Estendere le misure di crisi per il vino a tutto il 2021, ampliare e rifinanziare i programmi nazionali di sostegno al comparto, affiancare agli strumenti messi in atto per l’emergenza Covid, che di per sé non sono sufficienti, mettere in piedi un piano pluriennale che consenta al settore vitivinicolo europeo, attraverso risorse economiche aggiuntive, di preparare il suo futuro: sono le principali richieste avanzate dalle organizzazioni cooperative di Francia, Italia e Spagna nell’incontro “Il settore vino, la crisi e una strategia per il futuro”, organizzato nella piattaforma Wine Institute (by Farm Europe), che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Pau Roca, direttore generale Oiv (International Organisation of Vine and Wine), Denis Pantini, direttore Wine Monitor Nomisma e degli europarlamentari Clara Aguilera, Paolo De Castro e Irene Toleret, e del Capo di Gabinetto del Commissario all’Agricoltura dell’Unione Europea.
“Il 2020 è stato per il settore vino uno dei più pesanti della storia - ha sottolineato, in un videomessaggio, la Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova - la crisi causata dal Covid ha lasciato ferite molto profonde, la pandemia ha messo in luce le problematiche strutturali di cui soffre il sistema”.Per riportare il livello di consumo del vino al periodo prima della crisi, secondo le cooperative, che valgono la metà della produzione di vino italiana ed europea, serviranno almeno tre anni. Sarà necessario agire da un lato sui consumi interni e puntare al contempo sull’export. Le organizzazioni cooperative hanno chiesto che la viticoltura europea possa accedere pienamente agli 8 miliardi di euro aggiuntivi del Fondo Next Generation Ue previsti nel “secondo pilastro” e anche che i piani nazionali di sostegno non vedano diminuire la propria dotazione finanziaria. L’attuazione della riforma della Pac in tutti gli Stati membri dovrebbe garantire che la viticoltura dell’Ue abbia accesso alle misure agroambientali del secondo pilastro e ai programmi di gestione dei rischi, entrambi essenziali per sostenere la transizione ecologica e digitale che il settore vitivinicolo dell’Ue è disposto a guidare.Rispetto, invece, alla strategia “Farm to Fork” delineata dalla Commissione ed alla transizione ecologica necessaria per rispondere adeguatamente al cambiamento climatico, le cooperative hanno evidenziato che ciò comporterà maggiori costi per gli agricoltori e per le cooperative e che quindi “sarà necessaria, a seguito di una imprescindibile e puntuale valutazione d’impatto, una transizione equa verso i nuovi impegni, con obiettivi raggiungibili che non mettano a rischio la produzione”.
All’incontro ha preso parte anche il direttore Wine Monitor Nomisma, Denis Pantini, che ha messo in evidenza le sfide che attendono il comparto vitivinicolo europeo, dalla questione Brexit - il 68% del vino importato a valori dal Regno Unito è di origine Ue - all’aumento dei dazi cinesi sui vini australiani, che potrebbe innescare una riallocazione delle vendite di vino australiano su altri mercati, tra cui quello europeo, esercitando pressioni di prezzo sui nostri.
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