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Sono 3,3 milioni i lavoratori delle imprese che operano nel sommerso, 100.000 in false cooperative. Agricoltura secondo settore per irregolarità, con un tasso del 23,4% (nella ristorazione è il 17,7%). Lo dice il rapporto Censis e Confcooperative

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Lavoro irregolare, agricoltura secondo settore più colpito in Italia secondo il rapporto Censis Confcooperative

Sono 3,3 milioni i lavoratori delle imprese che operano nel sommerso, 100.000 nelle false cooperative. Con il lavoro nero il salario medio orario scende da 16 euro a 8, l’evasione tributaria e contributiva ammonta a quota 107,7 miliardi, quattro volte la manovra approvata il mese scorso.

Con i settori che fanno più impiego di manodopera “in nero” che sono il lavoro domestico, con tassi di irregolarità del 60%, seguito, a distanza, da agricoltura, con il 23,4%, e dal terziario, con il 22,7% (ed in particolare la quota di lavoratori irregolari nel settore degli alloggi e della ristorazione è del 17,7%). Sono i dati allarmanti del focus Censis - Confcooperative “Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro” presentato a Roma, dal quale emerge come il sommerso abbia fatto cassa con la crisi vessando i lavoratori e evadendo tasse e contributi. Nel periodo 2012-2015, mentre l’occupazione regolare si è ridotta del 2,1%, l’occupazione irregolare è aumentata del 6,3%, portando cosi a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in questo cono d’ombra non monitorato. Le imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50% mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. Mettono una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per un’evasione contributiva pari a 10,7 miliardi.

Secondo la Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, istituita presso il Ministero dell’Economia, considerato l’insieme delle attività economiche, il salario medio orario sostenuto dalle imprese per retribuire un lavoratore regolare dipendente è di 16 euro; il salario pagato dalle aziende per un lavoratore irregolare corrisponde a 8,1 euro, la metà.
Il cosiddetto monte salariale irregolare nel 2014 ha raggiunto i 28 miliardi di euro, pari al 6,1% del valore complessivo delle retribuzioni lorde.

“Attraverso questo focus - dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative - denunciamo ancora una volta e diciamo basta a chi ottiene vantaggio competitivo attraverso il taglio irregolare del costo del lavoro che vuol dire diritti negati e lavoratori sfruttati. Se le false cooperative sfruttano oltre 100.000 lavoratori, qui fotografiamo un’area grigia molto più ampia che interessa le tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso a oltre 3,3 milioni di persone”, sottolinea ancora Gardini.
Nel settore industriale si registra il divario maggiore tra retribuzione lorda oraria regolare e retribuzione percepita da un lavoratore irregolare (il 53,7% in meno), seguono i servizi alla imprese (-50,3%), dove in ogni caso gli importi dei salari orari lordi dei regolari sono di base più alti se confrontati con le altre attività economiche (rispettivamente 17,7 euro per il settore industriale e 19,1 euro per i servizi alle imprese). Nei servizi in generale lo scarto è di 46,8%, nelle costruzioni del 41,4%. In agricoltura, dove la retribuzione oraria è più bassa, la differenza non supera il 36%. L’evasione tributaria e contributiva, nel periodo 2012-2014, ha raggiunto una media annua di 107,7 miliardi di euro, 97 dei quali riconducibili all’evasione tributaria e 10,7 all’evasione contributiva. Fra le voci più rilevanti dell’evasione si distingue quella relativa all’Iva che sfiora i 36 miliardi di euro e quella da mancato gettito dell’Irpef derivante da lavoro e impresa, pari a 35 miliardi di euro. La sola Irap fa registrare una mancata contribuzione di 8,5 miliardi. Il mancato versamento dei contributi risulta pari a 2,5 miliardi per il lavoratore dipendente e a 8,2 per il datore di lavoro.
Tuttavia, specifica ancora Confocooperative, l’evasione non è tutta uguale.
“La piaga del lavoro sommerso investe tutti i settori produttivi, ma la graduatoria delle attività a più ampio utilizzo di lavoratori in nero vede ai primi posti quelle legate all’impiego di personale domestico da parte delle famiglie, con un tasso di irregolarità che sfiora il 60% (quasi quattro punti in più nel 2015 rispetto al 2012”, riporta il focus.
“Va fatta però una distinzione tra i livelli di irregolarità di una badante e quella di un lavoratore sfruttato nei campi, nei cantieri o nel facchinaggio - dice Gardini - “il primo caso, seppur in un contesto di irregolarità, fotografa le difficoltà delle famiglie che nell’assistere un anziano, un disabile o un minore evadono per necessità. Negli altri casi, quelli delle false imprese, si tratta di sfruttamento dei lavoratori che nasce solo per moltiplicare i profitti e mettere fuori gioco le tantissime imprese che competono correttamente”, ha aggiunto. Fra i settori che più utilizzano il lavoro sommerso seguono, con tassi più che dimezzati rispetto al primo, le attività agricole e del terziario. “Nel primo caso, il tasso di irregolarità è del 23,4%, nel secondo 22,7%. La quota di irregolari nel settore alloggi e ristorazione è del 17,7%, nelle costruzioni del 16,1%. Più contenuti rispetto alla media delle attività economiche (13,5%), ma in crescita, i valori di trasporti e magazzinaggio (10,6%) e commercio (10,3%)”, conclude lo studio.

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