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ATTUALITÀ

Olio Made in Italy, la raccolta parte in salita: il calo stimato della produzione è del 30%

Pesano la siccità estiva e i costi alle stelle aumentati in media del 50% per le aziende. Il report Coldiretti & Unaprol
CAMPAGNA OLIVICOLA, Coldiretti, OLIO, UNAPROL, Non Solo Vino
La campagna olearia

Produzione in calo e costi che lievitano. Non sono buoni i segnali per la stagione dell’ olio extravergine di oliva italiano. A fare il punto della situazione è il report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” by Coldiretti & Unaprol diffuso per l’inizio della raccolta delle olive 2022/2023 in un anno profondamente segnato dai cambiamenti climatici e dai rincari di energia e materie prime che pesano su aziende e famiglie. Un evento, quello della raccolta, celebrato nella sede romana di Coldiretti, a Palazzo Rospigliosi, con le prime olive che sono state spremute in un vero frantoio alla presenza del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del Presidente di Unaprol, l’associazione degli olivicoltori, David Granieri.
La raccolta inizia dalla Sicilia per poi risalire la Penisola fino a nord dove l’ulivo con i cambiamenti climatici è arrivato fino alle vallate alpine. A pesare sulla produzione nazionale, con un calo stimato del -30%, è stata una siccità devastante mai vista negli ultimi 70 anni che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante. Ma diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità, service e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni. Salva la qualità, con l’Italia che può vantare il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale.
“Con l’esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole - evidenziano Coldiretti e Unaprol - quasi 1 su 10 (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura, secondo dati Crea”. Pesano i rincari diretti e indiretti energetici che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più sullo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. I costi dell’elettricità sono quintuplicati.
La conseguenza è che scendono i ricavi delle imprese mentre il carrello della spesa delle famiglie registra aumenti dei prezzi al dettaglio per la maggior parte dei prodotti della tavola con l’olio extravergine d’oliva che non farà eccezione e per il quale sono attesi forti rincari sugli scaffali in autunno con l’arrivo delle nuove produzioni.
“La raccolta - commentano Coldiretti e Unaprol - è partita in Sicilia, che da sempre anticipa tutte le altre regioni italiane con una produzione in netto calo rispetto alla campagna precedente, attestatasi intorno a 330 milioni di chili di olio prodotto. Il calo è diffuso del Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura come Puglia e Calabria, che da sole rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale. Specialmente in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si rischia un taglio fino al 50% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale. Nelle regioni centrali, come Lazio e Toscana, l’andamento è a macchia di leopardo con un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente, stimabile tra il 10 e il 20%. Sembra andar meglio invece nel resto d’Italia con il Nord, che segna un aumento produttivo attorno al 40-60% fra Liguria, Lombardia e Veneto”.
Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l’olio è componente fondamentale, secondo Coldiretti e Unaprol, occorre un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve. E, ovviamente, per sostenere le aziende italiane di scegliere un prodotto verificando attentamente l’etichetta, con le origini delle miscele non sempre ben visibili.
Per il presidente Coldiretti Ettore Prandini, che ha criticato il Nutriscore che metterebbe a rischio la produzione nazionale, “occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400.000 imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani”
Secondo il presidente Unaprol, David Granieri, “non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori. Dobbiamo proseguire a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori già vessati dal cambiamento climatico e dall’aumento sconsiderato dei costi energetici. Il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy”.

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