Cambia il modo di rapportasi al vino, i giovani ne sanno decisamente meno dei propri genitori, ma hanno anche più strumenti e più possibilità di conoscere e scoprire bottiglie da ogni angolo del mondo, anche grazie al moltiplicarsi delle occasioni e delle modalità di consumo, che non taglia comunque fuori dalle dinamiche del vino i wine lover più attempati, anche perché i Millennials, che via via spendono sempre di più, sono anche la generazione meno “fedele”: amano bere di tutto, dalle birre artigianali ai cocktails e sono assai difficili da fidelizzare. Ecco il panorama - parziale - delineato dai “Global Trends in Wine” by Wine Intelligence, che, per il 2020, ha messo in fila dieci tendenze, divise in 4 aree tematiche, “Le quattro R”. Relationship (Rising involvement - reducing knowledge e Increasing visual impact), Retail (Maturing consumers, Growing on premise opportunity e Premiumisation), Repertoire (Switching out of wine, Shifting wine choices e Universal rosé) e l’ultima, che va a finire il disegno: la Responsibility (Moderation e Rising ethical engagement).
Qualsiasi analisi sulle tendenze globali che riguardano il vino - e non solo - ormai non può considerarsi completa se non aggiungiamo un aspetto diventato fondamentale, quello della responsabilità, fisica, sociale ed etica. Il consumatore, in ogni angolo del mondo, è sempre più attento alla propria salute ed al proprio stile di vita, e anche l’offerta di bevande senza alcol o con basso contenuto di alcol ne tiene conto. Il risultato è una popolazione mondiale in cui aumentano i consumatori che scelgono di moderare l’assunzione di alcolici. Ma non finisce qui, perché negli ultimi anni ha preso piede anche una certa etica negli atti di consumo, il che si traduce in una crescente attenzione per l’impatto che i comportamenti di ognuno hanno sull’ambiente e sulla salute. I bevitori di vino, così, stanno cercando alternative ai consumi di sempre, per estendere il raggio del proprio impatto etico. E questa è una notizia positiva, perché i consumatori stanno diventando sempre più scafati e interessati ai vini alternativi, con i giovani che rappresentano una grande opportunità per la categoria, specie perché per soddisfare i propri principi sono disposti ad investirci soldi e tempo.
Come visto, il primo trend che riguarda la “Responsability”, è la “Moderation”, ossia la moderazione nei consumi. E questo, come abbiamo visto, porta ad una crescita di chi sceglie bevande a bassa gradazione alcolica o addirittura analcoliche, specie tra i più giovani: in Usa, ad esempio, il 57% dei consumatori nella fascia di età 21-34 anni sta riducendo attivamente i consumi di alcolici, scelta condivisa dal 43% dei giovani (19-34 anni) in Canada. Una tendenza che, nel complesso, riguarda il 48% della popolazione mondiale, con picchi ad Hong Kong (76%), Olanda (56%) e Singapore (56%), ed una crescita ovunque sul 2018.
Il secondo trend - “Rising Ethical Engagement” - riguarda invece le implicazioni etiche dei nostri consumi e delle nostre scelte, anche quando si parla di vino. Al centro, la domanda di prodotti che rispettino l’ambiente e la salute, con la risposta che sempre più spesso sta nel vino biologico, primo tra i vini alternativi nelle scelte dei consumatori (con indici rilevanti in Svezia, Finlandia, Usa e Giappone), davanti ai vini sostenibili, ai vini socialmente sostenibili e ai vini amici dell’ambiente. Stride, da questo punto di vista, il fatto che solo per un terzo dei consumatori un vino biologico sia più rispettoso dell’ambiente. Anche per queste categorie di vini (di cui fanno parte anche gli orange wine, i vini vegani, i vini senza solfiti), com’è facile immaginare, sono i giovani a spingere gli acquisti, ed almeno un terzo dei wine lover regolari di Canada e Stati Uniti afferma che probabilmente acquisterebbero un vino infuso nella cannabis.
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