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MILANO “ANALCOLICA”, MODELLO DA IMITARE? DOPO GLI APPLAUSI ALLA MORATTI PER IL DIVIETO DI VENDITA E CONSUMO AI MINORI DI 16 ANNI, TANTI “NO” ALL’INSEGNA DEL “MEGLIO EDUCARE”: DA DON MAZZI A SGARBI, DA CACCIARI A ALEMANNO A DJ LINUS. TOSCANI DICE ...

L’ordinanza del Sindaco di Milano, Letizia Moratti, sul divieto di vendita, somministrazione e consumo di alcol al di sotto dei 16 anni (con multe e sanzioni per gestori, consumatori e famiglie) fa discutere, e se in tanti applaudono all’idea (il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha parlato di “idea eccellente”) e imitano il capoluogo meneghino (il sindaco di Vercelli stamani ha esteso il provvedimento anche ai minori di 18 anni), voci autorevoli si schierano sul fronte contrario, per diverse ragioni. In primis quelli che credono che proibire sia scarsamente efficace, se non addirittura dannoso in senso inverso, e propendono invece per investire sull’educazione delle nuove generazioni al bere consapevole. Don Mazzi, da sempre attento ai problemi dei ragazzi, ha sostenuto l’inutilità del provvedimento: “bella idea, ma non funzionerà. Ai giovani bisogna dare progetti, non solo regole, perché più norme si mettono e più loro si ingegnano per violarle: la trasgressione li fa sentire qualcuno”.
Contrari e scettici illustri ci sono anche tra i “colleghi” della Moratti: il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sostiene che “è meglio il nostro protocollo, perché non introduce alcun divieto” (a Roma ci sono multe solo per i gestori dei locali, e non per famiglie e ragazzi); il primo cittadino di Venezia, Massimo Cacciari, è ancora più duro: “è uno spot che non serve a niente. A meno che non si abbia a disposizione un esercito di polizia urbana che possa controllare i ragazzi a uno ad uno. Siamo un Paese barzelletta”; ma la palma della critica più feroce se la aggiudica il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, che chiama alla “rivolta i produttori di vino”, invocando l’appoggio del leader della Lega, Umberto Bossi, “perché è un bevitore”. Sgarbi non usa mezzi termini: “soltanto una come la Moratti poteva dare il via ad una campagna così idiota, oltre che con risultati incerti. Questa idea di proibire il vino è una misura da paesi musulmani. Occorre una rivolta contro queste misure khomeiniste, di proibizionismo idiota e di cattiva educazione dei giovani”. Meglio educare i ragazzi, secondo Sgarbi, a bere bene e a bere vino, ovviamente italiano. “Bere bene significa evitare i superalcolici, limitare l’alcol indistintamente vuol dire invece limitare anche il vino. E limitare il vino è come limitare il pane alle persone”. Ma il critico d’arte, ed ex assessore alla cultura proprio a Milano, va oltre: “Salemi, quale Città del Vino si candida a diventare la città della libertà assoluta di bere. Faccio un appello: vengano tutti i giovani a Salemi dove si può bere liberamente”.
Un altro personaggio famoso nel mondo dei giovani, il Dj Linus, direttore di radio Dj, dalle pagine de “La Repubblica” commenta: “non si impara mai dagli errori. In America, dove questi divieti esistono da anni, le cose non sono andate meglio. Anzi, l’uso dell’alcol è in aumento”.
Sulla distinzione tra vino e altre bevande alcoliche focalizza l’attenzione anche la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) : “non bisogna fare confusione. Un conto è informare sul bere responsabile e un conto è mettere il vino alla pari di una bevanda superalcolica - spiega il responsabile vitivinicolo della Cia, Domenico Mastrogiovanni - perché non è acclarato che un bicchiere di vino provochi gli stessi effetti di un superalcolico. Occorre lavorare sulla corretta informazione: così riusciamo a fare meno danni e a non penalizzare una produzione come quella vitivinicola che ha solo una parte alcolica”.
E se alcuni gestori si sono detti favorevoli all’ordinanza, parere negativo arriva anche dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, che con il presidente Lino Stoppani ha detto: “il provvedimento penalizza un importante settore senza raggiungere l’obiettivo voluto”.
Ma davanti alle tante reazioni quasi irridenti dei giovani, riassumibili nella frase “chissenefrega, basta spostarsi col motorino di qualche chilometro e beviamo lo stesso”, i sindaci dell’hinterland milanese mettono in guardia dal rischio “migrazione alcolica”, temendo frotte di ragazzini che si spostano da un paese all’altro per una birra, aumentando il rischio di incidenti”.
Alcuni poi, come il Sindaco di Torino, Chiamparino, hanno proposto che il provvedimento si discuta a livello nazionale in Parlamento, ma il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni ha replicato: “no, ci sono i sindaci che possono decidere perché ogni realtà è diversa. Ma se arriverà una proposta di legge la discuteremo come tutte le altre”.

