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CONSUMI

Tendenza low e no alcol, si moltiplicano le cantine che si lanciano nel nuovo mercato

I vini dealcolati - che, in Italia, non si possono fare - sono un segmento in forte ascesa. Ed anche in Francia i produttori cominciano a crederci  
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In ascesa il trend dei vini low e no alcol (ph: Pexels) 

C’è chi lo fa per motivi salutistici, chi perché è a dieta e chi per non correre rischi quando si mette al volante: si moltiplicano i consumatori che, in tutto il mondo - la tendenza spopola da tempo negli Usa e in Gran Bretagna, soprattutto tra i giovani (Millennial e Gen Z) - hanno deciso di diminuire, o eliminare del tutto, il consumo di alcol. Adesso ci si mette anche il “Dry January”, che spinge, nel primo mese dell’anno, per un regime ancora più stringente, con l’obiettivo di un detox dopo i bagordi delle feste. Queste le cause dell’impennata del segmento di prodotti low e no alcol, non solo birra e spirits (i Virgin cocktail sono un trend ormai ampiamente affermato nell’universo mixology), ma anche vino. E se in Italia non si possono (almeno per il momento) produrre vini dealcolati, in attesa di una legge che faccia chiarezza e regolamenti il settore, sono molte le cantine all’estero che intercettano i segnali dei consumatori e si lanciano nel nuovo mercato. Come Dr. Fischer-Hofstätter, cantina altoatesina che ha lanciato la linea “Steinbock”, prodotta in Germania, per chi non può o non vuole bere alcolici. O le numerose aziende che, in Francia, cominciano ad investire in vini a basso o zero contenuto di alcol.
Se nel nostro Paese è chiara la posizione del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, secondo cui quello dealcolato non può chiamarsi vino (in nome del principio della qualità e dell’origine su cui poggiano le basi del nostro sistema agroalimentare), c’è chi è convinto che quello dei vini dealcolati sia un segmento su cui valga la pena investire nei prossimi anni. In Alto Adige i prodotti alcol free della linea “Steinbock”, firmati Dr. Fischer-Hofstätter, comprendono due versioni a base di Riesling: la bollicina Steinbock Zero Sparkling e il vino fermo Steinbock Zero. Frutto delle uve coltivate nei vigneti della Germania, le due etichette nascono da un’innovativa tecnica di dealcolizzazione che ne preserva i delicati aromi.“Quando abbiamo iniziato a produrre queste etichette dealcolate, in Italia la categoria era pressoché sconosciuta, differentemente dai Paesi anglosassoni, dalla Germania e dai Paesi scandinavi - spiega Martin Foradori Hofstätter, alla guida dell’omonima tenuta - l’hotellerie di alto posizionamento, anche per effetto della richiesta da parte dei molti ospiti stranieri, è stato il segmento di mercato da subito più interessato a questo tipo di prodotti, ma oggi l’attenzione è crescente anche da parte del mondo della mixology, che con una bollicina senza alcol può creare originali cocktail senza o con basso contenuto alcolico. Anche la Gdo sta iniziando ad interessarsi sempre più a questa categoria, e questo è un importante segnale che dimostra come il consumatore finale sia sempre di più attirato da questi innovativi prodotti”. I risultati di vendita parlano chiaro: “in termini di volumi - afferma Martin Foradori Hofstätter - nel 2023, sull’anno precedente, possiamo parlare di incrementi che si aggirano intorno al 60% nel canale horeca e numeri che stanno sfiorando quota +40% nella Gdo. I nostri sono prodotti premium, che non hanno nulla a che fare con i succhi di uva presenti nel mercato e non possono essere paragonati agli stessi, per metodo di produzione, ma anche a livello di gusto e olfattivo. La dealcolizzazione sottovuoto è il processo meno invasivo di tutte le tecniche utilizzate attualmente, si tratta di processi di fisica senza alcun supporto chimico”.Tra i motivi che possono spingere i consumatori a scegliere questa alternativa c’è anche il moderato contenuto calorico: un bicchiere di dealcolato contiene, infatti, fino al 70% di calorie in meno su uno di vino. 
