L’ha fondata nel 1986, l’ha fatta diventare, sotto la sua guida, uno dei movimenti che più ha influito sulla cultura agroalimentare a livello mondiale, ma ora Carlo Petrini, lascia la presidenza Slow Food. L’annuncio arriva dal Congresso Internazionale Slow Food n. 8 all’Università di Pollenzo, a Bra, con 50 delegati da 5 Continenti, che segna una nuova epoca per il movimento. Il nuovo presidente Slow Food è Edward Mukiibi, giovane agronomo e agricoltore, educatore e imprenditore sociale con una laurea in Agricoltura e gestione del territorio e un Master in Gastronomia a Pollenzo, che ha ottenuto diversi riconoscimenti, ed è nato in Uganda nel 1986, stesso anno in cui Carlo Petrini a Bra fondava “la Chiocciola”, rete che oggi coinvolge 160 Paesi, e che ha voluto fortemente questo momento storico, di cambiamento e rigenerazione. E che segna anche il passaggio dalla forma associativa a quella di Fondazione di partecipazione Ets, riconosciuta dallo Stato italiano come ente del terzo settore, che permette la partecipazione di una pluralità di soggetti, pubblici e privati.
Un rinnovamento del movimento internazionale iniziato durante il Congresso internazionale del 2017 a Chengdu proprio per andare oltre il modello associativo e rendere Slow Food più aperto e inclusivo con l’obiettivo di affrontare nel modo migliore le sfide odierne rispettando le diversità di tutti i territori in cui il movimento è attivo. “Emerge in maniera sempre più forte e chiara il ruolo del cibo come responsabile principale del disastro ambientale. Il nostro movimento, impegnato da trent’anni a garantire l’accesso al cibo buono, pulito e giusto per tutte e tutti - dichiara Carlo Petrini - deve avere il coraggio di assumere un ruolo politico di primo piano nel frenare questa deriva dai risvolti catastrofici. Abbiamo bisogno di una governance che lasci spazio alle nuove generazioni, dobbiamo avere la capacità di coniugare il nuovo con la storia, di avere coscienza che il percorso fatto fino a oggi ha permesso il conseguimento di obiettivi che sembravano irraggiungibili, permettendoci di essere ciò che siamo. Il mondo di oggi è però profondamente diverso da quello degli inizi del nostro movimento: c’è quindi bisogno di farci affiancare e indirizzare dalla creatività e dall’intuizione di soggetti nuovi capaci di interpretare il presente, per poi delineare la traiettoria che consentirà il raggiungimento di traguardi futuri”.La nuova leadership di Slow Food, assunta da Edward Mukiibi, origina proprio da queste premesse. Mukiibi, che ha ricoperto il ruolo di vicepresidente di Slow Food dal 2014 fino a oggi, è nato nella zona di Kisoga, un’area distante una quarantina di chilometri dalla capitale dell’Uganda Kampala, un tempo rurale e votata all’agricoltura per via dei terreni fertili e divenuta negli ultimi decenni un importante centro di commercio. La sua famiglia gestisce da sempre una fattoria e Mukiibi ha, fin da giovane, voluto proseguire l’attività dei suoi genitori. La nomina odierna a presidente di Slow Food è il riconoscimento a un lavoro lungo anni, nel solco della sostenibilità, e simbolo della capacità e della volontà di dar forma al futuro dell’agricoltura rigenerativa. “È il momento giusto per ricostruire, rafforzare e rinnovare. Anche le più piccole azioni messe in campo dalle nostre comunità sono portatrici di una speranza concreta e generano un impatto positivo sulle nostre vite, perché siamo una famiglia globale: ciò che riguarda uno di noi riguarda tutti, indipendentemente dalle differenze geografiche, sociali e culturali. Come Slow Food, è importante essere coscienti del fatto che una piccola azione intrapresa a livello locale può avere un impatto enorme altrove - sottolinea Edward Mukiibi -vorrei esortare ciascuno di noi a lavorare con lo stesso spirito di resilienza dimostrato durante la pandemia, con lo stesso senso di appartenenza e solidarietà, al fine di coinvolgere sempre più persone nelle nostre attività. Lo scopo rimane lo stesso: dar vita a un sistema