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“Scommettere su un’Italia che fa l’Italia è la chiave per rafforzare la nostra economia. L’idea che si ha di noi nel mondo è una foto di gruppo: i vini italiani di qualità aiutano a vendere anche gli altri prodotti”. Così, a WineNews, Ermete Realacci

Italia
Secondo Ermete Realacci i vini italiani di qualità aiutano a vendere anche gli altri prodotti, perchè all’estero l’immagine dell’Italia è quella di una foto di gruppo

“L’idea che si ha dell’Italia nel mondo è una foto di gruppo: i vini italiani di qualità aiutano a vendere anche gli altri prodotti italiani, e, in controluce, hai anche Venezia e Piazza dei Miracoli nella percezione delle nostre produzioni. Scommettere su un’idea complessiva di un’Italia che fa l’Italia è una chiave, sia per rafforzare il nostro export e la nostra economia, sia per affrontare la sfida dei mutamenti climatici. Per questo credo che il Governo sta lavorando bene sul fronte agricolo, la direzione mi sembra quella giusta: fare inanzitutto sintonia, facendo dell’agricoltura un pezzo integrato del made in Italy”. Lo ha detto a WineNews, Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, sottolineando, però, che “si può sempre fare di più e, soprattutto, bisogna far rispettare le regole che ci sono. Non siamo nel Paese dei campanelli, ci sono tante positività, ma anche tanti problemi, che vanno dal caporalato alla contraffazione, dall’Italian sounding, che all’estero sottrae mercato ai nostri prodotti, alle sofisticazioni che ancora ci sono. Avere regole chiare, rispettabili e che danno sicurezza ai cittadini ed agli acquirenti del made in Italy all’estero è una componente chiave”.

Da sogno a realtà, una risposta concreta, secondo Realacci, è “la Green Economy, che sta aiutando l’Italia ad uscire dalla crisi, perché le aziende che vi hanno investito in senso lato - Green Economy non significa solo fonti rinnovabili o riciclaggio dei rifiuti, ma una scommessa sulla qualità legata all’ambiente, fatta di prodotti, legame con i territori e innovazione - e che sono circa un quarto delle imprese italiane, sono quelle che oggi esportano di più, innovano di più, producono più posti di lavoro. Ma c’è anche un’altra chiave di lettura per la Green Economy in Italia: quella della qualità, verso la quale il nostro Paese ha fatto passi enormi se solo si pensa al vino, e alla risposta che c’è stata 30 anni fa al metanolo, una crisi concentrata e terribile che distrusse l’immagine del settore e in larga parte del made in Italy, con il passaggio formidabile da quantità a basso prezzo a qualità legata al territorio, e che è stata vincente anche in altri settori. Perché la ricetta della qualità è valida non solo per il vino, ma per l’economia tutta”. In poche parole, spiega il presidente Symbola, una “Green Economy in salsa italiana”, un’economia cioè “che produce valore e ricchezza, ma consumando meno energia e materie prime, sposando l’innovazione con la qualità”.

“Che il vino sia un patrimonio dell’Italia mi sembra indubbio - sottolinea Realacci - e non va sottovalutato il fatto che l’Italia prima ancora della Francia, è uno dei Paesi in cui i paesaggi del vino sono diventati Patrimonio Unesco. È accaduto di recente per Langhe-Roero e Monferrato, e questo ha un grande valore simbolico, perché lo scandalo del metanolo nacque da quelle parti, è accaduto per le Cinque Terre e la Val d’Orcia in Toscana, paesaggi cioè segnati dalla mano dell’uomo, dall’agricoltura e dal vino. In questo siamo molto più avanti di altri Paesi, e questo ci fornisce una chiave per capire come il vino sia un biglietto da visita indispensabile per il futuro”.

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