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POLITICA ECONOMICA A LUNGO TERMINE PER IL COMPARTO VITI-VINICOLO? SI PUÒ FARE. DALLA SEMPLICE ANALISI DEI DATI DEL COMPARTO VITI-VINICOLO FRANCESE EMERGE UNA PRECISA STRATEGIA DI AUMENTO QUALITATIVO E DI RIDUZIONE DELLE QUANTITÀ

Italia
Meno vigneti in Francia

Per un Paese come l’Italia, dove termini come programmazione, strategia e unità d’intenti, sembrano appartenere ad un vocabolario immaginario, dare un’occhiata a come si muovono da altre parti non può essere sempre rubricato sotto la generica e superficiale categoria di provincialismo. Questo vale soprattutto, ci pare, per un comparto come quello vitivinicolo, decisamente lasciato, sia dagli stessi componenti della filiera sia dalle associazioni di categoria, istituzioni …, navigare a vista. A maggior ragione guardare come si articola la strategia del nostro maggiore competitor, la Francia, dovrebbe servire almeno a fornire le basi per una discussione.
Osservando a volo d’uccello i dati del comparto vitivinicolo francese, reperibili su Agreste (il sito del Ministero dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Pesca francese, http://agreste.agriculture.gouv.fr), i nostri cugini d’oltralpe si muovono decisamente verso una complessiva ristrutturazione del loro patrimonio viticolo: la produzione sta gradualmente calando, aumenta il peso dei vini di qualità (Aoc) e dei vin de pays, stanno, invece, scomparendo progressivamente i vini da tavola. Le superfici a vigneto registrano un calo altrettanto graduale ma sensibile. Insomma, in Francia, esiste una strategia unitaria del comparto vitivinicolo coerente, chiara e delineata, mentre, in Italia, si procede a colpi di provvedimenti straordinari.
Le cifre sono piuttosto illuminanti: nel 2008, la Francia ha prodotto 42,6 milioni di ettolitri di vino (di questi, 21,4 milioni sono Aoc, cioè circa il 50% della produzione totale), contro i 46,8 del 2007. Il culmine di una lenta e progressiva diminuzione delle quantità di vino prodotte, iniziata almeno dal 2001. Nella produzione complessiva del 2008, ricordiamolo, va compresa anche quella di vino destinato alla distillazione per la produzione di Cognac e Armagnac (9,6 milioni di ettolitri), che, evidentemente, definisce il nostro sorpasso in termini quantitativi, un po’ meno “storico” di quanto sia stato dipinto da più parti e un po’ più da leggere come “vittoria di Pirro”.
Tutto quello che non è Aoc o vino da distillare si chiama vin de pays (le nostre Igt ora Igp) e vin de table (il nostro vino da tavola), quest’ultimo in calo costante dal 2004 (da 21.2 milioni di ettolitri a circa 14.3 milioni).
Le superfici vitate subiscono lo stesso processo di snellimento (806.000 ettari nel 2008, 844.000 nel 2004), con una diminuzione anche nei vigneti destinati ai vini di qualità (480.000 ettari nel 2004, 470.000 nel 2008). Negli ultimi 5 anni sono stati espiantati 10.000 ettari destinati ai vini Vqprd e 30.000 ettari per gli altri vini; sono salite di 3.000 ettari le aree dedicate ai prodotti per la distillazione. La resa per ettaro è in calo costante: nel 2008 è arrivati a 70 quintali per ettaro medio su tutta la Francia.
In conclusione, una ultima banale annotazione: se pure con molta gradualità la Francia sta operando un “ridimensionamento” della sua industria vinicola, ci pare, muovendosi nella giusta direzione, sia rispetto alla difficile congiuntura economica, sia sulle proiezioni future sul consumo di vino mondiale, in diminuzione, ribadendo, allo stesso tempo, la scelta della qualità come prioritaria. In Italia, invece, almeno stando alle cifre fornite da Istat e/o Ismea, i segnali sono decisamente contrari. Staremo a vedere.

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