Il 2020, al di là del contesto storico, sociale ed economico, ha rappresentato l’anno della consacrazione per i fine wine italiani, fotografato plasticamente dalla “Power 100” del Liv-ex che, giusto un anno fa, metteva in fila ben 17 etichette del Belpaese (molti dei quali per la prima volta in classifica, alle massime quotazioni mai raggiunte), vetta mai raggiunta prima, a cui, inevitabilmente, segue il ridimensionamento dell’edizione 2021 della “Power 100”, stilata insieme al magazine Uk “The Drinks Business”, e che WineNews è in grado di anticipare. In realtà, le cose per i vini da collezione e da investimento italiani, in questo 2021, stanno andando bene, con tantissime griffe scambiate ed una share del 15% degli scambi, a valore, sull'indice di riferimento del mercato secondario dei fine wine, per cui transitano, ogni giorno, migliaia di operazioni.
Così, se nel 2020 ben quattro vini italiani - Sassicaia, Gaja, Ornellaia e Masseto - si piazzavano nelle prime dieci posizioni, quest'anno resiste solo il Sassicaia (alla posizione n. 8, quattro posizioni in meno del 2020), una certezza, settima etichetta più scambiata per valore e terza per volume. Scorrendo la “Top 100”, realizzata considerando i volumi ed i valori mossi da ogni singolo brand, il prezzo medio, la variazione delle quotazioni ed il numero di singoli vini (etichette ed annate) sul mercato (l’analisi riguarda il periodo tra il 1 ottobre 2020 ed il 30 settembre 2021), troviamo in tutto 14 vini italiani (3 in meno del 2020), con 7 uscite di scena (più o meno fragorose, ma comunque fisiologiche) e 4 new entry. In cima al podio, invece, si conferma un grande nome di Borgogna come Domaine Leroy, davanti a Lafite Rothschild e ad Armand Rousseau, che completano il podio. Alla posizione n. 4 Dom Perignon, alla n. 5 Domaine de la Romanee-Conti, alla n. 6 Mouton Rothschild, alla n. 7 Petrus, e, dopo il Sassicaia, Louis Roederer (n. 9) e Margaux (n. 10) a dare forma ad una “Top 10” quasi esclusivamente francese, divisa tra Bordeaux, Borgogna e Champagne
Tornando alle etichette italiane, alla posizione n. 19 (dalla 3 del 2020), troviamo Gaja, alla n. 23 Giacomo Conterno (dalla 51 del 2020), alla n. 24 Masseto (dalla 9 del 2020), alla n. 26 Comm. G.B. Burlotto, protagonista di un balzo impressionante, di ben 161 posizioni, dalla n. 187 del 2020. Bene anche Bruno Giacosa, alla posizione n. 35 (dalla n. 89 di un anno fa), così come Bartolo Mascarello, alla n. 39 (dalla n. 63) e, soprattutto, La Spinetta, alla posizione n. 40 dalla n. 234 del 2020, seconda miglior performance dietro ad Emmanuel Rouget. Scendendo ancora, ecco il Solaia di Antinori, alla n. 52 (dalla n. 13), davanti ad Ornellaia, alla posizione n. 53 dalla n. 6 del 2020. Si torna in Langa con Giuseppe Rinaldi, che scala la “Top 100” fino alla posizione n. 60 dalla n. 171, seguito dal Tignanello (seconda etichetta di Antinori in classifica), alla n. 65 dalla n. 35 del 2020. A chiudere la presenza italiana, Giuseppe Mascarello e figlio, altra new entry piemontese figlia di un notevole balzo in avanti (dalla posizione n. 207 alla n. 82), e Biondi-Santi, alla n. 91 (era alla n. 55 del 2020). Escono dalla “Top 100”, come detto, 7 vini italiani: Casanova di Neri (102), Tua Rita (127), Fontodi (134), Vietti (138), Poggio di Sotto (167), Giuseppe Quintarelli (182) e Luciano Sandrone (183).
In definitiva, la “Power 100” 2021 del Liv-ex ha portato un riequilibrio del mercato, con le “blue chip” tornate dove ci si aspetta di trovarle, Bordeaux che resta una presenza costante ma non preponderante, la Borgogna ancora molto vitale, così come l'Italia, la Champagne e gli Usa. Il record, stabilito nel 2020 in termini di etichette e produttori scambiati, in virtù dell’enorme vivacità del mercato, è stato letteralmente polverizzato, arrivando quest’anno a 11.839 vini scambiati (+35,6%) di 1.668 produttori diversi (+17,5%), protagonisti della vetta più alta mai raggiunta dal Liv-ex nella sua storia.
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