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QUANDO DAL VULCANO “ERUTTA” VINO: SEMPRE PIÙ APPREZZATI I BIANCHI DI ORIGINE VULCANICA. LO STATO DELL’ARTE FOTOGRAFATO DA “VULCANIA” (5 GIUGNO, A SOAVE). ATTILIO SCIENZA, DOCENTE DI VITICOLTURA: “I VINI DEI VULCANI FAMOSI NELLA STORIA”

Quando dai vulcani “erutta” il vino bianco: sono sempre di più i nettari che arrivano dai tanti territori di origine vulcanica di tutta Italia, da Lessini alla Gallura, dai Campi Flegrei alla Val di Cembra, dall’Etna a Soave, dai Colli Euganei a Pantelleria, e anche dall’estero, come da Santorini (Grecia), Lanzarote (Spagna) e Kaisersthul (Germania). Vini sempre più apprezzati dal pubblico che cerca nel bicchiere un’espressione inequivocabile di un determinato territorio. Per fare il punto della situazione l’appuntamento è con Vulcania 2009, (5 giugno, Soave), convegno curato dal Consorzio di Tutela Vini di Soave (www.ilsoave.com). Un appuntamento itinerante per le vie della cittadina, nei luoghi legati al tema del vulcano, con due “ciceroni d’eccezione”: Attilio Scienza, docente di Viticoltura all’Università di Milano, e Vicente Sotes Ruiz, docente di Viticoltura all’Università di Madrid.
“Nel mondo classico ed in tempi più moderni secondo i dettami del simbolismo - spiega Attilio Scienza - il vulcano aveva per gli uomini un carattere sacro. Era il luogo degli dei, della trascendenza e del mito, un luogo dove si mescolavano paura ed ammirazione. Era il mito del mistero che si manifestava nel fuoco, nel rumore e nel fumo. Per questo gli antichi collocavano nei vulcani, o vicino a fenomeni di vulcanesimo meno evidenti quali le solfatare, sempre avvolte da vapori spesso tossici, eventi dove l’uomo incontrava il soprannaturale”.
“Le civiltà più antiche del Mediterraneo - prosegue Scienza - si sono sviluppate attorno ai vulcani: i primi Emporion Euboici di Nasso ed Ischia e la civiltà minoica a Santorini sono solo alcuni, e forse i più famosi, esempi di queste frequentazioni. La vicinanza dell’uomo antico ai vulcani non aveva il significato di esorcizzare le proprie paure perché si sentiva protetto dalla divinità, ma era dovuta alla fertilità dei suoi suoli e dalla qualità e ricchezza delle acque che scaturivano dalle profondità. I vini dei vulcani godono di una fama che ogni periodo storico ha testimoniato con citazioni importanti e sono stati oggetto di commercio per la loro ricchezza di alcol e la capacità di conservarsi”.
Le caratteristiche che i terreni vulcanici acquisiscono dalla loro formazione, e poi trasmetto nel vino, rendono l’agricoltura e la viticoltura particolarmente difficili: “spesso i vulcani - conclude il professor Scienza - sono vicini a faglie tettoniche importanti, e sui bordi delle faglie di norma i terreni sono molto complessi nella loro composizione chimica. Analogamente vi sono suoli che si sono formati da eruzioni vulcaniche sottomarine e che sono il risultato della mescolanza di matrici vulcaniche con depositi marini, oppure suoli formati dai ghiacciai dove sono presenti molte componenti più fini di origine vulcanica. Le pendici vulcaniche sono molto spesso difficili da coltivare per la durezza delle rocce o per la loro pendenza, e proprio per questo la viticoltura che ospitano è il risultato di un lavoro secolare di modellamento delle superfici attraverso opere imponenti di terrazzamento che rendono questi paesaggi vere opere d’arte”.

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