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SLOW FISH 2009: “DIFENDERE LA PESCA DALLE ILLEGALITÀ”. PIU’ CONTROLLI E PROVVEDIMENTI

“Oggi la situazione della pesca è drammatica e che a pagare le colpe dell’illegalità sono soprattutto le piccole comunità”. Così Carlo Petrini, presidente internazionale di Slow Food, ha invitato “al buonsenso ed a conciliare il piacere enogastronomico con la consapevolezza e la responsabilità nei consumi”, nel convegno a Slow Fish “Guardie e ladri: rafforzare i controlli sulla pesca per difendere le risorse marine”, al quale hanno partecipato il professor Stefano Cataudella del Conisma (Consorzio Nazionale Universitario per le Scienze del Mare), il presidente del Comitato Scientifico di Slow Fish Silvio Greco, il Direttore Generale della Pesca e dell’Acquacoltura del Ministero delle Politiche Agricole Francesco Saverio Abate, il Procuratore aggiunto della Procura di Palermo Ignazio De Francisci, il Presidente della Lega Pesca Ettore Ianì, il responsabile Mare del Wwf Italia Marco Costantini, la consulente Pew Environment Group Domitilla Senni.

Dopo aver ricordato quanto sia difficile il controllo delle illegalità in uno spazio così grande e dispersivo come il mare e aver suggerito l’utilità di un registro globale delle navi, Stefano Cataudella del Consorio Nazionale Universitario per le Scienze del Mare ha auspicato che “le regole per combattere la pesca illegale siano corrette, realmente applicabili e concertate con chi della pesca vive onestamente”.

Fatto un excursus sugli interessi che la malavita organizzata (mafia e ‘ndrangheta in particolare) ha nel campo della pesca, utilizzata sia per il trasporto di droga sia per il riciclaggio di denaro sporco, il Procuratore aggiunto della Procura di Palermo Ignazio De Francisci ha chiuso l’intervento, con una nota di speranza, ricordando “il valore dei tanti equipaggi di motopescherecci che spesso si adoperano per salvare i clandestini dalle intemperie del mare siciliano”.

Due cattivi e speculari esempi di pesca sono stati illustrati da Silvio Greco, presidente del Comitato Scientifico di Slow Fish: il pesce spada, che continua ad essere catturato con le spadare (fuori legge in Europa ma non nel resto del Mediterraneo) e il Patagonia toothfish, un pesce pescato in Antartide molto tempo prima che raggiunga le dimensioni richieste per la sua cattura legale. Greco ha poi puntato l’attenzione sull’importanza di un consumo sostenibile, di cui, secondo il presidente del Comitato scientifico di Slow Fish, sono responsabili anche i cuochi, i quali spesso assecondano mode nocive alla salvaguardia delle specie a rischio.

Il tonno rosso è stato al centro della comunicazione del responsabile Mare del Wwf Italia Marco Costantini, che ha individuato i tre fattori che ne stanno causando la scomparsa: il sovradimensionamento della flotta nel Mediterraneo (solo in Italia le imbarcazioni industriali invece che diminuire sono cresciute di 17 unità negli ultimi dieci anni), la poca considerazione che l’Icat (l’istituto internazionale che assegna le quote del settore tonno rosso) ha delle stime effettuate periodicamente dal suo comitato scientifico, la globalizzazione del consumo di tonno rosso. Quasi il 90% finisce in Giappone, il resto quasi tutto in Usa. Paradossalmente, nel Mediterraneo mangiamo il tonno pinna gialla che, oltre ad essere di qualità inferiore, proviene dall’altra parte del globo: una situazione assurda oltre che ecologicamente insostenibile.

Solidarietà per il lavoro dei pescatori che, seppur pericoloso, non è considerato usurante, è stata espressa da Francesco Saverio Abate: il Direttore Generale della Pesca, criticando le attuali norme europee sulla sicurezza e la legalità che mettono sullo stesso piano le piccole realtà del Mediterraneo e i grandi pescherecci del Nord, ha auspicato “un margine di miglioramento delle leggi in modo da annullare questa sperequazione”.

Il Presidente della Lega Pesca Ettore Ianì ha centrato la sua comunicazione sul sovrasfruttamento della pesca è innanzitutto un problema dei pescatori. Sono loro i primi a perderci, in quanto vengono meno il reddito e la tenuta del tessuto socioeconomico. Per questo è importante che siano proprio i pescatori, in quanto gestori e custodi delle risorse marittime, a decidere le regole insieme ad ambientalisti ed istituzioni; regole che siano condivise, progressive, accessibili e che riguardino tutti gli operatori. È inoltre necessario che chi le contravviene sia combattuto ed emarginato.

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