9,9 miliardi di euro: tanto valgono i terreni agricoli italiani in mano alle amministrazioni pubbliche che hanno addirittura incrementato in valore di queste attività del 31% negli ultimi quindici anni. A rilevarlo è la Coldiretti, sulla base del report Istat sulla ricchezza non finanziaria in riferimento al piano di privatizzazione annunciato dal Governo nella manovra che riguarda anche le proprietà fondiarie. Si tratta spesso, sottolinea la Coldiretti, di terre fertili anche di grandi dimensioni che, però, il più delle volte sottoutilizzate, in quanto prive di una conduzione imprenditoriale capace di valorizzarle adeguatamente, con idee e soluzioni adatte al mercato. Inoltre, continua la Coldiretti, dopo cinque anni di continue svalutazioni il prezzo della terra in Italia è tornato ad aumentare: nel 2017 ha superato i 20.000 euro per ettaro, anche se con una forte differenziazione territoriale. Nel Nordest infatti si registrano valori sopra i 40.000 euro per ettaro, nel Mezzogiorno invece si scende ad una media tra gli 8.000 e i 13.000 euro ad ettaro.
Le iniziative pubbliche per rimettere in circolazione terreni a favore di imprese agricole desiderose di sviluppare le proprie attività, aggiunge la Coldiretti, comunque non sono mancate: un particolare riguardo c’è stato verso i giovani, con iniziative come Terrevive o la Banca della terra nazionale curata da Ismea (con l’ultimo bando in scadenza il 2 dicembre). “L’affidamento di questi terreni deve essere orientato verso le imprese agricole per evitare le speculazioni e sostenere la competitività del settore” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si toglierebbe così alla pubblica amministrazione il compito improprio di coltivare la terra con il vantaggio di rispondere alla voglia di crescita delle imprese agricole anche per quelle guidate da giovani per i quali la mancanza di disponibilità di terreni da coltivare rappresenta il principale ostacolo all’ingresso nel settore”.
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