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TORNA SUL MERCATO LO “CHAMPAGNE SOVIETICO”. MA SOLO FINO AL 2025. E C’È CHI GIURA CHE L’EFFETTO NOSTALGIA SARÀ UNA GARANZIA PER IL SUO SUCCESSO

Torna il gusto un po’ retrò e un po’ vintage dello “Champagne sovietico” (così ribattezzato quando era prodotto nella Russia del Socialismo Reale) non solo in Russia. Il prossimo Capodanno a Miami Beach in Florida la popolosa comunità expat russa brinderà con bollicine con marchio ex Urss. Insomma l’ultima tendenza fra i russi benestanti è un salto nel passato, rigorosamente millesimato.

I produttori nazionali pensavano di cancellare progressivamente il marchio e sostituirlo con Champagne russo, ma si sono dovuti ricredere: la scelta aveva portato ad un calo della domanda di oltre quattro volte e le case sono corse ai ripari. Tornati all’etichetta sovietica, nella sola Federazione Russa il numero di produttori è raddoppiato e sotto il brand ha iniziato a produrre, proprio oggi, anche la pietroburghese Vilashe. E non è la sola. Un altro impianto a San Pietroburgo, “Vino spumante”, e la moscovita “Cornet” offrono sul mercato le bollicine “made in Urss”, soddisfacendo i nostalgici sempre più numerosi. Inoltre, altre tre società hanno firmato un contratto con Rosspirtprom, l’agenzia dello stato al quale appartiene il marchio. Nel frattempo, la Bielorussia non sta a guardare: da Minsk è appena stato spedito a un distributore statunitense un lotto di prova di “Champagne sovietico”: 12 mila bottiglie di produzione bielorussa.

Il capo della società Mzvv Denis Morozov sostiene che la bevanda sarà disponibile nei negozi della Florida dal 5 dicembre.

“Siamo certi che la qualità del nostro” spumante “verrà apprezzata dai consumatori americani”, ha detto Moroz. Puntando con tutta probabilità sui ricordi nostalgici di persone emigrate dall’Urss, in tempi più difficili e residenti da decenni a Miami Beach. Da notare che Mzvv, la “Minsk Uva Vini” è attualmente leader di mercato dei vini in Bielorussia e la produzione ammonta a oltre 12 milioni di bottiglie l’anno. Il marchio principale della società è l’Ambassador, che ha vinto più di 120 premi in concorsi internazionali e degustazioni.

In generale, aspettarsi dagli Stati Uniti un boom di mercato potrebbe parere poco saggio. Tuttavia, nel caso che la partita di prova abbia successo, la geografia delle forniture di champagne - rigorosamente sovietico e per giunta da Minsk - potrebbe cambiare.

Intanto, Mosca combatte a livello internazionale per mantenere il diritto di produrre “champagne sovietico”. E non è facile. L’accordo è stato firmato con l’amministratore delegato della commissione interprofessionale vini di Champagne, Jean-Luc Barbier, che però non vede di buon occhio quello che ormai è solo vestigia di un passato poco compatibile con il mercato del lusso. Ma l’Associazione dei produttori di vini spumanti di Russia ha ottenuto una deroga fino al 2025. Dopo questo periodo, i produttori saranno obbligati a inventare per la bevanda un nuovo nome. E Champagne sovietico addio.

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