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LO SCENARIO

La Russia aumenta i dazi sul vino dai “Paesi ostili” (Italia e Ue inclusi) dal 12,5% al 20%

E, intanto, i produttori nazionali chiedono misure di sostegno, oltre al prezzo minimo al dettaglio per i vini di importazione
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I vigneti nell’area di Sebastopoli, in Russia (ph: Sebastopoli Hills Wine Growers)

Nonostante la guerra, le importazioni di vino italiano, in Russia, sono cresciute nel 2022 (+15,8%, a 172 milioni di euro, al netto delle triangolazioni dai Paesi vicini, ndr), e hanno continuato a farlo nel 2023 (+65,5% nei primi 4 mesi, per 45,5 milioni di euro), secondo i dati Istat, analizzati da WineNews. Ma ora dal Paese di Putin, per il commercio enoico, arrivano notizie poco confortanti. Come riporta il quotidiano russo “Vedomosti”, il Governo sta per aumentare i dazi sull’importazione di vino dai “Paesi ostili” (ovvero tutti quelli Ue, Italia compresa, tra gli altri) dal 12,5% al 20% (e, comunque, non meno di 1,5 dollari al litro) secondo quanto riportato da un portavoce del Ministero dello Sviluppo Economico, con riferimento al decreto firmato dal premier russo Mikhail Mishustin (ma non ancora pubblicato).
“La produzione interna e le importazioni da paesi amici soddisferanno pienamente la domanda interna”, ha affermato il Ministero dello Sviluppo Economico. Oltre ai produttori nazionali, il mercato del vino sarà saturato di importazioni da paesi amici e neutrali, ha detto il Ministero. Le importazioni di vini fermi dal Cile nel 2022 sono aumentate in termini di valore del 9%, dall’Armenia del 161%. Anche la domanda di vini sudafricani è aumentata, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico. Una risposta, quella del governo russo, almeno parziale, alle richieste delle associazioni dei viticoltori e dei produttori russi, che, pochi giorni fa, hanno chiesto allo stesso Mishutin iniziative a sostegno della produzione nazionale, come riportato dall’agenzia di stampa “Tass”, citata dal giornale “Kvedomosti”. In particolare, l’Associazione dei viticoltori e dei viticoltori di Sebastopoli propone di fissare prezzi minimi per i vini importati.
“Vi chiediamo di proteggere la vinificazione russa dalla concorrenza sleale. Vale a dire: limitare la quantità di vino importato da Paesi ostili aumentando i dazi all’importazione, le quote per i volumi di importazione, e fissando un prezzo minimo al dettaglio per il vino importato”, avrebbero chiesto i produttori in una lettera, che ricorda come la legge sulla viticoltura e la vinificazione ha vietato l’imbottigliamento di vino fermo e spumante in Russia da materiali vinicoli importati. “Tuttavia, dall’autunno del 2022, il materiale vinicolo, che è stato effettivamente vietato per l’importazione nella Federazione Russa, è stato importato in grandi quantità sotto forma di vino in bottiglia a basso costo, la maggior parte del quale è prodotto in paesi europei ostili: Spagna, Francia, Italia”, scrive l’associazione. Secondo l’associazione, il prezzo di acquisto di tale vino, tenendo conto dei sussidi che vengono assegnati ai produttori europei quando esportano al di fuori dell’Unione Europea, è talvolta inferiore a 1 euro al litro.

“Di conseguenza, le catene di vendita al dettaglio hanno iniziato a dare la preferenza ai vini importati a basso costo, spostando i vini nazionali dagli scaffali. Come previsto, questo ha portato ad una diminuzione delle vendite di vini russi”, continua il documento. Secondo la lettera dell’Associazione dei Produttori di Sebastopoli, secondo i risultati della prima metà 2023, le vendite di vino e spumante sono diminuite di oltre il 30% sul 2022. “La stessa tendenza sarà osservata fino alla fine dell’anno”, afferma il documento. Ciò può portare a una perdita di entrate da parte delle imprese di Sebastopoli, ad una diminuzione della redditività ed a possibili perdite per molte aziende. I problemi sono possibili anche per le aziende viticole: non saranno in grado di raccogliere e vendere il raccolto coltivato nel 2023 per intero, poiché i viticoltori avranno un grande volume di vino dalle uve dell’anno scorso nei loro serbatoi. “Pertanto, una quantità significativa di uve del raccolto 2023 potrebbe rimanere sulle piante, dal momento che non ci sarà nessun posto dove portarla”, scrive l’associazione.
Segnali negativi, dunque, da un mercato del vino mondiale, la Russia, che non è tra i principali per volumi e valori, ma che resta sicuramente importante, e che vede stringersi le maglie per le produzioni di buona parte del mondo, Italia inclusa (con effetti ancora tutti da valutare, ndr), in un contesto generale in cui il mercato internazionale del vino non vive certamente uno dei suoi momenti più brillanti.

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TAG: DAZI, RUSSIA, vino

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