Focus - Le Città del Vino: “l’educazione al consumo prima di tutto e il rispetto delle norme già esistenti da parte di tutti, perché prevenire è meglio che reprimere”
“È sempre meglio prevenire che reprimere, e per questo non si deve mai dimenticare l’importanza dell’educazione al bere consapevole che può e deve iniziare fin da piccoli. Piuttosto è opportuno che tutti, e gli enti locali in particolare, si adoperino per il rispetto delle normative, visto che il divieto al consumo di alcolici per i giovani al di sotto dei 16 anni esista già (articolo n. 689 del Codice Penale)”: lo sottolinea il Presidente delle Città del Vino Valentino Valentini, di fronte all’ordinanza del Sindaco di Milano, Letizia Moratti, sul divieto di vendita, somministrazione e consumo di alcol al di sotto dei 16 anni, che sta provocando una vera e propria reazione a catena tra i Sindaci di tutta Italia.
“Non bisogna fare confusione - prosegue Valentini - coinvolgendo ingiustamente il vino nella campagna contro gli abusi, condannandolo a pagare responsabilità che non appartengono alle modalità del suo consumo e penalizzando tutta la sua produzione. Il primo passo è quello di far conoscere fin da piccoli l’importanza della dieta mediterranea e i benefici scientificamente provati di alcune delle componenti del vino per la salute umana, purché sempre consumato con moderazione”.
Le Città del Vino sono da sempre promotrici del ritorno ad una vera e propria opera di formazione alla conoscenza del vino e degli alcolici, della prevenzione e del consumo consapevole, per educare i giovani ad una vita sana e di qualità, rivolgendosi alle due colonne portanti della scuola e della famiglia, e auspicando un’azione coordinata da parte dei Ministeri della Salute, delle Politiche Giovanili, dello Sport, della Solidarietà Sociale, dell’Interno e dei Trasporti. Più educazione a partire dalle scuole elementari, con l’inserimento tra le materie anche di elementi base di educazione alimentare, affrontati troppo sporadicamente e grazie solo alla buona volontà di alcuni insegnanti. Più educazione in sede di rilascio di patentini (per la guida dei motorini fino a 16 anni) e delle patenti, con l’introduzione di lezioni e quiz sugli effetti dell’abuso di alcol. Più controllo sulle strade da parte delle forze dell’ordine, che vanno dotate di più strumenti, mezzi e personale. Più autocontrollo a partire dalle stesse famiglie, e, una volta fuori, quando si va al ristorante, con l’introduzione dell’etilometro per monitorare il proprio livello alcolometrico prima di rimettersi in viaggio. Più collaborazione da parte delle associazioni di categoria e della ristorazione per verificare programmi promozionali ed educativi.
“Le Città del Vino - prosegue Valentini - si mettono a disposizione di tutte le amministrazioni e gli enti locali per intraprendere una serie di iniziative rivolte alla sensibilizzazione dei più giovani, attraverso progetti e campagne come Studenti Doc e Vado al Massimo, già da tempo attive in numerose Città del Vino di tutta Italia”.

L’opinione - Un guru della comunicazione, Oliviero Toscani: “divieto sponsorizzato da coca cole”

“Un divieto sponsorizzato da “coca cole e fante”. Il fotografo e assessore alla Creativita’ e ai Diritti Umani del Comune di Salemi, Oliviero Toscani interviene così sull’ordinanza del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che vieta il consumo di alcolici ai minori di sedici anni.
“I giovani bevono e si ubriacano perchè hanno genitori che vietano piuttosto che aiutarli”. “Il divieto come tutti i proibizionismi servirà solamente a intestardire chi beve e che continuerà a bere più di prima. Quindi questo divieto sponzorizzato dalle “coca cole” e dalle “fante” è l’ennesima prova della poca visione moderna dell’amministrazione milanese, che invece dovrebbe capire che i giovani bevono perchè hanno genitori come loro che vietano invece di aiutare a sollevarli dal disagio.
A Salemi i giovani non bevono così e quando berranno alla festa che organizzeremo a settembre lo faranno non per disagio ma per felicità ed emozione, cose che a Milano non esistono più da un pezzo”.

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