alimentare che garantisca cibo buono, pulito e giusto a tutti. È questo il nostro ruolo comune, abbracciamolo con convinzione”. Il lavoro di Edward Mukiibi, volto a promuovere un sistema alimentare sostenibile, equo e giusto, ha ottenuto diversi prestigiosi riconoscimenti: tra questi, il premio per la sostenibilità Ray Charles Black hand in the pot della Dillard University di New Orleans e una onorificenza da parte del Consiglio comunale della città di Detroit, negli Stati Uniti. Edward Mukiibi, inoltre, è stato incluso nella categoria Educatori della classifica 50 Next Awards dalla rivista Forbes, che ha individuato gli under 35 anni che stanno plasmando il futuro della gastronomia. Il Congresso ha rinnovato anche il Consiglio di Amministrazione di Slow Food. Ne fanno parte sette persone, quattro donne e tre uomini provenienti da diversi angoli del mondo, un gruppo che è il riflesso della ricca diversità che da sempre contraddistingue il movimento. Del Consiglio di Amministrazione fa parte il presidente, Edward Mukiibi, mentre Carlo Petrini è membro di diritto in qualità di fondatore. A comporre il Cda sono Marta Messa, segretario generale, che dirige l’ufficio di Slow Food a Bruxelles, Richard McCarthy (Stati Uniti d’America), co-fondatore del Crescent City Farmers Market e di Market Umbrella, Dali Nolasco Cruz (Messico), che parte della popolazione indigena dei Nahua di Tlaola Pueba, è fondatrice e membro del Network of Indigenous Women’s Organizations of Tlaola, Mopampa, Timo’Patla and Yoltik, Jorrit Kiewik (Paesi Bassi), dal 2019 è impegnato a far crescere la rete globale dei giovani attivisti di Slow Food, Megumi Watanabe (Giappone), che ha lanciato la Slow Food Youth Network Japan, Francesco Sottile (Italia), Agronomo e professore all’Università di Palermo, dove insegna Biodiversità e Qualità del Sistema Agroalimentare e Tutela e Valorizzazione del Paesaggio Rurale, e Nina Wolff (Germania), presidente di Slow Food Germania e 2020 e già nel Consiglio internazionale di Slow Food.
Focus - Le mozioni presentate al Congresso n. 8 di Slow Food
Nei lavori sono state presentate diverse mozioni, frutto del percorso di confronto tra gli esponenti del movimento Slow Food nel mondo in vista del Congresso, consegnate alla nuova dirigenza affinché si faccia carico della loro attuazione durante il proprio mandato. Tra i documenti presentati, in particolare: l’impegno a denunciare ed eliminare il razzismo intrinseco nelle nostre società, mozione presentata dalle Americhe e Caraibi; il ruolo che le donne possono svolgere nel rigenerare il sistema alimentare, come cuoche, produttrici o consumatrici, proposta dal Collettivo femminista dell’America Latina; la difesa della terra dall’accaparramento, dell’acqua e dei semi dalle mire delle multinazionali dell’agribusiness, un tema particolarmente sentito dalle reti del ConoSur che uniscono le comunità di Cile, Argentina e Uruguay; insiste sul tema dell’educazione come strumento essenziale per difendere la nostra salute e quella del pianeta la rete Slow Food nei Caraibi; mentre la Alice Waters, vice-presidente di Slow Food nel precedente mandato, propone di estendere a livello globale il progetto School Supported Agriculture, sottolineando il ruolo che possono avere le scuole nella scelta dei canali di approvvigionamento delle materie prime per la preparazione dei pranzi scolastici: le scuole potrebbero essere infatti promotrici di quei cambiamenti che Slow Food auspica da 35 anni semplicemente sostenendo l’economia dei piccoli produttori e della terra di cui hanno cura attraverso le pratiche rigenerative applicate; dallo Slow Food Youth Movement arriva la richiesta di un maggiore protagonismo proprio dei giovani come motore della transizione alimentare; Slow Food Cile si presenta al Congresso con due mozioni per la promozione di un’economia di solidarietà con l’obiettivo di garantire la sovranità alimentare a favore delle famiglie e delle comunità produttrici.
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