Il mercato mondiale del vino torna a crescere, nei consumi e nel commercio, come abbiamo avuto modo di raccontare più volte nelle ultime settimane, in un mondo che non è mai cambiato tanto in fretta come in questi 18 mesi. Un periodo durante il quale la parola d’ordine è stata una sola: resilienza, capacità di superare un evento traumatico o un momento difficile, come una pandemia che, a ben guardare è tutt’altro che alle spalle, e che è quindi destinata ad essere ancora un fattore fondamentale nelle dinamiche globali così come nell’industria del vino. A ricordarlo, Wine Intelligence, che ha messo in fila i macro fattori che stanno trainando il settore vinicolo mondiale.
Con il Covid-19 sullo sfondo, uno degli aspetti più interessanti, in termini di cambiamenti sociali, è la crescente importanza assunta dai movimenti per i diritti sociali - diversità, giustizia, democrazia - e per l’ambiente, che corrono sulla spinta dei social. Le generazioni più giovani (Generation Z e Millennials) hanno riscoperto la voglia di agire per sovvertire lo status quo, e questo tipo di atteggiamento e di comportamento porta conseguenze anche nelle scelte di consumo: ai brand, di ogni tipo, vengono chiesti autenticità, trasparenza e comportamenti virtuosi. La responsabilità ambientale e sociale, in modo particolare con la pandemia, è diventata fondamentale per i consumatori di vino di tutto il mondo: l’enfasi è tutta sugli ingredienti, l’autenticità, la cura di sé e l’ambiente, che spingono sempre di più i comportamenti di acquisto verso il vino biologico, biodinamico e naturale, al centro di questa tendenza. Con la crescita della domanda di queste tipologie di vino, sono spuntati nelle città di tutto il mondo ristoranti, wine bar ed enoteche specializzati.
Anche i cambiamenti climatici, come detto, hanno un impatto sul mercato enoico, innanzitutto perché mettono sempre più spesso la produzione di vino, come raccontano i cali previsti dalle vendemmie di Francia, Spagna e Italia. Quest’ultimo anno è stato a dir poco esemplare: incendi, gelate, inondazioni e siccità hanno colpito praticamente ovunque, dalla California a Bordeaux, dal Centro Italia alla Spagna, con un impatto sui consumi ancora molto poco incisivo, perché la produzione mondiale di vino è comunque ampiamente superiore alle effettive esigenze dei consumatori. Con l’aumento delle temperature, però, molti produttori temono che le loro uve possano maturare troppo velocemente, producendo così vini dai profili gustativi molto diversi da quelli cui siamo abituati, o rendendo più difficile il raggiungimento dei risultati desiderati. In questo contesto, le azioni di mitigazione possono influenzare sia la quantità che la qualità del vino prodotto in futuro e, di conseguenza, i mercati.
Un altro fattore importante, dal punto di vista prettamente commerciale, è l’ormai totale emancipazione del canale e-commerce, diventato mainstream nel commercio enoico, grazie al boom degli acquisti di vino online dell’ultimo anno e mezzo, che hanno offerto all’industria del vino una nuova opportunità di crescita. Le tradizionali attività di acquisto diretto online, che coinvolge principalmente consumatori over 50, hanno visto un’impennata importante degli ordini, anche da parte dei giovani, spinti proprio dai lunghi periodi di confinamento tra le mura domestiche, al sicuro ed al riparo dai pericoli del Covid-19. I dati di Wine Intelligence, inoltre, suggeriscono che i wine lovers continuano ad acquistare online, anche ora che le restrizioni sono state revocate in tutti i Paesi. Nel Regno Unito, ad esempio, una percentuale importante di consumatori ha affermato che probabilmente continuerà ad utilizzare i canali online per gli acquisti di bevande più soesso di quanto non facesse nel periodo pre-pandemia. In alcuni Paesi scandinavi, come la Finlandia, dove l’accesso al mercato è controllato dallo Stato, i consumatori hanno approfittato dell’allentamento delle regole per gli acquisti online: i consumatori finlandesi, specie le generazioni più giovani, hanno acquistato direttamente dalle aziende o sulle piattaforme di e-commerce con sede in Italia, Spagna e Francia. Questa tendenza, inizialmente motivata dall’impossibilità di viaggiare, è destinata a crescere in futuro.
Infine, altro fattore da tenere in conto per capire le dinamiche di questo 2021 è l’evoluzione della Brexit, perché le controversie tariffarie e legislative tra Uk e Ue daranno una forma diversa anche al commercio enoico. Alcune aziende del settore, infatti, stanno già cercando di mitigare gli effetti di un inasprimento degli ostacoli burocratici alla esportazione di vino allocando riassegnando i portafogli prodotti o addirittura spostando la produzione. Dall’altra parte, via via che le politiche post-Brexit diventano realtà, Londra stringe nuovi accordi commerciali: a giugno 2021, il Regno Unito ha firmato un accordo con l’Australia che elimina o riduce sensibilmente le tariffe su molti beni, tra cui vino e liquori, per un periodo di oltre 15 anni. È il primo accordo di libero scambio firmato dal Regno Unito da quando ha lasciato l’Unione Europea, e dovrebbe entrare effettivamente in vigore nella metà del 2022.
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