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In un’annata da dimenticare difficilmente il tartufo bianco riuscirà a soddisfare i suoi estimatori: scarsissima quantità, incerta la qualità, con prezzi già adesso ben oltre 2.500 euro/kg. Cresce anche la richiesta di più cura per i suoi territori

Non Solo Vino
Annata da dimenticare anche per il tartufo bianco, nella foto di Stefania Spadoni

Emblema del piacere a tavola, difficilmente, il tartufo bianco italiano, riuscirà a soddisfare i suoi molti estimatori, in un’annata da dimenticare come per le altre colture agricole a causa del gran caldo e della siccità. Scarsissima la quantità, scarso il numero di tuberi riusciti a crescere nei terreni aridi e duri, con le dimensioni delle pezzature piccole e “asciutte”, la qualità ancora non sembra esserci, ma i prezzi sono già alle stelle perché la richiesta resta sempre alta: 2.500 euro al kg, in media. Da Alba, “capitale” del Tuber Magnatum Pico, alla vigilia della “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco” n. 87, il più grande contenitore di appuntamenti dell’autunno piemontese attorno al Mercato mondiale, nelle colline delle Langhe-Roero e Monferrato Patrimonio dell’Unesco (il cartellone di eventi con il claim “Tagliato per il design” sarà svelato domani, a Roma, dalla Fiera, in programma dal 7 ottobre al 26 novembre; www.fieradeltartufo.org), Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo, spiega a WineNews come “l’estate caldissima, con temperature alte continue e precipitazioni scarsissime, nulle in certi territori, ha creato una partenza molto difficile. Tra fine agosto e inizio settembre, con il ritorno dell’escursione termica giorno-notte e qualche condizione di umidità in più, la situazione è migliorata, ma le spore, si sa, non sviluppano in 24 ore, ci vogliono settimane. L’annata sarà comunque scarsa, difficile da recuperare, come nel 2003. Ma la richiesta, ovviamente, è alta, e in media già si superano i 2.500 euro/kg, e si arriva a 4.500 euro/kg per gli esemplari più pregiati”. Questo vuol dire, che, sottolinea il presidente dell’Unione delle Associazioni Trifulau piemontesi Agostino Mario Aprile, “all’apertura della Fiera saremo sui 3.500-4.000 euro/kg”.
Ma di fronte ad un’annata e ad un clima così difficili, “a crescere è anche la sensibilità verso i “delicati” territori del tartufo e la loro cura, necessaria se lo si ama - aggiunge il presidente del Centro Studi, che con la campagna di crowdfunding “Breathe the Truffle” ha raccolto ad oggi 17.500 euro per il recupero delle tartufaie (tre quest’estate, ndr), di pari passo con la candidatura della “Cultura del Tartufo” a Patrimonio Immateriale Unesco con le Città del Tartufo - che da un lato dovrebbe interessare i piani di sviluppo regionali, dall’altro i cercatori stessi. Infine, rendere il consumatore consapevole che si tratta di un prodotto di libera cerca, che non è coltivato, e delle tradizioni che vi stanno dietro”. Ricercatissimo dai migliori chef al mondo e per accompagnare grandi vini - anche per questo la prestigiosa Asta Mondiale, di scena al Castello di Grinzane Cavour il 12 novembre, sarà, quest’anno, ancora più ambita ed attesa - fonte di ispirazione, con i suoi territori, per ogni forma d’arte, non va dimenticato infatti che il tartufo è un importante indicatore di biodiversità e la gestione dei boschi in chiave tartufigena rappresenta un beneficio per l’intero territorio.
Ma le Langhe non solo l’unico tra i territori più vocati al pregiato tubero in Italia, ad aver da sempre ispirato pittori, poeti e fotografi. Dalle Crete Senesi nella Val d’Orcia Patrimonio Unesco, a San Giovanni d’Asso - ora compreso nel territorio del Brunello di Montalcino - Paolo Valdambrini, alla guida dell’Associazione dei Tartufai Senesi, conferma “una pessima annata per il tartufo bianco, in quantità e per dimensioni delle pezzature, secche ed asciutte a causa della mancanza di pioggia ed umidità, seppur profumatissimi. Le ultime precipitazioni sono state abbondanti, ma il terreno con le belle giornate e le temperature non ancora autunnali, è già asciutto, difficile da scavare e fiutare. Per i prezzi, si va da 2.000 ad oltre 2.500 euro/kg”. Qui, la “Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi”, all’edizione n. 32, sarà di scena dall’11 al 19 novembre (www.mostradeltartufobianco.it). Anche nell’altra patria del bianco in Toscana, a San Miniato, “a stagione di raccolta iniziata si trovano pochi tartufi, e i prezzi sono già alle stelle, con partenza tra 1.000-2.000 euro/kg, indice di un’annata difficile. Tra siccità e piogge scarse, le premesse non sono delle migliori, ma per trarre conclusioni c’è da aspettare che la raccolta entri nel vivo, dalla metà di ottobre alla metà di novembre, quando sapremo quanto è stato trovato”, dice Renato Battini, presidente Associazione Tartufai delle Colline Sanminiatesi, dove la “Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato”, edizione n. 47, è di scena dall’11 al 26 novembre (www.sanminiatopromozione.it).
Da un territorio vocato all’altro, lo scenario non cambia: anche in Umbria, “in un’annata tanto siccitosa la raccolta è difficile e non si trova molto tartufo - sottolinea Mauro Severini, commissario della Comunità Montana Alta Umbria che organizza l’edizione n. 38 di “Il Tartufo Bianco. Mostra Mercato Nazionale” a Città di Castello, dal 27 al 29 ottobre (www.iltartufobianco.it) - ma si parte già da prezzi che vanno dai 1.500 euro ai 2.000 euro/kg. Le ultime speranze sono riposte nella pioggia, se arriverà, e nella Luna nuova”. “È davvero un’annata difficile, con il bosco ed il territorio in sofferenza già da aprile per la siccità e le alte temperature. Per adesso siamo praticamente a zero tartufi, forse andrà meglio più avanti - spiega Paolo Topi alla guida dell’Associazione Nazionale Conduttori Tartufaie di Acqualagna, nelle Marche, dove la “Fiera nazionale del Tartufo Bianco d’Acqualagna” è in programma dal 29 ottobre al 12 novembre (www.acqualagna.com) - ma la corsa ad accaparrarseli è già iniziata e fatto salire i prezzi oltre i 2.000 euro/kg. Ma bisogna stare attenti alla qualità, ed è meglio aspettare almeno la metà di ottobre. A questo si aggiunge un altro aspetto: annate come queste fanno riflettere su una maggiore tutela del tartufo e del suo ambiente, minacciati e ridotti dall’avanzamento dell’agricoltura intensiva e dal disboscamento. Abbiamo un patrimonio che nessun altro ha, e il dovere di proteggerlo e sostenerlo perché sia ancora più ricco”.

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