Tra i mercati che, nei primi tre mesi del 2020, quando la pandemia di Covid-19 muoveva appena i primi passi in Europa, hanno mandato i segnali più interessanti all’export del vino italiano, c’è l’Olanda, che tra gennaio e marzo ha importato 34 milioni di euro di imbottigliato fermo (+25,5%) e 4,58 milioni di euro di bollicine, in calo del 4,5% sul primo trimestre 2019, ma in forte crescita nei volumi (+40,4%), con il Prosecco che sfiora, da solo, i 2 milioni di euro (+51%). Una crescita importante, da cui emerge comunque un Paese poco abituato a spendere: lo dicono i numeri, che parlano di un prezzo medio di 3,42 euro al litro per l’imbottigliato e di 5,76 euro al litro per gli spumanti (-32,1%). E lo conferma l’analisi di Wine Intelligence, che sottolinea come, proprio come i vicini tedeschi, i bevitori di vino nei Paesi Bassi hanno faticato a vedere il vino come un prodotto premium: per molti anni, l’idea di spendere più di 5 euro per una bottiglia di vino al supermercato è vista come un comportamento occasionale e insolito.
Qualcosa, però, è cambiato negli ultimi cinque anni, nei quali si è assistito a un continuo cambiamento nelle abitudini nel bere vino. I livelli di spesa sul canale off-trade hanno visto un aumento sostenuto in tutte le occasioni di consumo: nei momenti “informali - con il cibo”, la spesa media per bottiglia è aumentata da 4,53 euro a 5,49 euro dal 2014, con una crescita del 21%. Allo stesso tempo, la frequenza dei consumi e i volumi di vino hanno subito cali costanti: anche l’Olanda, in questo senso, ha seguito la tendenza globale di bere di meno, ma di bere meglio. La recente crisi economica causata dalla pandemia di Coronavirus ha portato qualche scossone nel comportamento dei consumatori, ma non quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Com’era prevedibile, le occasioni di consumo fuori casa si sono azzerate, ma gran parte dei volumi persi si sono spostati sui canali off-premise, con il canale e-commerce come principale beneficiario di questa tendenza.
Anche le occasioni di consumo tra le mura domestiche hanno subito un lieve declino, che alimenterà il calo dei volumi nel suo complesso. Secondo il rapporto di Wine Intelligence sull’impatto del Covid-19, la spesa per bottiglia è stabile, quindi la tendenza a lungo termine di bere di meno e spendere di più sembrerebbe continuare. Anche i bevitori di vino olandesi si sono allineati alle tendenze globali: grazie in parte alla riduzione dei dazi sugli spumanti introdotta nel 2017, i Paesi Bassi hanno visto un aumento del consumo di spumanti del 12% dal 2015, con il mercato dominato dal Prosecco (55% dei volumi), anche se a crescere di più, dall’abolizione dei dazi sulle bollicine, è il Cava, i cui consumi sono aumentati del 22% dal 2017.
Il vino, però, deve vedersela anche con le altre tipologie di bevande alcoliche: il portafoglio di bevande dei wine lover abituali si è notevolmente spostato negli ultimi anni, con birra, vodka e gin che, dal 2014, hanno avuto un’incidenza sempre maggiore. In particolare, il gin è passato dall’incidenza del 7% all’incidenza del del 20% tra i bevitori di vino. Un’altra tendenza a lungo termine tra i bevitori di vino olandesi è una crescente preoccupazione per i livelli di alcol: quelli che citano il “contenuto alcolico” come un importante - o molto importante - segnale di decisione di acquisto sono aumentati dal 22% nel 2014 al 31% nel 2020. Il principale cambiamento in questo atteggiamento sembra provenire da consumatori di età inferiore ai 35 anni, suggerendo che questa tendenza sarà presente sul mercato ancora a lungo. Gli effetti a lungo termine del Covid-19 sono tutti da verificare, ma gli esperti ritengono che il canale di e-commerce continuerà a crescere, insieme alle opportunità di vendere vino premium. Il consumatore olandese non è tradizionalmente noto per essere un big spender di vino, ma sta iniziando a considerarlo come un prodotto su cui spendere di più, anche se acquistandolo meno spesso.
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