Milioni di bottiglie di vino rosé venduto come francese ma importato dai produttori d’Oltralpe dalla Spagna. È il risultato di un’inchiesta della Direzione Generale per la Concorrenza, i diritti dei Consumatori ed il Controllo delle Frodi francese iniziata nel 2015, in concomitanza con l’inizio del boom dei vini rosati di Provenza sui mercati internazionali, nata per verificare la corretta etichettatura del vino importato in Francia dalla Spagna. In tutto, sono 34.000 gli ettolitri di vino finiti sotto la lente che non rispettano le direttive, pari a 5 milioni di bottiglie, con 17.000 bottiglie già ritirate dagli scaffali ed un produttore accusato di pratiche commerciali ingannevoli che, oltre ai 300.000 euro di multa, rischia fino a 2 anni di prigione.
“Nel 2016 - spiegano le autorità - sono stati controllati 179 stabilimenti e nel 2017 ben 564, focalizzandoci sui vini sfusi importati dall’estero: nel 22% delle aziende controllate nel 2016 e nel 15% di quelle passate al setaccio nel 2017 sono emerse irregolarità, dall’etichettatura non conforme alla “francesizzazione” vera e propria, che è un reato penale”. L’inchiesta, che all’inizio si rivolgeva essenzialmente agli importatori, si è poi allargata alle società di distribuzione ed a quelle commerciali. La stragrande maggioranza dei vini controllati, sono stati etichettati correttamente, ad esempio come “Vin de Espagne” o “Vin de la Communauté Européenne” quando prodotti con vini provenienti da altri Paesi europei. Ma, come detto, sono stati scoperti diversi casi di “francesizzazione”, con volumi che vanno dai 2.000 ai 34.500 ettolitri, venduti sfusi come “vino francese” o addirittura Igp francese.
In molti casi, la menzione d’origine apposta dal produttore si è rivelata assente o fuorviante: ad esempio, in tanti vini venduti in bag-in-box l’indicazione d’origine appariva sotto il manico, e quindi non era direttamente visibile al consumatore. In altri casi, la menzione “Vin d’Espagne” o “Vin de la La Comunité Européenne” era apposta in retro etichetta, con diciture (“Prodotto in Francia”, “Imbottigliato in Francia”) o simboli (come la coccarda francese) fuorvianti in etichetta, rendendo fuorviante la reale provenienza di questi vini. A livello commerciale, gli investigatori hanno individuato due tipi di non conformità, la mancanza della menzione d’origine nella lista dei vini e l’uso di nomi commerciali che rimandano alla Francia: ad esempio, un ristoratore vendeva vino sfuso spagnolo come francese. Nel complesso, quindi, si tratta più che altro di peccati veniali, indicativi però di come la pressione della concorrenza spagnola, insieme al boom dei rosati della Provenza, rischino un effetto boomerang tra produttori e trader di Francia, che pur di rispondere alle richieste del mercato sono pronti a ricorrere a stratagemmi che, alla fine, non fanno che arrecare un danno di immagine importante tra i consumatori ed i wine lovers.
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