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“La crisi prima della crisi”: ovvero il mondo del vino italiano e i suoi problemi non ancora risolti
di Alessandro Regoli

Pierluigi Basano, imprenditore a capo di una piccola enoteca, ci chiede lumi su alcune questioni sollecitate dal nostro “la crisi oltre la crisi” (in “La Prima di WineNews”, il 25 febbraio 2009), toccando dei punti non secondari e che rimandano a problemi strutturali del mondo del vino italiano, non ancora risolti e, a ben guardare, che fanno pensare ad una “crisi prima della crisi”.

Se da un lato, infatti, marchi importanti continuano in questo preciso momento, infischiandosene della congiuntura disastrosa, a ritoccare in alto “del 4 o del 5% i listini prezzi dei loro vini” - ci segnala Pierluigi - dall’altro nei supermercati abbonda l’offerta di vini in brick (ma anche in bottiglia) che viaggiano “su cifre nell’ordine degli 0,80 euro al litro, facendo venire più di qualche dubbio sulle reali ragioni che permettono di spuntare prezzi così bassi”. Insomma, un mondo del vino letteralmente affetto da schizzofrenia, una patologia già evidente ben prima dell’irrompere della crisi economica mondiale. Uno scenario dove, almeno ad una prima analisi, non ci sono né trucchi né inganni, ma, dove, semplicemente, le contraddizioni del mercato escono con tutta la loro virulenza, scavando un solco difficilmente colmabile tra industria e artigianato del vino, proprio in un momento in cui bisognerebbe forse cercare il modo di far interagire questi due mondi, smorzando, quanto meno, il loro naturale stato di rette parallele senza possibilità di incontro. E come se non bastasse, il mondo del vino italiano sembra anche incapace di difendersi dai pericoli reali.

Pierluigi Basano fa notare, infatti, che è in atto “una campagna feroce contro l’alcool” in cui il vino viene messo al bando insieme a “migliaia e migliaia di aziende, migliaia di enotecari” che vivono “di questo prodotto o con questo prodotto”.

La crisi in atto già sta facendo i suoi danni, ma ancora prima una campagna “a dir poco oscena sul potere omicida del vino” osserva Basano, mina costantemente l’intero comparto. Eppure, “tutti zitti: produttori, giornali di settore, commercianti, rivenditori”.

Perché? Si chiede giustamente Pierluigi Basano. E’ vero, la maggior parte delle persone che muoiono nel fine settimana sono fatte e/o ubriache. Ma ubriachi di che cosa? “Tutti lo vedono, tutti lo sanno. La ricetta è sostanzialmente chiara: mix di droga e bombe super-alcoliche - aggiunge l’enotecario - Dove sta il vino? Forse in cantina, mentre lo Stato, e i protagonisti del mondo del vino non intervengono. Ma a chi fa comodo questo?”. Una domanda sacrosanta che, attualmente, non sembra trovare risposta ma, cosa forse più grave, non sembra neppure stuzzicare la curiosità degli addetti ai lavori.

Insomma, Comitato Nazionale Vini, Unione Italiana Vini, Federdoc, Consorzi e Assoenologi, solo per evocare le organizzazioni più importanti, non sembrano sentire il pericolo di questo clima neo-proibizionista, dove a qualche politico demagogo, potrebbe venire in mente di contingentare la vendita di vino o, per fare un altro esempio, di proibirne il consumo nei luoghi pubblici. Con buona pace di uno dei fiori all’occhiello del made in Italy nel mondo.

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