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MISSIONE ASIA PER IL VINO ITALIANO: UN CONTINENTE CHE PROMETTE GRANDI POSSIBILITÀ MA CHE VA PRESIDIATO, PARTENDO DALLE ZONE STRATEGICHE. COME “HONG KONG, CENTRO DI DISTRIBUZIONE DEL VINO IN ASIA” … SE NE PARLERÀ A VINITALY (CON FOCUS SUL GIAPPONE)

Asia, terra promessa del vino mondiale e italiano, un percorso lungo l’antica “via della seta” che promette al mondo di Bacco grandi possibilità di sviluppo. Come il +145% registrato dal vino italiano in Cina nel 2010 sul 2009 che, pur considerato che si parte da numeri ancora bassi, è un segnale inequivocabile. Ma l’Asia è un continente, fatto di Paesi e mercati molto diversi tra loro, dove il vino di altissimo lusso, quasi tutto francese, soprattutto in Cina, rappresenta tanto del vino straniero che finisce nei bicchieri dei cinesi, che si producono in casa il 90% di quello consumato. Diventa pertanto indispensabile, per uno sviluppo complessivo del sistema-vino italiano in Oriente, presidiare almeno alcune posizioni strategiche, ed una di queste è senz’altro Hong Kong. E, proprio a “Hong Kong: il centro per la distribuzione del vino in Asia”, sarà dedicato il focus VeronaFiere, di scena a Vinitaly, l’8 aprile, in collaborazione tra la Fiera di Verona e l’Hong Kong Trade Developement Council (che organizza la più importante rassegna dell’Asia, International Wine & Spirits Fair, dove l’Italia, nell’edizione 2011, dal 3 al 5 novembre, sarà “partner country” ufficiale, grazie all’impegno di Vinitaly, nella tappa di “Vinitaly in The World”, www.vinitalytour.com).
Un incontro con player di mercato ed esperti in cui si parlerà di come i produttori devono muoversi per avere successo nei mercati orientali, con un approfondimento dedicato a quello che è uno dei più maturi, quello del Giappone, che nonostante il momento drammatico che sta vivendo, non va abbandonato, come spiega Shigeru Hayashi che, per tanti anni, ha lavorato nel vino in Italia, primo sommelier Ais giapponese e oggi amministratore delegato e socio di Eataly Tokyo: “l’economia è in difficoltà, e certamente c’è stato un disastro sociale e umano. Ma al di là delle notizie che arrivano sui problemi delle centrali nucleari, la vita si sta riprendendo. E per altro, il mercato del vino è comunque un mercato marginale in termini assoluti, quindi non può risentire più di tanto della situazione, nel lungo periodo. Certo, la gente ora ha meno voglia e meno possibilità di uscire, e con i problemi del razionamento dell’energia, con i treni che si fermano prima e la corrente ancora non al 100%, anche i ristoranti stanno meno aperti, e quindi anche il consumo di vino, nell’immediato, è calato ovviamente. Ma da questo punto di vista le cose torneranno alla normalità abbastanza presto, perché alla fine, nel complesso, i giapponesi bevono 2 litri di vino all’anno, e quindi non è pensabile che la quantità cali così tanto. Semmai ci vorrà più tempo del previsto per arrivare a 3-4 litri a testa. Ma una cosa è importante: non fare come hanno fatto in tanti, anche responsabili di aziende che, comprensibilmente spaventati da quello che è successo e sta succedendo in Giappone sono però scappati e poi “spariti”, senza farsi più sentire. Questa è una cosa che i giapponesi non accettano, e da tenere in conto in vista di un ritorno alla normalità”.

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