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Migliore scambio di informazioni, divulgazione di dati per incentivare le richieste e non solo: ecco il protocollo tra Politiche Agricole, Agea e Agenzia dei Beni Confiscati per la gestione di terreni e aziende agricole sottratti alle mafie

Aggiornamento del database di Agea con i dati delle confische dei terreni (per la sospensione e l’eventuale recupero delle erogazioni non dovute), arricchimento della conoscenza da parte della Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata delle caratteristiche specifiche dei terreni confiscati e delle colture associate per la programmazione delle destinazioni; accesso al fascicolo aziendale da parte dell’Agenzia per la gestione delle imprese agricole confiscate; pubblicazione e divulgazione dei dati specifici dei terreni ai fini dell’incentivazione da parte degli enti territoriali (e altri aventi diritto) alle richieste di destinazione: ecco le azioni previste dal protocollo d’intesa firmato tra Ministero delle Politiche Agricole, Agea e Anbsc per la gestione e la valorizzazione dei terreni e delle aziende agricole confiscate alla criminalità organizzata. Un patrimonio importante: ad oggi sono 13.141 i beni immobili confiscati e restituiti alla collettività, di cui il 29% sono terreni (3.800 beni), mentre l’Agenzia ha attualmente in gestione quasi 7.000 beni classificati come terreni.

Il protocollo, che rappresenta un ulteriore tassello del percorso di collaborazione intrapreso dal Ministero con l’Anbsc già dal 2015, intende facilitare una più efficiente gestione dei terreni e delle aziende agricole confiscate. Incentivando la condivisione del patrimonio informativo – spiega una nota . l’intesa ha una portata strategica poiché consente di conoscere, e di conseguenza valorizzare, il patrimonio fondiario che in questi anni è stato soggetto a sequestro e confisca proprio grazie allo scambio dei dati di cui ciascun soggetto dispone.

Attraverso questo modello operativo è dunque possibile mettere a sistema più informazioni e restituire una fotografia reale dei territori, facendo emergere la vocazione dei terreni e gli strumenti più appropriati di valorizzazione, stante l’alto valore simbolico. Grazie a questa collaborazione, inoltre, è possibile mettere in campo le azioni necessarie per prevenire eventuali frodi connesse a un utilizzo improprio dei fondi comunitari ricadenti sui terreni o sul patrimonio dell’azienda agricola oggetto di sequestro e confisca.

“L’intesa raggiunta oggi fa parte di un percorso di consapevole riappropriazione di beni della collettività, da riportare a valore della collettività - ha dichiarato il Vice Ministro Andrea Olivero - ricollocare un bene confiscato ha un notevole livello di complessità, basta solo pensare alla pluralità di soggetti necessari per una corretta gestione. Allo stesso tempo, dobbiamo sostenere e accrescere il riconoscimento del valore sociale ed economico del bene stesso dal momento della sua “rinascita”. Per questo ritengo che la rete attivata oggi possa contribuire al rafforzamento dei principi etici e legali. Infine voglio sottolineare la stretta connessione tra i beni confiscati in agricoltura e l’agricoltura sociale come nuova forma di coalizione, di solidarietà e anche modello di welfare nelle aree rurali. È questo l’obiettivo che ho da sempre sostenuto nel mio mandato governativo, già con la promozione della Legge 141/2015 e con le attività dell’Osservatorio dell’Agricoltura Sociale”.

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