L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) continua la propria “battaglia” contro gli effetti del consumo di alcol, moderato o meno che sia. E se recentemente è tornata a sollecitare sul tema puntando il dito sulla facilità “economica” dell’accesso agli alcolici in Europa, invitando i Governi ad adottare politiche fiscali più severe tra cui accise, tasse generali e introduzione di un prezzo minimo, per ridurre i danni legati al consumo di alcol, pochi giorni fa il Dipartimento per la promozione della salute dell’Oms ha annunciato la designazione dell’Institute for Social Marketing and Health (Ismh) all’Università di Stirling, in Scozia (una delle patrie nobili del whisky, ndr), come nuovo Centro collaboratore dell’Oms per la politica sull’alcol e la ricerca sulla salute pubblica.
L’Ismh diventa pertanto uno dei pochi centri collaboratori dell’Oms specificamente focalizzati sulle politiche in materia di alcol e supporterà, spiega una nota, “la ricerca sulle politiche sull’alcol nei Paesi a basso e medio reddito, in particolare per quanto riguarda le licenze per la vendita di alcolici, la regolamentazione del marketing degli alcolici e la lotta al consumo non registrato di alcolici. La partnership mira a generare evidenze per orientare le politiche di sanità pubblica e proteggere individui e comunità dai danni sanitari e sociali associati al consumo di alcol”.
Rüdiger Krech, direttore del Dipartimento per la Promozione della Salute dell’Oms, ha affermato che “è giunto il momento di affrontare i danni causati dal consumo di alcol e di fornire ai decisori le prove e gli strumenti pratici necessari per promuovere un cambiamento significativo che salverà vite umane. Questo nuovo Centro collaboratore svolgerà un ruolo cruciale nell’affrontare questa crisi di salute pubblica spesso nascosta”. Robyn Burton, co-direttrice del Centro, ha aggiunto che “con la saturazione del mercato dell’alcol nei Paesi ad alto reddito, l’industria degli alcolici ha rivolto la sua attenzione ai mercati globali come nuova fonte di crescita e profitto, stimolando un aumento dei consumi nei Paesi a basso e medio reddito. Il nostro lavoro per l’Oms contribuirà a prevenire gli impatti negativi di vasta portata dell’alcol sulla salute e il benessere, sulla produttività e sulle comunità di questi paesi, collaborando con i leader della ricerca locale per generare evidenze di alta qualità per i decisori politici”.
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