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Ogm: secondo la Corte di Giustizia Europea, che si è pronunciata sul caso dell’agricoltore friulano Giorgio Fidenato (2013), gli Ogm non sono pericolosi e non vale il principio di precauzione. Ma il divieto deciso nel 2015 non è in pericolo

Non c’è pace per gli Ogm, messi al bando dall’Italia (e da altri 17 Stati dell’Unione Europea) nel 2015 e ieri “riabilitati” dai giudici della Corte di Giustizia Europea che, dopo 4 anni, si sono pronunciati sul caso dell’agricoltore friulano Giorgio Fidenato, che nel 2013, sfidando i divieti già presenti in Italia, aveva seminato mais Ogm nei suoi campi. Dando però ragione all’agricoltore, perché secondo il diritto Ue, nel caso in cui non venga accertato che un prodotto geneticamente modificato possa comportare un grave rischio per la salute dell’uomo, degli animali o dell’ambiente, né la Commissione né gli Stati membri possono adottare misure precauzionali come il divieto alla coltivazione.
La sentenza, però, si riferisce in maniera specifica al decreto interministeriale adottato dall’Italia proprio nel 2013, che aveva proibito in tutta Italia le colture da sementi nate “in laboratorio”, e mette in dubbio proprio il principio di precauzione, sostenendo che gli Ogm, prima di arrivare sul mercato, sono oggetto di una scrupolosa valutazione scientifica.
Del resto, neanche l’Italia può dirsi “Ogm free”, visto che la gran parte dei mangimi utilizzati negli allevamenti è prodotta da mais e soia geneticamente modificati importati da Usa, Canada e Sud America, e la sentenza, comunque, difficilmente avrà effetti pratici: il regolamento comunitario del 2015, infatti, dà carta bianca ai singoli Stati di legiferare come meglio credono, e l’unico a brindare, probabilmente, sarà proprio Fidenato, che ha già annunciato di voler intraprendere una causa per risarcimento danni.

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