Con la firma del Presidente del Consiglio, arriva il via libera all’ingresso di 80.000 lavoratori stagionali fortemente atteso nelle campagne dove stanno per iniziare i lavori di preparazione e raccolta della primavera. Lo comunica la Coldiretti nel sollecitare ora la rapida pubblicazione del provvedimento in “Gazzetta Ufficiale” e la necessaria ripartizione delle autorizzazioni di ingresso tra le regioni poiché la mancanza di personale adeguato rischia di danneggiare settori di grande rilevanza per il made in Italy agroalimentare.
La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari - sottolinea la Coldiretti – troverà occupazione in agricoltura che, insieme al turismo e all’edilizia, è il settore con maggiori opportunità occupazionali per questi lavoratori sopratutto per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti. Anche quest’anno è prevista la procedura informatica con domande di ingresso on line che evitano le lunghe file alle poste del passato, secondo la Coldiretti che nel 2008 è stata l'associazione che ha presentato il maggior numero di domande ed è impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere le richieste dei datori di lavoro.
Come nel 2008, il decreto dovrebbe permettere l’assunzione per lavori stagionali di cittadini non comunitari originari di Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Macedonia, Croazia, India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina, nonché di Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria come Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia, Egitto e i cittadini stranieri non comunitari titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2006, 2007, 2008.
Con il 10% di extracomunitari sul totale dei lavoratori agricoli è nelle campagne, dove la presenza di immigrati evidenzia una incidenza tra le più elevate dei diversi settori economici, secondo il XVIII Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione. Sono 98.155 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati come extracomunitari negli archivi Inps ed appartengono a 155 diverse nazionalità anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura - sostiene la Coldiretti - sono principalmente nell’ordine gli albanesi (15%), i rumeni (12%) e, a sorpresa, gli indiani (10%) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l’abilità e la cura che garantiscono alle mucche.
Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono diventati indispensabili come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana o del pomodoro in Puglia. Si tratta di un evidente dimostrazione che gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabili per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo.
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