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Il vigneto di Baver, tra gli ultimi esempi di coltivazione di “vite maritata”, e minacciato da una modifica al piano urbanistico del Comune di Godega Sant’Urbano, posto sotto vincolo da Ministero dei Beni Culturali

Italia
Ecco la vite maritata a Baver

Di questi tempi, sentire che la storia e la cultura la vincono su pragmatismo ed economia, fa notizia. Come successo a Baver, borgo frazione del Comune di Godega Sant’Urbano, nel Trevigiano, dove dimora uno storico vigneto, di età napoleonica, e tra i pochi casi dove si può ancora vedere la “vite maritata”, forma di coltivazione ormai abbandonata, con le vigne avvinghiate (maritate, appunto) ad altri alberi, spesso da da frutto. Un variante del piano comunale approvata ad agosto 2012, aveva reso edificabile la parte più antica del vigneto. Ma dopo una sollevazione popolare e diverse azioni legali, promosse in primis dall’associazione Borgo Baver, il vigneto, dove si trovano viti centenarie di Prosecco, Verdiso, Clinto e Bianchetta, è stato sottoposto, in questi giorni, a vincolo da parte della Soprintendenza, con tanto di decreto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
“Un bene che si può classificare come uno degli ultimi residui di un’antica forma di conduzione agricola e che nella sua configurazione assomma valori di paesaggio agricolo di particolare rilevanza e valori di carattere etnoantropologico tali da motivare l’azione di tutela che si esplica nella dichiarazione di importante interesse culturale”, si legge in una nota del Ministero.

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