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RICONOSCIMENTI

José Vouillamoz: “la cultura viva del vino italiano eredità che sono privilegiato di tramandare”

Così l’ampelografo svizzero, tra i vincitori del “Premio Masi” 2025, che hanno firmato la storica botte di Amarone alle cantine Masi in Valpolicella

Progresso e conflitti: è questo uno dei paradossi del presente, che, da un lato, è segnato da un avanzamento tecnologico esponenziale, alimentato soprattutto dall’Intelligenza Artificiale, e, dall’altro, si confronta con l’acuirsi di scontri a tutti i livelli, che alimentano una situazione che mette in pericolo non solo la pace, ma anche molte delle conquiste civili, culturali, sociali ed economiche faticosamente raggiunte nell’ultimo secolo. È il pensiero che accomuna l’ampelografo e genetista svizzero José Vouillamoz (Premio Internazionale Masi Civiltà del Vino), il politologo francese Gilles Kepel (Grosso D’Oro Veneziano), l’artista Fabrizio Plessi, l’imprenditore vicentino Alberto Bombassei e la scrittrice triestina Federica Manzon, i vincitori del “Premio Masi” n. 44, che, nei giorni scorsi, hanno rinnovato il tradizionale rito della firma della storica botte di Amarone nelle cantine Masi, nel cuore della Valpolicella, insieme alla Fondazione Masi, che promuove il riconoscimento.
“Ogni “Premio Masi” - ha sottolineato Sandro Boscaini, presidente Masi Agricola - non è solo un riconoscimento, ma anche la celebrazione della nostra terra, la sua storia, la sua cultura. La botte di Amarone su cui oggi i nostri premiati hanno impresso il loro segno rappresenta l’essenza di questo legame: un simbolo di qualità, passione e impegno che da sempre contraddistingue la Valpolicella e tutto il Veneto. Ogni firma che oggi vediamo su queste botti è testimonianza di legame profondo con il nostro territorio che continua a raccontare la propria storia nel mondo”. E “i premiati 2025 rappresentano al meglio il paradosso del nostro tempo - ha spiegato Isabella Bossi Fedrigotti, presidente Fondazione Masi, scrittrice e giornalista, rappresentante di una famiglia di storici vignaioli - il progresso che avanza e, insieme, la necessità di custodire le nostre radici. In loro ritroviamo quello sguardo critico e costruttivo che da sempre anima il “Premio Masi”, capace di unire tradizione e innovazione in un dialogo fecondo tra passato e futuro”.
“Aver vissuto per un anno e mezzo vicino al Veneto rende per me un vero onore ricevere questo premio. Parte della mia ricerca è stata dedicata a svelare le radici genetiche delle straordinarie varietà autoctone di vite italiane, un patrimonio unico al mondo - ha detto José Vouillamoz - questo riconoscimento celebra non solo la scienza, ma anche la cultura viva del vino italiano, un’eredità che mi sento privilegiato di poter contribuire a proteggere e tramandare”. “Dopo oltre mezzo secolo di vita accademica dedicata al mondo arabo e islamico, ricevere un riconoscimento legato a Venezia, da sempre “porta d’Oriente”, assume un valore particolare - ha sottolineato Gilles Kepel - fu, infatti, da Venezia che partii, nel luglio del 1974, per il mio primo viaggio verso Istanbul, proseguendo poi per Damasco, Libano e Egitto. In un certo senso, muovevo allora i miei primi passi nella grande tradizione orientale della città dei Dogi. Anni dopo, ho avuto il privilegio di collaborare con la Fondazione Cini, organizzando sull’isola di San Giorgio il Foro Eurogolfo tra Europei e Arabi nel 2007, e di riflettere sull’opera del cardinale Bessarione, fonte costante d’ispirazione per chi, come me, crede nel dialogo interculturale del Mediterraneo. Questo prestigioso riconoscimento suggella simbolicamente un lungo percorso universitario iniziato proprio sotto gli auspici della grande storia veneziana”.
A fare da sfondo alla cerimonia di premiazione - con pregiate bottiglie di Amarone Costasera, realizzate da maestri vetrai veneziani serigrafate in oro, e il Grosso Veneziano, creazione in oro del maestro orafo Alberto Zucchetta - Monteleone21, il nuovo “hub” di cultura del vino ed enoturismo di Masi a Gargagnago di Valpolicella, dove (dopo anche la consegna della Targa Giorgio Boscaini a Sergio Valente, importatore a Taiwan, per il contributo al successo di Masi e alla promozione dei valori veneti), in un talk condotto dal giornalista Alessandro Milan, si è parlato di “Progresso e conflitti: paradossi del presente”, una delle grandi contraddizioni del nostro tempo: se da un lato guerre e conflitti nascono dal bisogno di affermare un’identità, dall’altro i rapidi cambiamenti sociali, economici, culturali, climatici e tecnologici - comprese le trasformazioni introdotte dall’Intelligenza Artificiale - costringono l’uomo a confrontarsi con la paura di perderla o, al contrario, a costruirne una nuova. In questo scenario, la dimensione tecnologica emerge come forza da governare consapevolmente, affinché non sfugga al controllo dell’uomo, ma resti strumento del suo progresso. Allo stesso modo, i confini geografici, oggi più fluidi, diventano spazi di frattura ma anche di ridefinizione, richiedendo scelte consapevoli per trasformare i conflitti in opportunità di crescita, adattamento e innovazione. Gilles Kepel, profondo conoscitore delle dinamiche internazionali, ha messo in luce le fragilità del Medio Oriente come specchio delle tensioni globali, offrendo una riflessione attuale sul quadro geopolitico e richiamando l’urgenza di un sapere capace di guidare il progresso tecnologico verso la comprensione tra i popoli, anziché verso nuovi squilibri. Federica Manzon ha riflettuto il valore dei confini, oggi divenuti insieme luogo di incontro e di rottura, e il rapporto tra creatività e intelligenza artificiale come nuovo terreno di confronto tra libertà e limite, evidenziando come l’uomo debba confrontarsi con la costruzione o il rischio di perdita dell’identità. Fabrizio Plessi ha posto l’accento sul ruolo dell’arte come linguaggio universale capace di ricomporre le differenze, interpretando la tecnologia non come minaccia ma come strumento per restituire emozione e umanità al contemporaneo. José Vouillamoz ha rivolto l’attenzione al mondo del vino, dove le sfide del cambiamento climatico e delle tensioni commerciali globali impongono di coniugare innovazione scientifica e tutela della biodiversità, in un costante equilibrio tra progresso e tradizione. Intervenuto con un messaggio video, Alberto Bombassei ha, infine, ricordato il valore dell’innovazione come ponte tra passato e futuro, in grado di accompagnare l’uomo nella gestione dei mutamenti globali e locali.

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