi che ci sembrano economici, ma che, a conti fatti, in termini assoluti non lo sono affatto. L’analisi di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli enonauti italiani, verte proprio sul valore percepito di alcuni prodotti, completamente distorto dalle strategie di marketing: alcune merci sono infatti considerate nell’opinione comune molto care, in termini di valore assoluto, mentre in realtà costano meno di tante altre considerate a buon mercato. Se ben il 73 per cento degli italiani afferma di amare il vino - che sarà protagonista assoluto a Vinitaly, a Verona dall’8 al 12 aprile, uno degli eventi più importanti dell’enologia internazionale - quando si tratta di mettere mano al portafoglio le cose cambiano. Per una bottiglia di vino quotidiano, il 53,1 per cento vorrebbe spendere tra i 2 e i 4 euro (addirittura il 20,7 per cento starebbe volentieri sotto i 2 euro). Il 17,3 per cento prevede tra i 4,5 e i 6 euro, ma solo il 2,6 per cento sarebbe disponibile a spendere tra gli 8,5 e i 10 euro. Solo l’1,4 per cento andrebbe sopra i 15 euro. (indagine del Centro Studi Vinitaly-Verona Fiere con BocconiTrovato&Partners sull’identikit del consumatore di vino italiano). Ma prendiamo proprio il caso di una bottiglia da 15-20 euro nello scaffale di un supermercato, giudicata cara. Un pacchetto di gomme da masticare, acquistato nello stesso supermercato, a poco più di un euro, sembra una spesa da niente. Ma quelle gomme da masticare costano la bellezza di 40 euro al chilo. Certo, il valore d’uso dei due prodotti é completamente diverso, e questo determina la diversa percezione del costo, più o meno caro, ma la differenza di valore assoluto é abissale. Eppure nessuno si fa scrupoli ad acquistare i chewingum, mentre tanti titubano davanti alla bottiglia di vino. In molti sono incerti anche davanti ad una etichetta da 6-7 euro. Di contro, assistiamo al boom degli “energy drink” (+15 per cento nel 2009): una lattina da 225 ml, al supermercato, costa circa 1,50 euro. Il che vuol dire che al litro, per quella bevanda prodotta in maniera industriale in milioni di litri, si spendono 6-7 euro. Se si passa all’acquisto nei bar, luogo d’elezione per il consumo di questo prodotto, la stessa lattina la ritroviamo a 2,80-3 euro (oltre 12 euro al litro). Eppure, soprattutto i più giovani, la considerano meno costosa di un buon vino. Un buon bicchiere di vino contro il logorio della vita moderna, per rallentare i ritmi e recuperare un pò di calma? Se sembra costoso mescerne uno da una bottiglia da 10-11 euro, deve sembrare davvero più economico farsi un piatto di insalata di “quarta gamma”, pronta da condire e mangiare appena tirata fuori dalla busta (consumi cresciuti dell’11 per cento nel 2009): quasi 2 euro per 150 grammi, ovvero 13 euro al chilo, contro l’1,70 euro della classica insalata da lavare, tagliare, preparare. Ma un buon bicchiere di vino può essere consumato non solo ai pasti, di tanto in tanto. Può essere anche uno sfizio “estemporaneo”, una sorta di piccola gratificazione che spezza la routine di una giornata. Proprio come la cioccolata, i cui consumi sono aumentati del 12 per cento nel 2009. Certo, é più “pratica” di un buon bicchiere, forse anche più golosa. E costa meno. O almeno dovrebbe: quel cioccolatino, buono ma industriale, che si acquista di solito a fine spesa, negli espositori strategicamente collocati davanti alla cassa, ha un prezzo piccolo piccolo. Però a ben vedere, costa anche 30 euro al chilo. E arriva anche a 50 se si compra al bar o in drogheria, magari per accompagnare un buon caffé. E a 50 euro alla bottiglia, di grandi vini ce ne sono davvero tanti.

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