Digitando su Google uomini e vino (o#wineboy, un hashtag da qualche migliaio di post), appaiono uomini eleganti, ben vestiti, di cui ci sembra di potersi fidare e apparentemente sicuri di sé. Ma la stessa cosa non avviene, se al vino si associano le donne (#winegirl, che di post ne ha invece più di 100.000): il risultato fa riflettere, perché le immagini cambiano ed in peggio, tra nudità ed atteggiamenti sexy. E una domanda sorge spontanea: se le immagini più cliccate sono queste, una donna che si occupa di comunicazione deve seguire questo trend per emergere? La risposta è che, anche nel vino, la comunicazione di genere sembra funzionare apparentemente in un solo senso. E, dalla comunicazione al business, le cose non cambiano, e anche nel vino quando devono essere assunte alle donne è richiesto il 100% di skills, mentre agli uomini basta il 60%. Sono i contorni del #MeToo nel mondo del vino, il movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, al quale anche il settore può dare supporto e sostegno, cambiando la cultura sessista sui luoghi di lavoro così come online, secondo Michelle Erland, senior account executive Colangelo & Partners Public Relations, la giornalista e scrittrice Laura Donadoni (la blogger e instagramer The Italian Wine Girl, in Usa) e la wine educator Wset inglese Tatiana Livsey, da Wine2Wine.
Nel mondo del vino in Usa e Uk (alla luce anche degli scandali emersi nel lockdwn e negli ultimi giorni, ndr), lo status quo attuale per l’universo femminile non è più sostenibile, con l’uguaglianza di genere che, nel difficile momento che stiamo vivendo per l’emergenza Covid, è diventata ancora più un problema.“Che i social media siano un’opportunità geniale per il mercato del vino è innegabile, perché possono riuscire ad attirare l’attenzione di un audience per poi portare le persone verso la formazione sul mercato del vino, e un consumo più attento e consapevole. Sono uno strumento - secondo Laura Donadoni - ma qualcosa in questo ultimo anno è cambiato, e per molti influencer sono diventati il cuore del loro lavoro: tutta la loro comunicazione è su Instagram o su Facebook, senza rimandare ad un articolo o ad un video dove si possa imparare di più. Con la conseguenza di una minore educazione ed informazione per la qualità dei contenuti, dovendo comunicare secondo gli standard dei social, dall’uso ridotto delle parole al rispondere ad un sistema di algoritmi e prendere in considerazione i like”. Parlando di donne, “sono dei grandissimi compratori di vino e devono essere incluse ancora di più nella comunità dei social proprio per diffonderne la cultura con una comunicazione più sostanziale da parte degli influencer come dei produttori, lontana dalla fedeltà agli agoritmi della rete. E le prime a farlo, con molto più coraggio, dovremmo essere proprio noi donne”.
Prima di trasformare una passione in professione, “anche io ero una consumatrice, donna come la maggioranza mondiale dei consumatori sui mercati principali - ha raccontato Tatiana Livsey - dove sarà così ancora di più in futuro. Basti pensare comenegli ultimi anni siano più le donne che gli uomini a diventare esperte mondiali, e anche se spesso per loro non è stato affatto facile, lo stesso dovrebbe succedere anche nel business. Chiamati in causa quando si parla di futuro del mondo del vino, anche in questo caso sarebbe importante partire dai Millennial per diffondere la cultura del gender gap”.
“Negli Usa c’è una nuova iniziativa che si chiama “Be The Change” - ha concluso Michelle Erland - che sarà lanciata il 2-3 dicembre, dalle più importanti professioniste del vino (Lia Jones, founder ed executive director Diversity in Wine & Spirits-Dws, Rania Zayyat, founder e presidente Wonder Women of Wine-Wwow, Cara Bertone, national accounts sales manager Folio Fine Wine Partners, e Philana Bouvier, vice presidente per i fine wine Rndc e membro del Wswas Women’s Leadership Council), per affrontare le disuguaglianze nell’industria del vino e promuovere l’inclusione e la diversità, affrontando queste tematiche in sessioni virtuali innovative e lavorando per un cambiamento legislativo a lungo termine”.
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