Anche la Francia si sta muovendo velocemente, come testimonia il magazine Vitisphere: Bordeaux Families, cooperativa che raggruppa 300 famiglie di viticoltori, ha investito 2,5 milioni di euro su un sistema di dealcolizzazione mediante distillazione sotto vuoto. Operativo a Sauveterre de Guyenne, può dealcolizzare (parzialmente o completamente) 250 ettolitri di vino al giorno, e sarà utilizzato dall’azienda per dealcolizzare i propri vini ma anche quelli di altri produttori. Diverse le etichette che la cantina si prepara a immettere sugli scaffali: con il marchio “Louis Vallon” ha prodotto due tipologie, Zéphyr e Perles de Louis Vallon. Il marchio “Sauv’Terre” comprende tre bevande analcoliche aromatizzate a base di vino bianco, rosso e rosé. A questi si aggiungono tre vini a bassa gradazione alcolica (9 gradi): un Merlot, un Sauvignon Blanc e un Rosé, a marchio “Les Voiles de l’Atlantique”. “Stiamo espandendo i nostri marchi esistenti in questo segmento -  spiega Philippe Cazaux, direttore Bordeaux Families - i risultati sono sorprendenti. La distillazione sottovuoto consente di conservare le qualità dei vini base. Offriamo nuovi prodotti per diversi momenti della vita: poiché il consumo non è più regolare, abbiamo capito che dovevamo adattarci”.
Invece, Berticot, brand che appartiene al gruppo cooperativo Terre de Vignerons, è atterrato da poco nel segmento del no alcol e conta sul “Dry January”, un movimento che, secondo l’azienda, “è seguito da un terzo dei francesi di età superiore ai 18 anni”, per incrementare le sue vendite. I suoi assi nella manica sono la gamma “Bertic0%t” (dedicato alla grande distribuzione) e “No limit” (per le enoteche). “Ci stiamo gradualmente spostando in questo segmento di nicchia - spiega Chloé Maixandeau, direttrice marketing di Terre de Vignerons - nel 2020 gli esportatori ci hanno chiesto vini con gradazioni alcoliche molto più basse. Non potevamo privarci di questi mercati a nostra disposizione”. Prima di lanciarsi, la cooperativa ha dovuto convincere i suoi membri. “La qualità dei vini analcolici li preoccupava - continua Chloé Maixandeau - dopo aver assaggiato i prodotti ottenuti, li hanno apprezzati e hanno capito che aveva senso venderli con il marchio Berticot per capitalizzare sotto il nostro nome”. Dal loro lancio nel febbraio 2023, la cooperativa ha venduto 25.000 bottiglie. “Stiamo pensando ad uno spumante rosé che potrebbe essere lanciato nel 2024”, conclude Maixandeau.
Ma a buttarsi nel trend non sono solo le grandi aziende: Domaine de Brau è una piccola tenuta (20 ettari) nel sud della Francia, certificata biologica dal 1989. Da poco ha lanciato una “Cypher”, una gamma no alcol che comprende, tra gli altri, un rosé biologico prodotto con 100% uva Grenache: “è la versione analcolica del nostro rosé più venduto, “Pop With Love” - spiega Fabien Revol, proprietario della cantina - delle 8.000 bottiglie prodotte ne ho già vendute 6.000”. A completare la gamma un bianco fermo, disponibile in bottiglia e lattina, e uno spumante in lattina.
Infine, Moderato, start-up creata nel 2020 e incentrata sui vini low e no alcol, unisce le forze con il grande gruppo cooperativo Vivadour  per creare Chai Sobre, un centro pionieristico per la produzione di vini dealcolati di qualità in Francia. Il nuovo impianto punta a diventare un’eccellenza del settore e sarà aperto a tutta la filiera del vino. Costato oltre 1 milione di euro, dovrebbe essere operativo nella seconda metà del 2024: situato nel sito della cantina di Vic-Fezensac, nella regione del Gers, potrà trattare 100.000 ettolitri di vino all’anno, mediante distillazione sotto vuoto.

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