Agricoltura come simbolo del “melting pot” con varie culture che si incontrano e che, grazie al loro lavoro, danno un contributo fondamentale alla nostra economia. In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358.000 lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. Ad affermarlo è Coldiretti per la Giornata mondiale dei rifugiati, che si celebra oggi, 20 giugno.
“Sono molti i “distretti agricoli” - ha spiegato la Coldiretti - dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani. I lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta, soprattutto, di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli”.
Operai ma anche imprenditori, cresce infatti la presenza di stranieri al timone delle imprese agricole con quasi 17.000 titolari di nazionalità diversa da quella italiana. “Per questo - afferma la Coldiretti - occorre velocizzare il rilascio dei nulla osta necessari per consentire ai lavoratori extracomunitari, già ammessi all’ingresso con il decreto flussi pubblicato a gennaio di poter arrivare in Italia per lavorare nelle imprese agricole al più presto. Non è possibile che per colpa della burocrazia le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria dopo aver affrontato peraltro un pesante aumento dei costi di produzione determinato dalla guerra in Ucraina.
Sul 2021 le quote di lavoratori extracomunitari ammessi per decreto in Italia è stato alzato a 69.000 e di questi la fetta riservata all’agricoltura è di 42.000 posti a fronte dei quali sono, però, pervenute 100.000 domande”. In campagna c’è esigenza di nuova forza lavoro. “Con strumenti concordati con i sindacati occorre anche offrire ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani l’opportunità di collaborare temporaneamente alle attività nei campi” aggiunge Coldiretti che chiede “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più imprevedibile”.
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