
In tempi in cui i mercati del vino storici sembrano segnare un po’ il passo, e con tensioni commerciali globali in atto, tra dazi e contro dazi, che rischiano di cambiare lo scenario in pochi giorni, diversificare è, più che mai, una parola d’ordine. Come sta cercando di fare il sistema vino italiano con la sua piattaforma fieristica più importante, Vinitaly, che, nei giorni scorsi, ha fatto tappa in India, a Nuova Delhi. Capitale di un Paese enorme e complesso, da 1,5 miliardi di abitanti, in cui le divisioni tra classi sociali sono ancora fortissime, e dove il mercato del vino è ancora piccolo, ma promettente: in India il vino italiano esprime un valore al dettaglio di 33 milioni di dollari statunitensi (tasse incluse) con una quota di mercato sull’import che sfiora il 17%. Si tratta del terzo fornitore a valore in un mercato da 418 milioni di dollari, spiega Vinitaly, dominato in volume dai vini domestici (77%) che rappresentano una quota a valore del 50%. A volume l’Italia rappresenta il secondo player dei prodotti d’importazione con circa un milione di litri, mentre a valore è dietro ad Australia (share al 30%) e Francia (19%). La criticità è data dal posizionamento del vino tricolore, per il 70% legato a prodotti entry level, con la Francia che presidia il segmento premium. In forte crescita, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Iwsr, la tipologia spumanti italiani, che entro il 2028 vedrà raddoppiare le proprie vendite raggiungendo quota 20 milioni di dollari. Numeri questi, destinati con ogni probabilità ad una sostanziosa revisione al rialzo, sottolinea ancora Vinitaly, una volta finalizzato l’accordo di libero scambio annunciato dal Primo Ministro indiano, Narenda Modi, e dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la cui firma è prevista entro la fine di quest’anno.
“In un contesto di guerre commerciali in forte ascesa - ha dichiarato il presidente Veronafiere, Federico Bricolo - guardiamo con interesse la partnership strategica tra India e Unione Europea annunciata pochi giorni fa. Ad oggi le vendite di vino italiano in India sono marginali se confrontate con il business complessivo dei nostri prodotti nel mondo, che nel 2024 hanno superato gli 8 miliardi di dollari di export. Ma siamo convinti che l’India possa rappresentare un mercato di sbocco sempre più importante per una bevanda, come il vino, da sempre simbolo di moderazione nei consumi di alcol. Il nostro Osservatorio Unione Italiana Vini-Vinitaly stima, infatti, una crescita dei consumi del 40% tra il 2024 e il 2028. Una prospettiva che, grazie ai nuovi accordi bilaterali, potrebbe riservare incrementi maggiori”.
“Con Vinitaly rappresentiamo il vino italiano e il principale Paese produttore al mondo per varietà che è l’Italia. La nostra fiera è il primo evento al mondo di promozione del vino italiano con 90.000 operatori dei quali oltre un terzo provenienti da 140 nazioni in media ogni anno a Verona - ha sottolineato il dg Veronafiere, Adolfo Rebughini - a Vinitaly i buyer indiani sono già ospiti fissi, oltre un centinaio quelli presenti all’ultima edizione, ma non basta: auspichiamo di rendere la partecipazione sempre più centrale. Siamo qui, infatti, per promuovere il vino italiano con alcune compagini di primaria importanza, ma anche per alzare il livello di partnership con un rapporto continuativo e preferenziale con l’obiettivo di selezionare e attirare sempre più operatori professionali al Vinitaly. L’India è un Paese in forte crescita economica e conosce meglio di altri tra quelli asiatici la cultura e le tradizioni occidentali, che in parte già condivide”.
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