Durante la pandemia, è stato detto da più parti e da più fonti che, chiusi in casa, annoiati e senza la possibilità di incontrarci in bar e ristoranti, alla fine abbiamo addirittura bevuto più del solito. Ma è realmente così? È la domanda che si sono posti in tanti, un po’ in tutto il mondo, specie ovviamente nell’industria del wine & spirits. Ebbene, la risposta, secondo l’analisi dell’Iwsr sui 19 principali mercati di consumo al mondo è: no. Il mondo, alla fine del 2020, perderà l’8% dei consumi complessivi di alcolici a volume, con la sola eccezione di Stati Uniti e Canada, che registreranno, invece, una crescita del 2%. Per il vino, come rivelano i dati disgregati analizzati da WineNews, il calo è un po’ più consistente della media, e si attesta in un -9,3% complessivo. Che, così, va anche ad impattare sulle previsioni di lungo periodo, con il trend del periodo 2019-2024 rivista al ribasso, e anch’essa in calo: -1,3% annuo. In questo contesto, l’Italia fa anche peggio. Nel 2020 i consumi di vino nel Belpaese lasceranno sul terreno il 19,5%, per una perdita, tra il 2019 e il 2024, del -3,2% annuo.
Impressionante, e non poteva essere altrimenti, il crollo dei consumi del travel retail, il canale cioè di aeroporti, stazioni, aree di sosta, che perde il 68% dei consumi di alcolici. In generale, i consumi domestici, detto delle eccezioni di Usa e Canada, non riescono a compensare i cali del fuori casa. Ma c’è chi ci si avvicina, come l’Australia, che alla fine limita all’1% la perdita dei volumi consumati. Chi fa peggio, in termini percentuali, è il Sudafrica, che in lockdown ha vietato la vendita di alcol anche nei negozi al dettaglio e in Gdo: una misura draconiana che è valsa un -34% degli alcolici consumati nel Paese. Crollano anche Turchia, con un calo superiore al 25%, India e Messico, che perdono oltre il 15%. In un mercato importante come quello della Gran Bretagna, invece, il calo previsto dall’IWSR a volume sarà del -10% per il 2020, ma se birra, vodka, gin e scotch chiuderanno in territorio negativo, il vino fermo segnerà una ulteriore crescita.
La pandemia, inoltre, ha dato una bella spinta ai cosiddetti “Ready to Drink”, ossia i premiscelati, in lattina o in bottiglia, tanto di moda negli Stati Uniti. Ma anche alla birra analcolica, che proprio in Uk crescerà ad un ritmo del +4% annuo tra 2019 e 2024. Anche in Russia e Polonia, dove il calo globale dei consumi di alcolici nel 2020 sarà del -1% e del -6%, la birra analcolica è destinata a volare: +12% annuo. Dove le misure dei governi sono state più stringenti, come in Spagna, dove il 70% dei consumi avviene abitualmente fuori casa, il calo sarà più consistente: si prevede un -16% a fine anno. Così come in Sudafrica, anche l’India ha vietato la vendita di alcolici durante il lockdown, e perderà il 22% dei consumi. La Cina, dopo un tracollo iniziale, ha vissuto un importante rimbalzo dei consumi di alcolici, che chiuderanno con una perdita limitata al -9%. Insomma, durante la pandemia, si è bevuto decisamente meno, e salvo rare eccezioni i consumi domestici non hanno saputo sopperire al calo dell’on premise. Adesso, come ricorda l’Iwsr, di fronte c’è un 2021 ricco di sfide e difficoltà, dal calo del potere d’acquisto di tanti consumatori alla marcia indietro della premiumisation.
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