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Lavorare col vino e stare in salute? “Basta” moderarsi e prendersi cura di sé spiegano gli eno-professionisti intervistati dalla wine writer Cathy Huyghe per Forbes. Ecco l’insperato “effetto farfalla” scatenato dalla collega Rebecca Hopkins

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Lavorare col vino e stare in salute: gira tutto, strano ma vero, attorno al prendersi veramente cura di sé stessi e le proprie relazioni

Lavorare col vino e stare in salute: gira tutto, strano ma vero, attorno al prendersi veramente cura di sé stessi e le proprie relazioni, non confondere il vendere vino col farlo e…sputare. La denuncia dell’esperta eno-comunicatrice Rebecca Hopkins lanciata qualche mese fa sulle pagine virtuali di Meininger’s Wine Business International, ha innescato un insperato “effetto farfalla”: sempre più professionisti del settore si dimostrano disponibili ad affrontare il tema (fino a pochi mesi fa inspiegabilmente inevaso) delle sfide in termini di salute con cui si misurano quotidianamente nel dover bere parecchi bicchieri di vino e parecchi piatti gourmand. Ed è Cathy Huyghe, giornalista specializzata nel raccontare il mondo del vino, che stavolta prende il testimone contribuendo al dibattito su Forbes, con una serie di interviste a persone di spicco dell’industria vinicola, che sono riuscite a far quadrare il cerchio fra la tutela del proprio benessere fisico e la quantità di alcool che ingeriscono per motivi di lavoro, a partire da Victoria MacRae-Samuels, vice presidente operativo di Maker’s Mark Bourbon, più antico produttore di Boubon degli Stati Uniti, Isabel Guilisasti, direttore marketing del gigante cileno del vino Concha y Toro e poi Tim Hanni, Master of Wine di stanza in Napa Valley ed ex alcolista (www.forbes.com).
“Credo che alcune persone rimarranno stupite nel sentire che lavorare nel mondo dei distillati non significhi necessariamente bere alcool tutto il tempo”, rompe il ghiaccio Victoria MacRae-Samuels, che gestisce da 25 anni tutta la filiera di produzione del Bourbon Maker’s Mark, il più antico whiskey del Kentucky, dalla selezione dei grani e loro fermentazione e distillazione fino al controllo qualità, passando, ovviamente, alle innumerevoli degustazioni di prova. La sua soluzione è tutta incentrata sull’equilibrio e sulla moderazione, sostenuta dal team e dalla filosofia dell’azienda che punta sulla qualità lungo tutto il processo produttivo, non solo di creazione di Bourbon, ma anche del lavoro che ci sta dietro.
“È difficile raggiungere sempre il perfetto “equilibrio vita-lavoro” di cui tutti continuamente parliamo - spiega MacRae-Samuels - a volte si è più coinvolti nel lavoro, a volte con la famiglia e gli amici, ma sopra ogni cosa io cerco di focalizzarmi sul prendermi cura di me stessa, in modo da stare sempre al meglio, sia nella vita professionale che in quella privata. Credo fortemente - continua MacRae-Samuels - che le persone debbano occuparsi quotidianamente del proprio benessere nel complesso e dormire ne è una parte importante, cosa che molti non tengono in considerazione quanto il mangiare e bere in modo sensato”. Bere almeno 10 bicchieri di acqua al giorno e prendersi cura di sé stessa responsabilmente, specialmente dopo la diagnosi di cancro avuta nel 2013, è la ricetta di Victoria MacRae-Samuels, che trova riscontro anche nella disciplina attuata da Isabel Guilisasti.
Isabel Guilisasti è responsabile marketing di Viña cilena Concha y Toro, una veterana trentennale nell’industria del vino, e la sua è una prospettiva molto rispettosa del business e del vino stesso, che si basa sull’assunto che degustare vino è profondamente diverso dal bere vino. “È importante non dimenticare che si sta lavorando - spiega Guilisasti - e bisogna quindi premurarsi di non eccedere, di tenersi sempre sotto controllo”. Distinguere i momenti professionali da quelli ludici è altrettanto importante: “Alcune persone non sono disciplinate - insiste Guilisasti - ma è molto importante dimostrare a clienti e consumatori, e allo stesso mercato, che bisogna consumare responsabilmente: ubriacarsi va totalmente contro il settore e la nostra visione e percezione del vino. Perché bere vino è molto più di bere per ubriacarsi. È bellezza”.
Mangiare leggero per bere poco e andare a letto presto per essere attivi tutto il giorno. Ma soprattutto, durante le degustazioni, assaggiare poco e sputare “perché col tempo si impara a capire il vino e a trovare ciò che si cerca”, conclude Guilisasti. Ed è proprio questo il segreto del Master of Wine Tim Hanni, un esempio unico sul come sia possibile continuare a lavorare nel mondo del vino da ex alcolista. Tim Hanni assaggia vini e sputa restando sobrio da 25 anni. Non bere vino porta ad un argomento interessante: Cosa fanno esattamente gli esperti del vino? “Posso essere un esperto del business del vino ed insegnare, senza avere assolutamente bisogno di berlo. Se stessi ancora bevendo, non mi sarebbe mai venuto in mente di approfondire la questione. Trovo che il mio lavoro sia stato preso molto più in considerazione da quando non partecipo più al consumo di vino e non devo più difendere il mio giudizio su di esso”.
Nonostante sia eccezionalmente articolato e candido riguardo alla sua esperienza, sostiene anche di non essere l’unico ad essere in difficoltà nel combattere l’eccesso di consumo e la mancanza di equilibrio. “C’è una miserabile ignoranza intorno all’alcolismo e le dinamiche di assuefazione - racconta Hanni - quindi anziché attorniarsi di persone con equilibrio, si tende a gravitare solo attorno a gente che ha lo stesso problema. Perché nessuno vuole affrontare il tema”. E non c’è differenza fra distributori, produttori, medici o piloti: i comportamenti e i meccanismi sono ovunque gli stessi, secondo Hanni: “L’ambiente fa la differenza sul come si manifesta, di chi ci si attornia e di come ci si giustifichi nel nostro comportamento: lavorare nel commercio ci dà la scusa per stare insieme a persone che spesso condividono la stessa predisposizione. Ma nel breve o lungo periodo il fatto è che non puoi mantenere relazioni normali finché consumi alcolici - ammette Hanni - non puoi trovare equilibrio senza relazioni di amore, di amicizia e di cura sani. Una grossa parte del mio percorso è stata lavorare molto su me stesso, per mantenere e recuperare certe relazioni distrutte dalla dipendenza”. Hanni è convinto che oggi ci siano molti modi per chiedere aiuto, che non devono sfociare necessariamente nella totale astinenza: ognuno deve semplicemente trovare la propria soluzione, senza prendersi a prestito quella di altri.

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