Sassicaia, Tignanello, Ornellaia, Solaia e Masseto: cinque vini icona dell’Italia enoica, cinque supertuscan, e cinque vini al top nella classifica italiana del “Brand Score” del portale inglese Wine-Lister, che misura la forza del marchio (valutando la frequenza di ricerca su Wine-Searcher e la presenza nelle carte dei vini dei ristoranti stellati). E così, la prima posizione, con 998 punti su 1000, è del Sassicaia della Tenuta San Guido, forte anche dei premi della critica italiana ed internazionale degli ultimi mesi (dal n. 1 della “Top 100” di “Wine Spectator” per l’annata 2015, ai 100/100 per la 2016 assegnato da “The Wine Advocate”, la cui corrispondente dell’Italia è Monica Larner).
A seguire, un altro vino mito del Belpaese enoico, il Tignanello di Antinori, con 995 punti, pietra miliare della viticoltura moderna in toscana, primo Sangiovese ad essere affinato in barriques, e primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali, come Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, davanti all’Ornellaia, altro grande protagonista del mercato enoico del lusso con 991 punti. Ai piedi del podio, come detto, il Solaia, altra etichetta di punta di Antinori, con 988 punti, davanti al Masseto, vino che domina, tra gli italiani, nelle quotazioni delle aste internazionali. E se le prima metà della “top 10” è tutta toscana, la seconda è tutta figlia del Piemonte. Al n. 6, infatti, c’è il Barbaresco di Gaja (975 punti), davanti ad un altro mito del vino italiano, il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, al n. 7 (969 punti). Posizione n. 8 per un altro pezzo di storia dell’enologia delle Langhe, il Barolo di Bartolo Mascarello (962), seguito ancora da Conterno, con il Barolo Cascina Francia (955) e da Gaja, con il Barolo Sperss (954 punti), a pari merito con il Flaccianello della Pieve della celebre cantina chiantigiana Fontodi.
Una selezione di grandi marchi, seguiti da altri di primissimo piano del vino italiano, ancora sostanzialmente da Toscana e Piemonte, con un’incursione veneta, dalla terra dell’Amarone della Valpolicella.
E sono, nell’ordine, Le Pergole Torte di Montevertine, il Sangiovese Toscana Igt di Case Basse del compianto Gianfranco Soldera, il Brunello di Montalcino di Biondi Santi, cantina “culla” del grande rosso toscano, oggi del gruppo del lusso francese Epi, seguiti dai due nomi più celebri dell’Amarone della Valpolicella, Giuseppe Quintarelli e Romano dal Forno. Ancora, nella “top 20” c’è il Barolo Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa, davanti al Guado al Tasso della Tenuta Guado al Tasso, sempre della famiglia Antinori, al Barolo Monprivato di Giuseppe Mascarello e Figlio, ed al Barbaresco Sorì San Lorenzo di Gaja.
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